1. Santa Monica.

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Chiusi la porta con tutta la forza che possedevo e infilai le chiavi nella serratura girando un paio di volte, passai ai lucchetti bloccandola del tutto dall'interno.
Avevo acquistato un po' di tempo, ma non era abbastanza, presi il tavolo e facendo un rumore assordante lo misi davanti alla porta e sopra di esso infilai delle sedie mentre sentivo i loro passi veloci sulle scale del condominio che mi aveva ospitato per quelli che erano stati sei mesi.
Corsi in camera e rovesciai il materasso prendo da sotto la pistola che mi portavo sempre appresso, guardai l'ora e con la forza che mi era rimasta e ancora l'adrenalina in corpo avvicinai il letto alla finestra e calai quella specie di corda fatta di lenzuola mentre la casa di riempiva di tonfi e urla provenienti dalla porta d'ingresso.
Mi avvicinai alla finestra e mi misi sul cornicione, buttando la corda fin dal secondo piano che arrivò giusto un po' più su dal toccare l'asfalto, un urlo e poi dei colpi di pistola, un altro tonfo e per poco non persi l'equilibrio rischiando di asfaltarmi contro il bidone.
Presi un grosso respiro e iniziai a calarmi cercando di non fare una brutta fine, con un balzo finí nel cassonetto e facendo il più velocemente possibile e con le gambe tremanti arrivai alla macchina, uno sparo mi sfiorò il braccio e altri due lo susseguirono rompendomi lo specchietto.

Tsk, bastardi non mi prenderete.
<Se solo provi a fare un altro passo la prossima volta che ti trovo non sarò così clemente con te, lo giuro sulla mia vita che riuscirò a prenderti.> ah Dereck, Dereck lo dici ogni fottuta volta.

Entrai in auto e partí con una sgommata lasciando le strisce sull'asfalto pieno di buche.
Anche questa vota mi hanno trovato, ma non mi arrenderò finché ne avrò le forze.
Non voglio più vedere quella faccia di merda di Miranda mentre mi guarda con un sorriso soddisfatto recitando la solita cantilena: <Ho vinto io, come sempre.>

Lasciai un mezzo sospiro mentre il cuore mi batteva forte nella cassa toracica e la velocità oltre il limite riempiva le strade di Melvindale alle tre del mattino.
Certo me lo aspettavo, sei mesi erano troppi anche per lei, ci aveva messo un po' per trovarmi ma era riuscita nel suo intento anche questa volta, ma io ero sempre un passo avanti a lei, le valigie erano belle che pronte da settimane nella macchina.

Presi la parrucca che avevo in testa e la buttai malamente nei sedili posteriori mentre prendevo l'autostrada per la mia nuova meta, California più precisamente Santa Monica.

Era mio solito 'nascondermi' in città poco conosciute, quindi quest'idea era diventata banale quasi prevedibile ed è per questo che Santa Monica era l'incrocio perfetto, imprevedibile ma non troppo.
Distante quarantaquattro minuti in macchina da Los Angeles rendeva il gioco ancora più divertente.
Vediamo come giocherai le tue carte, Miranda.

Mantenni una velocità costante e ai limiti della velocità, non abbassai mai la guardia in tre ore di viaggio, solo dopo che fui abbastanza lontana da Melvindale potei tirare un lungo sospiro, notando che non mi stessero seguendo.
L'autostrada si stava illuminando per via del sole che stava sorgendo alto nel cielo, mentre i miei occhi reclamavano un po' di riposo ma sbuffai pensando alle lunghe ore che dovrò fare per arrivare a destinazione.
Altre 31h e sarei arrivata, non mollare l'osso Eden.

Viaggiai imperterrita fino a mezzogiorno dove accostai a quello che doveva essere un autogrill, un po' per la troppa fame un po' perché dovevo fare il pieno.
Scesi dalla macchina feci il pieno e dopo entrai dentro per pagare e comprare anche qualcosa da magiare: patatine, bibite, dolcetti e dei panini.
Mi fermai anche al bar per prendere un caffè perché sentivo le palpebre pesanti, -31h.

Ero arrivata a Rockford, ed è anche qui che mi sarei fermata oggi. Se avessi continuato così avrei avuto un collasso, quindi ritornai in macchina e raggiunsi il B&b più vicino per non dare troppo nell'occhio.
Appena arrivata tirai un calcio alla targa facendola cadere e subito presi la nuova dal portabagagli, e così  feci anche con quella davanti.

Adesso si che potevo dormire più tranquilla, posi le vecchie targhe al posto delle vecchie e mi ripromisi che appena arrivata a destinazione le avrei bruciate.
Ma ora avevo un sonnellino che mi aspettava e non me lo sarei fatta ripetere due volte.

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