Cose da sapere prima dell'inizio: intanto salve a tutti, l'ispirazione per la trama di questa storia l'ho avuta grazie a una fan art (che poi mostrerò) e forse è un po' azzardata. In ogni caso non vedete la mia scelta di trasformare Tokoyami in un umano al 100% per una questione di disprezzo nei suoi confronti o per ribadire il triste concetto: "L'aspetto fisico è la cosa più importante", anzi... il senso di questa storia è tutto l'opposto, ma vedrete ^^
In ogni caso la trasformazione avverrà tra qualche capitolo, perché prima devo approfondire dei concetti. Spero di non annoiarvi nel frattempo. Un bacione e buona lettura!La città quella mattina era un cuore pulsante. Le persone scorrevano al mio fianco trascinandosi dietro le proprie vite, le proprie storie, i propri pensieri.
Si poteva trovare di tutto: dall'uomo nel grigiore del suo completo elegante da ufficio, al bambino mano nella mano con la propria madre e con il viso incollato su un aggeggio elettronico.
Nessuno apparentemente sembrava badare al mondo circostante, tutti troppo persi nello sciame dei propri pensieri.
Una coppia litigava qualche metro più avanti, molti aspettavano l'autobus con sguardo vitreo, stringendo tra le mani una valigetta o la cinghia del proprio zaino e tutti i passanti si accalcavano l'uno sull'altro, alzando lo sguardo a malapena per giustificarsi con le persone a cui rifilavano erroneamente una spallata.
Erano tutti schiavi del tempo e dei propri impegni e nessuno sembrava prestare attenzione al bellissimo spettacolo del cielo ancora leggermente sfumato dai colori dell'alba o dalla luce che rischiarava i rami di un ciliegio poco distante al massimo del suo splendore, facendone brillare i petali.
Io dal canto mio ero ferma sul bordo del marciapiede da un po', a godermi quello squarcio di bellezza che faceva da cornice a una città caotica e disinteressata, così come amavo fare in più momenti della giornata.
Spesso bastava concedere giusto qualche secondo all'ambiente circostante per cogliere la bellezza del mondo che ci circondava e allargare le proprie prospettive.
Ad un occhio ben allenato nulla appariva come banale e col tempo si riusciva a cogliere il lato buono di ogni cosa anche dove apparentemente non si intravedeva nulla di simile.
Era la mia filosofia di vita e ciò che dava sale alla mia vita, risparmiandomi un'esistenza insipida e limitata allo strato superificiale.
Azzardai un ultimo sguardo verso il cielo, prima di confondermi di nuovo tra la marea di persone che circolavano nonostante l'orario.
Notai qualcuno scoccarmi un'occhiata affascinata per la divisa che portavo addosso e che le persone riuscivano facilmente ad accostare al più prestigioso liceo per eroi del paese.
Quella mattina infatti mi stavo dirigendo proprio lì, pronta ad affrontare il mio primo giorno di lezioni nella mia nuova classe.
Avevo scelto di intraprendere quella carriera perché fin da sempre affascinata dalla bellezza che si nascondeva anche dietro a un semplice gesto di aiuto o umanità. Da bambina quando vedevo un eroe in azione non vedevo solo uno sfavillante personaggio in un costume perfettamente studiato, ma un messaggero di speranza, capace di portare un sorriso o un po' di gioia nelle vite delle persone che venivano salvate o che semplicemente assistevano al suo lavoro.
Ovviamente davo il giusto rispetto alle tragedie che richiedevano l'intervento di un professionista, ma mi commuovevo un sacco vedendo le espressioni sui volti delle persone che scampavano da un pericolo. Negli anni ne avevo viste tante: persone che piangevano commosse tra le braccia del proprio salvatore, mamme che sorridevano riempiendo di baci il proprio bambino adesso al sicuro, espressioni cariche di riconoscenza e di ammirazione.
Volevo vivere di quello e vedere quei sorrisi dipingersi sui visi delle persone, volevo diventare una messaggera di speranza anche io e potevo farlo soltanto impegnandomi con tutte le mie forze per raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissata.
Strinsi con grinta la cinghia del mio zaino, concedendomi un piccolo accenno di sorriso.
Stavo per aprire un importante capitolo della mia vita e per nulla al mondo avrei sprecato quell'occasione.Non avevo mai visto una porta grande come quella davanti a me e alzai divertita un sopracciglio. In quanto a teatralità lo Yuei non era decisamente secondo a nessuno.
Posai la mano sulla superficie e indugiai per qualche secondo. Non sapevo cosa aspettarmi oltre quell'uscio e se da una parte la cosa mi elettrizzava, dall'altra mi angosciava.
Chiusi per qualche secondo gli occhi, vedendo passare in tanti piccoli flash tutti gli eventi della mia vita che mi avevano spinta a tentare il durissimo test d'ammissione.
Fu così che realizzai: avevo fatto tanta fatica per ritagliarmi un posto in quell'istituto ed era inammissibile adesso avere paura all'ultimo.
Quel pensiero mi diede la spinta necessaria per esercitare forza sul mio polso ed entrare.
Non lo feci con irruenza o teatralità, ma con discrezione, affacciandomi leggermente prima di entrare.
Molti ragazzi erano già arrivati, occupando il banco assegnato e mi stupii davanti alla varietà di individui nella stanza. Alcuni avevano un aspetto davvero singolare, ma decisi di non fissarli troppo per non risultare maleducata, quindi lasciai perdere ed entrai definitivamente.
Notando qualcuno guardarmi accennai un breve saluto di circostanza, ottenendo in risposta sorrisi calorosi.
Sembravano tutti molto amichevoli e ne fui rincuorata.
Non ero mai stata molto abile a fare il primo passo con le persone e proprio per questo spesso ero passata per una persona snob o amante della solitudine.
In realtà stringere delle nuove amicizie mi rendeva felice, solo che non riuscivo proprio a farmi avanti per prima.
Incrociai le dita e sperai di essere avvicinata prima o poi da qualche compagno. Non pretendevo certo di diventare amica di tutti, mi sarei accontentata anche di una sola persona e forse dovevo solo portare pazienza e avere fiducia.
Trovai facilmente il mio banco e posai la cartella, iniziando a guardarmi avidamente intorno, incantata.
A causa del mio interesse per i piccoli dettagli finivo spesso col distrarmi o avere la testa tra le nuvole. A volte mi estraniavo talmente tanto da non sentire nemmeno le voci delle persone che si rivolgevano a me o addirittura al punto da finire contro ostacoli di varia natura, tanto da fare spesso brutte figure in pubblico.
Tuttavia quel giorno mi bastò davvero poco per ripiombare bruscamente nella realtà che mi circondava. Per la precisione con il rumore della porta che si aprì con decisione.
Sull'uscio apparve un altro ragazzo. Non era particolarmente alto o robusto, ma catturò immediatamente l'attenzione di tutti.
Il nuovo arrivato infatti spiccava rispetto a qualsiasi altra persona nella stanza, complice la sua testa con le fattezze di un rapace.
Restai a fissarlo per più tempo del dovuto con la testa poggiata sul palmo della mano, osservando la sua figura scivolare silenziosamente nella stanza. Normalmente non ero così sfacciata, ma la sua apparizione mi colpì particolarmente.
Così come al mio ingresso qualcuno fece un cenno di saluto d'incoraggiamento e cortesia nella sua direzione, ma lui sembrò non accorgersene nemmeno.
Restò per qualche istante a contemplare il suo banco, prima di prendere posto sotto allo sguardo deluso delle persone che erano state apertamente snobbate.
Dal canto mio non avevo visto il suo comportamento come una mancanza di rispetto, ma piuttosto come un qualcosa di diverso.
Mi piaceva sempre trovare il lato razionale nelle cose e tenere conto del bagaglio di vita delle persone.
Dietro a ogni comportamento c'era quasi sempre una giustificazione, solo che in quel momento nemmeno io riuscivo a capire bene le sue motivazioni. In fondo non sapevo nulla di lui.
Il suo banco era relativamente molto vicino al mio e quindi ci mise poco a captare il mio sguardo insistente.
Colta sul fatto sobbalzai leggermente imbarazzata, tuttavia resistendo all'impulso di voltare di scatto la testa dalla parte opposta.
Accennai un sorriso nella sua direzione, nonostante non mi aspettassi chissà quale risposta dati i suoi recenti precedenti, tuttavia lui abbozzò un leggero cenno di testa nella mia direzione, riconfermando la mia deduzione rispetto al suo modo di comportarsi.
Riportai poi le mie attenzioni alla classe nel suo insieme, inconsapevole di un fatto molto importante: in quel momento non lo sapevo ancora, ma avevo appena conosciuto il diamante allo stato grezzo destinato a diventare il più sfavillante della mia vita.
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Insecurity || Tokoyami x Reader
FanfictionNon avevo mai compreso tutta questa ossessione per la perfezione. Per me non era che un male che strisciava comunemente nella società, eppure rendeva le persone schiave dell'apparire, piuttosto che dell'essere. Non mi ritenevo una persona particola...