Capitolo 5: Gioco D'Azzardo

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Il rituale in sé era piuttosto semplice: si basava interamente sul concetto di Fiamma del Drago come struttura della vita e dell'Universo, per me che sono una Custode non mi era difficile da comprendere. Il problema più grande era ben altro: dovevo effettuarlo sulla Fiamma di Daphne e, quella, ce l'avevano le tre streghe maledette.

Tutto o niente, questo mi si prospettava per il futuro. Se volevo anche solo provare a riportare indietro Daphne attraverso quel rituale, dovevo riprendermi la sua Fiamma del Drago, quindi dovevo necessariamente far fuori le Trix.

Avrei dovuto affrontare tre nemici fuori da ogni portata, da sola, con solo due epiloghi alla fine dei giochi: la loro disfatta oppure la mia dipartita. In ogni caso, mi sarei sentita comunque vincitrice: avrei espiato il mio peccato, in un modo o nell'altro, attraverso la loro o la mia morte.

Così, con la furia nel cuore e la follia nell'animo, decisi di darmi un mese di tempo: dovevo tornare in salute, affinare i miei poteri ed escogitare un piano decente su come annientare le streghe. Non proprio una passeggiata nel parco, insomma.

I miei genitori erano assolutamente entusiasti dei miei miglioramenti, tanto che volevano dire a tutti la 'buona' notizia sulle mie condizioni. Parte fondamentale del mio piano di vendetta era quello di mantenere un profilo basso, di non farmi vedere né sentire da nessuno, quindi azzardai una scusa a cui abboccarono subito, per fortuna. Almeno, credo di sì? Forse si stavano solo sforzando di crederci davvero.

«Mamma, papà, vorrei che questa cosa non uscisse da qui. Vorrei che questo abbia almeno l'illusione di essere una cosa normale. Tornerò ad Alfea il mese prossimo, come se non fosse successo nulla. Mi serve... mi serve davvero».

Solitamente, sono una campionessa nel farmi scoprire quando mento, è come se un'insegna luminosa al neon mi spuntasse in fronte con scritto 'bugiarda'. Per il volere degli dei, quel giorno andò tutto liscio come l'olio. Che stress incredibile, non pensavo che mentire ai propri genitori fosse così dura.

Comunque, i giorni passarono in fretta e tutti pressoché uguali: mangiavo tutto quello che riuscivo a tenere nello stomaco, facevo tanta ginnastica e, nel tempo libero, leggevo il tomo che avevo trovato in biblioteca, tenendolo ovviamente nascosto per evitare rogne di qualunque tipo. Non ci vuole un genio per fare due più due se trovi tua figlia che studia un libro nel quale si spiega come riportare indietro i Custodi morti.

Imparare qualche nuova tecnica non poteva farmi che bene, inoltre fu lì che trovai qualcosa di molto interessante che mi permise di escogitare il piano che volevo portare a termine: nell'eventualità che ne avessi trovate, ero in grado di potenziare il mio potere assorbendo altre fonti di Fiamma del Drago, a patto che il mio corpo ne potesse reggere il peso.

Da lì, mi venne in mente l'idea più malsana della mia vita. Per quanto ignobile fosse il gesto, avevo un disperato bisogno di diventare più forte, molto più forte, così decisi di fare quel che era necessario fare. Ormai avevo imboccato la via della distruzione, non potevo tirarmi indietro. Dovevo far confezionare delle gemme false, tornare ad Alfea e rubare quelle vere contenenti la mia Fiamma del Drago, facendo regredire le ragazze alla forma Sirenix.

Già di per sé una follia, la questione era più complicata di quello che si potrebbe immaginare: nel momento in cui le Winx acquisirono il Bloomix, il mio potere si fuse al loro creando una Fiamma del Drago molto più potente di quella che donai a loro in principio.

Oltre che assorbire un potere già esageratamente grande, avrei assimilato anche un po' della loro magia natia. Io per di più ero un essere magico dotato di magia bianca pienamente formato, sarebbe stato come immettere aria in un palloncino già gonfio.

Non ero affatto sicura di riuscire ad incanalare tutta quella potenza, il mio corpo poteva non reggere, anzi, era decisamente molto più probabile che non l'avrebbe fatto. Stavo letteralmente scommettendo sulla mia vita. Beh, nessuno aveva detto che sarebbe stato facile.

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