capitolo 47.

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[EKFLSNDI RAGA FATEMI QUALSIASI DOMANDA VI PREGO AHAHA VI AMO..
Ps: ho pianto troppo quando ho scritto questo capitolo]

Amanda.

10 ore.

Da 10 ore ero seduta su quella sedia blu nella sala d'attesa.

Un trauma celebrare.

Il mio migliore amico aveva avuto un trauma celebrare. Sarebbe potuto morire.

Era in coma farmacologico, non avevo ancora avuto la forza di entrare nella sala per salutarlo.

Si sarebbe svegliato.

Portai lo sguardo sul soffitto grigio dell'ospedale e una lacrima mi scese lungo la guancia.

"Dai Alfre, cosa potrebbe mai succedere? Ti prego!!"

Piagnucolai contro il mio migliore amico. Quest'ultimo, sospirò, e mi afferrò per i fianchi. Mi ritrovai sulle sue spalle, mentre lui cominciò a correre per l'intero centro commerciale, mentre io non smettevo di ridere e urlare come una bambina.

"Sei matto! Alfre, ancora più veloce. Fammi urlare come una pazza!"

"Attenta ai doppi sensi, Amanda."

Rise il castano, correndo sempre di più.

"Sono stanchissimo."

Mi mise per terra e mi sorrise. Ricambiai subito il sorriso.

"Gelato?"

Domandammo, all'unisono, per poi scoppiare a ridere.

Un brivido di freddo percorse la mia schiena, e scossi di poco il braccio a Gabriele, che dormiva al mio fianco.

«Mi presti la tua felpa?»

Gli domandai, timidamente. Il mio ragazzo annuii appena, e mi rivolse un piccolo sorriso, per poi passarmi la sua felpa nera.

La indossai subito, e il suo profumo stranamente mi fece calmare un po'.

Poggiai la testa sulla spalla di Gabri, e fissai il vuoto per un po'.

-

«Avete notizie?»

Anna, corse subito contro al medico appena uscito dalla camera di Alfre. L'uomo, annuii, sorridendo.

«Il ragazzo è sveglio. Potete andare da lui, uno alla volta..»

Tutti annuimmo, il medico se ne andò, e i miei amici mi rivolsero un'occhiata rapida.

«Vacci tu. Siamo entrati tutti prima, questa volta tocca a te.»

Annuii, titubante.

Entrai lentamente nella camera di Alfre. La gola si seccò per qualche minuto, quando, lo vidi nel letto con delle fasce sulla testa, e collegato a troppi macchinari.

«Amanda..»

Sussurrò appena, gli sorrisi lievemente, e mi sedetti sulla sedia di fianco al letto.

«Alfre, volevo dirti che mi dispiace. Mi dispiace di averti insultato troppo pesantemente, avvolte. Mi dispiace di non aver ascoltato sempre i tuoi consigli, mi dispiace non averti mai detto ti voglio bene mi dispiace non averti abbracciato spesso, mi dispiace aver litigato sempre con te.. Sai, avvolte penso di non esser stata una migliore amica, spesso sono stata egoista, ma credimi che ti pensavo ogni minuto. Sei mio fratello, sono pronta a recuperare.»

Biascicai, piangendo. Il ragazzo mi strinse la mano, e scosse la testa lentamente.

«No, Amy, non riusciremo mai a recuperare... Prenditi cura del gruppo, assisti ad ogni minimo dettaglio. Vi prego di stare bene anche senza di me, io..»

Ansimò, e morsi il labbro per non urlare.

«Io non resterò con voi in eterno, come avevamo promesso. Ti prego, Amy, prenditi cura di tutti. Di Gabri sopratutto.. Per me però la promessa è ancora valida.»

Sussurrò, poi sorrise.

«Sei mia sorella, Amanda, te lo prometto. Ti voglio bene.»

Sussurrò di nuovo, per poi chiudere gli occhi.

Non capii più nulla. Il suo cuore si era fermato, i battiti erano cessati.

Dei dottori mi spinsero via.

Poi buio.

Uknow number [WATTYS2019]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora