Capitolo 1.

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"Dove sono gli altri della mia ballotta mo' che sono nel ciclone?" -Neffa "Aspettando il sole".

Ti é mai capitato di fare uno di quei sogni così realistici da confondersi con la realtà non appena sveglio?

I sogni sono strani, possono essere così vividi da riuscire rifugiarsi in un cassetto remoto della tua mente, possono essere dimenticati, oppure ricordati solo dopo qualche ora dal risveglio, per poi scivolare velocemente in un seminterrato buio e inaccessibile.

I sogni non sono nè vita nè morte, nè realtà nè fantasia, sono l' onda d'urto di un esplosione che avviene dentro, un ricordo a mezz' aria, nulla di preciso o definito.

Questo é Jack adesso, la scia di un ricordo indefinito e annebbiato dalla marijuana, una figura sottile di una persona ormai così lontana e irreale, distaccata da ciò che é veramente.

Eppure ciò che avverte non é una mancanza, ma un vuoto.

Uno di quelli che divorano tutto: il freddo di quei lontani giorni di Dicembre, le ditte abbandonate, i primi baci timidi, le canne fumate insieme, le risse, le mattine passate a fare l' amore sperando che i genitori di lei non tornino a casa.

É tutto qui, in un aggroviglio ingombrante e malinconico, destinato a consumarsi piano piano, fino a diventare una briciola invisibile da portarsi dentro per sempre.

Non é stato facile svegliarsi, cadere definitivamente da quel letto e sbattere la testa sul pavimento, rendersi conto in una frazione di secondo che era tutta un' enorme illusione, che era tutto finito.

Era stato facile distrarsi, bastò concentrarsi sulle labbra di Gaia, tagliando fuori qualsiasi certezza ed emozione a lungo termine.

La prima volta fu un miscuglio letale fra lo sballo di una sera di fine estate e un incontrollabile bisogno di vendetta a spingerlo a baciarla.

C' era una grande attrazione fisica fra loro due.

Gaia era una ragazza abbastanza spinta, in perenne ricerca del calore e di una colonna portante che il padre assente e silenzioso non era riuscito a darle.

Aveva lunghe gambe e occhi verdi, una bella ragazza.

Jack l' aveva presa come un passatempo, uno scacciapensieri formato donna; la baciava quando non c' erano i suoi amici e le palpava il culo quando c' erano.

Per lui era una situazione piacevole, non stavano insieme, non era nulla di impegnativo, non ci avrebbe lasciato il cuore.

Sapeva come prendere le dovute distanze, aveva un buon bagaglio di esperienze su queste cose e non era più il ragazzo fragile di un tempo che perdeva la testa troppo facilmente.

Nonostante tutto aveva paura di innamorarsi di alcuni lati di lei, quelli meno visibili e più profondi, della ragazza che scriveva romanzi, suonava la chitarra e disegnava con abilità.

Per questo motivo non le dava importanza, trattandola quasi come un oggetto.

Ma non aveva messo in conto che le persone hanno una differenza dalle cose, loro si innamorano.

Raramente era stato freddo come quella volta che le chiese se provasse qualcosa per lui.

Lei abbassò dopo qualche secondo lo sguardo, per poi mostrare quasi involontariamente gli occhi: avevano quell' aspetto dolce e triste, di chi stava mostrando tutta la sua sensibilità alla persona sbagliata.

Jack non sapeva assicurarsi di non provare nulla, ma per una volta nella sua vita sapeva di stare facendo scelta "giusta".

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