Erano appena le sei di pomeriggio quando la Mercedes di Angelica riuscì a trovarsi un parcheggio all'interno dell'enorme stiva del traghetto. Il caldo e l'odore di benzina davano la nausea, così decidemmo di salire le scale ripide e strette che avrebbero portato alle rispettive camere.
Arrivai davanti alla porta della mia stanza priva della mia valigia che si trovava fra le mani di Nico e presi la chiave precedentemente ricevuta alla reception.
All'interno c'era un letto a castello, una piccola scrivania con accanto un pouf e il bagno.
Sistemai la mia valigia e quella di Nico sotto il tavolo. Lui si sistemò sul letto a castello, ma in un posto che non mi piacque.
"Nico non penserai mica di dormire sul letto sopra vero?" Gli dissi puntandogli il dito contro.
"Ovviamente si" spostai le mani sui fianchi. "No Nico, scendi all'istante, vuoi che ti ricordi il fatto che la più piccola e la più leggera qui dentro sono io?"
"Vuoi che ti ricordi il fatto che qui dentro la nana sei te?"
Accidenti. Effettivamente il mio metro e cinquantotto di altezza non mi aiutava. Mi arrampicai per raggiungere il letto più in alto e cominciai a fargli il solletico.
"Ok ok va bene scendo!" Disse ridendo. Si mise a sedere sul letto, mi circondò la schiena e le gambe con le braccia e saltò giù, con un grande cigolio del letto.
Mi posò a terra con delicatezza, ma mentre mi liberava dalla sua presa passò, forse involontariamente, le mani sui miei fianchi. Ebbi un improvviso sussulto, seguito da dei brividi.
Andai in bagno per rinfrescarmi il viso, poiché in quella piccola stanzetta faceva veramente molto caldo.
Al mio ritorno trovai un Nico steso sul letto e pensieroso ma con un sorrisetto sulle labbra carnose.
Alla domanda "che hai?" rispose con un'alzata di spalle e fece scomparire il sorriso.
"Va bene, riformulo la domanda: a cosa stavi pensando?"
"A niente"
Roteai gli occhi, e lui distolse lo sguardo.
"Ok te lo dico" disse scocciato "però vieni qui" allargò le braccia e io mi stesi sopra di lui circondandogli il petto con le braccia, che in confronto alle sue sembravano piccolissime.
Restò qualche secondo in silenzio, ma poi si decise a parlare.
"El ma a te da fastidio che io sia... così?"
Afferrai subito il significato del "così" e gli risposi prontamente. "No. Ma perché me lo chiedi?"
Sapevo bene di mentire, in parte, ma dirglielo non avrebbe certo semplificato le cose.
Un sorrisetto si dipinse sul suo bel viso, ma tornò subito serio.
"Te lo chiedo perché... il perché non lo so neanche io di preciso, è solo che prima in macchina mi sembravi molto arrabbiata per... insomma... per quella cosa"
Sospirai.
"Prima ero arrabbiata per il semplice fatto che tu non mi hai detto una cosa di cui mi avresti dovuto parlare prima, tutto qui"
Lo sentii irrigidirsi e alzai la testa per guardarlo negli occhi. Come immaginavo. Le pupille erano ridotte a due fessure e la bocca, da carnosa, era diventata improvvisamente sottile.
"Nico cosa c'è? Sei strano"
Lui si limitò a rivolgermi uno dei sorrisi più falsi che avessi mai visto, ma non mi scoraggiai.
"Nico sai che mi puoi dire tutto, vero?"
Lui annuì. Riappoggiai la testa sul suo petto e lo strinsi a me ancora di più.
"El vuoi che te lo dica veramente?"
Le mie pupille si dilatarono esasperate.
"Si!" Lui si lasciò sfuggire un risolino, ma tornò immediatamente serio.
"Ti ho già parlato di ieri sera no?"
Lo interruppi per protestare. "Ti ricordo, caro Nico, che se non ci fosse stata Livia e la sua sfacciataggine, tu non mi avresti detto proprio nulla"
"Hai ragione, ma lasciami parlare"
Gli poggiai una mano sul collo e, mentre lo sentivo rilassarsi, sorrisi.
"Dicevamo: sai già cos'è successo ieri sera no?" Annuii
"bene. La cosa è nata circa due mesi fa, ma per divertimento. Solo che, andando avanti nei mesi, forse..."
si bloccò di colpo e si passò una mano sugli occhi, stropicciandoli. Si irrigidì di nuovo e istintivamente strinsi di più le braccia intorno a lui. Rise.
"El non è che se mi stringi più forte mi fai stare più tranquillo"
Misi il broncio e tentai di allontanarmi, ma le sue braccia riuscirono ad annullare i miei sforzi.
"Dicevo: andando avanti nei mesi mi sono accorto che forse questo ragazzo è diventato qualcosa di un pochino più importante, mettiamola così"
Cercai di rimanere indifferente a quelle parole, ma fu difficile.
Alzai la testa per passare una mano fra i suoi riccioli neri.
"Sai bene da solo che non c'è niente di male, vero?"
"Lo so, ma non sono sicuro che per lui sia lo stesso. Capisci?"
Annuii. I suoi occhi si illuminarono di colpo, e un sorriso furbo si fece spazio sul suo volto.
"Non è che tu potresti darmi una mano?"
Non poteva chiedermelo. Mi ero già immischiata in situazioni del genere per colpa di mio fratello e la sua cotta per Angelica, e di certo non era stato facile.
"Nico io non..."
improvvisamente bussarono alla porta con una tale forza da farla venire giù.
Scesi dal letto e andai a aprire.
Sulla porta una Livia spettinata e in preda ad una crisi isterica.
"Io non ce la posso fare Elena! Non ce la posso fare!"
Entrò con una tale furia da far tremare Il piccolo lampadario appeso al soffitto.
Chiusi la porta a chiave e alzai gli occhi al cielo. Nico, al contrario di me, stava ridendo alla visione di Livia che, arrabbiata, camminava velocemente su e giù per la piccola stanza.
"Non la sopporto, non la sopporto e non la sopporto!" Urlò.
"Mi spieghi chi non sopporti?" Chiesi esasperata. Lei mi guardò con un aria di ovvietà sul viso perfetto.
"Angelica!"
Nico scoppiò a ridere fragorosamente tenendosi la pancia con le mani, ma Livia non ci diede peso.
"Mi spieghi cosa ti ha fatto quella povera ragazza?"
"È tutto il tempo che continua a parlare di tuo fratello e si lamenta del fatto che non abbia potuto dormire con lui! Come se fosse colpa mia!"
"Livia calmati" gli dissi soltanto.
"E comunque mi sembra una reazione esagerata"
"Esagerata?! Stacci tu in camera con quell'arpia! A volte mi chiedo come quel bamboccione di Leo se ne sia potuto innamorare!"
In realtà me lo chiedevo spesso anch'io, ma, finché Leo fosse stato felice, non me ne sarebbe importato più di tanto.
Mentre Nico pareva essere scosso da un'altra ondata di risate Livia si arrampicò sul letto di sopra.
"Adesso Elena tu andrai da tuo fratello e gli dirai di andare a parlare con... quella là, perché io non la sopporto più!"
Nico capì al volo che fosse il caso di uscire di scena.
"Io vado a farmi una doccia" disse alzandosi dal letto. Voltatosi di spalle si levò i pantaloni e la maglietta.
Nico non aveva mai avuto vergogna nel farsi vedere in biancheria intima né da me né da Livia, per la grande gioia di quest'ultima, ma forse anche un po' per la mia.
La sorpresi a perdersi nel suo fondoschiena e negli addominali scolpiti, e non potei fare a meno di guardarlo anch'io, quel fisico da modello. Per fortuna lei non si voltò nella mia direzione.
Quando lui si accorse dello sguardo curioso di Livia rise leggermente.
Quando si fu chiuso in bagno non persi occasione per riprenderla.
"Livia dovrai smetterla prima o poi" la avvertii, con una punta di gelosia.
Lei sbuffò. "Elena dimmi come fare, perché non mi riesce! E sono sicura che anche per te a volte è difficile!"
"Ok, a volte è difficile anche per me" ammisi "ma è Nico!"
A quelle parole la porta del bagno si spalancò, e un Nico con solo un asciugamano davanti al corpo per coprirsi ne uscì confuso, ma con un sorriso mozzafiato sulle labbra.
Cazzo. Purtroppo Livia era a conoscenza della leggera "simpatia" che avevo per lui. A volte era davvero difficile nascondere tutto ciò, ma a quanto pare Nico non se ne era mai accorto.
"Potresti ripetere, El?" Disse ridendo.
"Si hai capito bene, Nico" disse Livia "a volte la tua cara amica Elena fatica a toglierti gli occhi di dosso"
Stronza.
"Livia sai benissimo che non è vero!"Protestai.
"L'hai detto tu!" Disse puntandomi il dito contro "e tu saresti un dono alla popolazione femminile!" Osservò spostando il dito verso Nico.
Lui scosse la testa e lasciò un bacio sulla mia guancia prima di rientrare in bagno.
Misi la mano sulla mia guancia sinistra andata improvvisamente a fuoco.
Livia si lasciò sfuggire una risata maliziosa.
"Bene Elena, vedo che hai bisogno di disintossicarti da Nico, quindi è il momento giusto per andare a parlare con tuo fratello" disse saltando giù dal letto. "la camera è la 236"
Mi spinse fuori dalla porta, ma prima che la richiudesse poggiai una mano su quest'ultima. "E tu cosa farai mentre sono da Leo?"
"Aspetterò che Nico esca dalla doccia"
Chiuse la porta lasciandomi perplessa.
Tuttavia andai a cercare la camera 236 nel corridoio davanti alla mia camera, e quando bussai mi venne ad aprire Damiano. Mi sorrise e si scostò per farmi entrare.
La loro camera era identica alla nostra e non feci fatica ad individuare mio fratello sdraiato sul letto inferiore.
"Leo ho bisogno di parlarti" esordii mettendomi le mani sui fianchi.
"Dimmi pure" disse mettendosi a sedere.
Nello stesso istante in cui mi sedetti accanto a lui la nave partì con un leggero scossone.
Valutai l'idea di sedermi sul pouf accanto alla scrivania, ma lasciai perdere.
"Livia è arrivata in camera mia poco fa urlando di non sopportare più Angelica, e ti assicuro che non stento a crederla"
Leo assunse un'espressione confusa.
"Ha detto che le parla di te tutto il tempo e si lamenta del fatto che non abbia potuto dormire qui con te, quindi tu adesso andrai a parlarci e le dirai di non assillare quella povera ragazza"
"E esattamente come dovrei dirglielo?"
"Non lo so e non devo nemmeno saperlo, è la tua di ragazza, non la mia"
Sentii la risata di Damiano spandersi per la stanza. "Io te l'avevo detto che quella ragazza ti avrebbe dato filo da torcere" disse lui "e di certo tua sorella non è da meno"
Indietreggiai di qualche passo in modo da trovarmi di fianco a Damiano, e lui mi cinse le spalle con un braccio tirandomi a se.
Presi la sua mano e feci una piroetta in modo da liberarmi dalla sua presa, sotto il suo sguardo divertito.
Tuttavia Leo era ancora seduto sul letto.
"Sia ben chiaro che quando ti ho detto di andare a parlarci non si trattava di un invito"
"Elena mi spieghi cosa dovrei dirle?"
"Ti ho già detto cosa devi dirle, ma il modo lo deciderai tu"
Lui fece per aprire bocca ma lo interruppi. "Leo non far finta di non aver capito cosa devi fare, sai benissimo che ti conosco fin troppo bene"
Lui si alzò malvolentieri dal letto per dirigersi verso la camera della sua ragazza. Lo seguii per tornare alla mia.
Entrai chiudendomi la porta alle spalle, e, appena mi voltai, Nico stava cercando i suoi vestiti in valigia con solo un'asciugamano in vita.
Evidentemente non si accorse della mia presenza, perché non si voltò.
Il nodo con cui aveva legato l'asciugamano era, evidentemente, poco resistente, perché appena si alzò quest'ultimo abbandonò la vita di Nico per finire sulla moquette del pavimento.
Il mio istinto mi disse di girarmi, ma i piedi non risposero ai comandi che il cervello gli stava impartendo.
Nico si stava affrettando a rilegarsi l'asciugamano in vita quando si voltò verso di me, ma senza sfoderare il suo solito sorriso che, ultimamente, aveva cominciato a piacermi un po' più del dovuto.
"El! Non ti avevo sentita entrare!"
Cazzo. Uscii velocemente e feci un sospiro appena la porta fu richiusa.
Ma lo scenario che mi si parò davanti non fu certo piacevole quanto il fisico di Nico.
Leo e Angelica erano stretti un abbraccio tanto romantico da far venire il mal di testa, e le loro labbra erano tenute insieme da una colla che non riuscii a vedere. Ma non avrebbero potuto restare in camera? Non sapevo perché fossero in corridoio, e nemmeno mi interessava.
Tuttavia quando le mani di mio fratello cominciarono a scendere troppo lungo i fianchi di lei decisi che tutto ciò era veramente inguardabile, e rientrai nella mia stanza.
Quando mi trovai dentro Nico aveva indossato almeno una maglietta bianca con lo scollo a V.
Livia, che prima si trovava probabilmente in bagno, stava salendo sul letto a castello.
"Elena perché sei uscita così velocemente?" Mi chiese Nico.
"Mi ero scordata di dire una cosa a Leo"
Mentii. "Ma sei rientrata subito"
Cazzo, aveva ragione.
"Gli dirò ciò che dovevo dirgli dopo, quando avrà levato la lingua dalla bocca di Angelica"
Nico rise, e si sdraiò sull'unico letto rimasto libero.
"El?" Le sue braccia aperte mi invitarono a sdraiarmi accanto a lui.
Mi strinse forte con le braccia muscolose e io affondai alla testa nell'incavo del suo collo. Potei percepire lo sguardo invidioso di Livia, ma non mi importava.
Sorrisi inconsciamente e chiusi gli occhi.
Proprio mentre mi stavo godendo il meraviglioso profumo di Nico, bussarono alla porta.
Alzai gli occhi al cielo.
"Vado io!" Gridò Livia con troppo entusiasmo. Saltò giù dal letto con l'agilità di un felino e corse ad aprire.
Sulla soglia, Angelica, Leo e Damiano.
Entrarono nella piccola stanza e si appoggiarono alla parete.
"Ci stavamo annoiando" esordì Leo "così abbiamo pensato di andare a bere qualcosa al bar, dato che sono le otto"
Guardai l'orologio. Era effettivamente così.
"Mi sembra una buona idea" disse Nico alzandosi a sedere sul letto e passandosi una mano fra i riccioli.
Damiano avanzò verso di me e si posizionò alla mia destra, in modo che le nostre spalle si toccassero.
Mi sorrise, sotto lo sguardo attonito di Nico.
Leo tossì, e Damiano si allontanò imbarazzato.
"Bene, se dobbiamo andare io e Elena ci dobbiamo cambiare" disse Livia.
Leo e Angelica uscirono dalla porta mano nella mano, dandoci appuntamento davanti alla loro stanza un quarto d'ora dopo.
Andai a prendere la mia valigia, con l'intenzione di scegliere cosa mettermi.
Scelsi un abito bianco con il corpetto ricamato, lungo fino a metà coscia.
Quando mi voltai per liberarmi dei vestiti che avevo indosso e metterlo, notai che Damiano era ancora lì a fissarmi.
Livia, con in mano un body rosso e una minigonna nera, rise divertita.
Nico, al contrario, sembrava irritato.
Damiano non staccò lo sguardo da me nemmeno nel momento in cui, spazientita, gli dissi: "Damiano mi dovrei cambiare, puoi uscire?"
Sbatté velocemente le palpebre, come a volersi risvegliare da un sogno.
Imbarazzato, si girò goffamente, andando contro al suo solito portamento elegante, e uscì.
Livia, dopo pochi secondi, scoppiò a ridere.
"Mi sa che Damiano si è preso una tranvata bella grossa, El"
Mi accigliai. Nico pareva sempre irritato.
"Che non provi a toccarti" borbottò sottovoce.
"Prego?" Gli dissi mettendo le mani sui fianchi. "Si hai capito bene!" Sbottò spazientito.
"Nico tu pensa a te stesso, che di problemi mi sembra che tu ne abbia già abbastanza" Dissi posando il vestito che avevo ancora in mano sul bordo del letto.
"Forse hai ragione" ammise "ma quando ti è venuto accanto..." si interruppe, per stringere i pugni.
Si rilassò dopo alcuni secondi, e aprì le braccia.
Mi sedetti sulle sue gambe e lo abbracciai.
"Scusami" mi sussurrò all'orecchio.
La sua voce profonda mi oltrepassò tutto il corpo, facendomi sussultare.
Per fortuna lui non se ne accorse.
Oh Nico, pensai, se solo sapessi cosa provo per te, probabilmente non saresti geloso di me. Anzi, forse ti arrabbieresti.
L'immagine di un Nico arrabbiato e urlante mi si materializzò nella mente, e cercai con tutte le mie forze di scacciare quel pensiero.
Forse sarebbe più facile se glielo dicessi, pensai fra me e me, almeno lui non si farebbe più problemi di questo tipo.
La voglia di dirglielo era forte, ma pensai che se glielo avessi detto l'avrei perso.
E io non volevo perdere Nico.
Lo strinsi ancora più forte a me, lasciando che il suo profumo mi inondasse le narici.
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C'est la vie
RomanceScesi le scale con gli angoli della bocca all' ingiù e con le lacrime che minacciavano di uscire, passai per il salotto con la testa bassa e la alzai solo arrivata in giardino. Sospirai guardando il cielo terso e perfetto di agosto che, a dispetto...