ʷᵃᵗᵉʳ ᶠᵒᵘⁿᵗᵃⁱⁿ

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Se devo essere sincero,
sapevo già da tempo che Park Jimin fosse innamorato di me.
Avevo solo fatto finta di non notarlo finchè non era diventato troppo palese e fu lui stesso a confessarmelo.

Ai tempi non era così carino come adesso, era basso e minuto, con le guance piene e le dita paffute, eppure io in quella sua bellezza gracile e bambinesca ci avevo sempre trovato qualcosa di stranamente dolce.

-Hyung,- aveva pronunciato con quella sua vocetta bassa e insicura.
-tu mi piaci.- le guance gli si erano colorate di rosso e ricordo ancora che all'improvviso avevo avuto voglia di toccarle e pizzicarle con le mie dita.

-Io...- scossi la testa. -Tu non mi piaci.-

Avevo dieci anni, e se i miei coetanei avevano già le idee chiare su cosa o chi gli piacesse e quale fosse il lavoro dei propri sogni, io stavo ancora brancolando nel buio, investito da infiniti dubbi e paure.

Nessun "mi dispiace", nessun "troverai la persona giusta per te". Quelle parole le avevo pronunciate con una tale freddezza e scetticismo che ancora ne sono spaventato.
I miei occhi neri, piantati nei suoi colmi di stelle, continuavano a scrutarlo impassibili.

Abbassò lo sguardo. Io mi morsi l'interno della guancia, a disagio.
Sentivo il vociare delle persone che passeggiavano in piazza, le grida dei bambini che giocavano con il pallone, lo scrosciare dell'acqua nella fontana accanto a noi.

Quando rialzò lo sguardo, notai che quelle pozze di universo liquido erano diventate lucide. Credevo sarebbe scoppiato in lacrime, in fondo a scuola era più che nota la sua eccessiva sensibilità, tanto da essersi guadagnato il soprannome di "piagnucolone", ma non accadde.

Lui mi sorrise, si inchinò per salutarmi e andò via.
Non una parola, solo un sorriso.

Un sorriso che mi tormentò per tutte le notti successive.

In quinta elementare, la notizia che Park Jimin si fosse perdutamente invaghito del suo Hyung, fece presto il giro dei corridoi e delle classi, finendo irrimediabilmente sulla bocca di tutti.
Jimin era il piccolo omosessuale che tutti guardavano con disgusto ed io ero il povero ragazzino vittima di un simile abuso psicologico.

Io che ero sempre stato un tipo solitario e con pochi amici, presto mi trovai accerchiato da nuove conoscenze che si avvicinavano a me per mostrarmi supporto.

A volte mi faceva ridere il modo in cui dicevano quella parola, omosessuale, come se fosse una parolaccia, come se Jimin fosse stato una leggenda metropolitana improvvisamente palesatasi ai loro occhi, con tanto di visetto da bambola e felpe color pastello.

-Povero Yoongi,- mi aveva detto una volta una ragazza con voce sottile e premurosa mentre mi accarezzava il braccio. -devi aver perso un battito quando ti ha detto che gli piacevi.-

Annuii.

Lei non lo sapeva, ma un battito io lo avevo perso davvero. E non perché la sua confessione mi avesse spaventato, ma perché egoisticamente e stupidamente, ero orgoglioso del fatto che un gay potesse avermi trovato attraente.

La ragazza mi abbracciò.
Diventò la mia prima fidanzata dopo qualche mese.

Kim Taehyung. Era lui quello che aveva fatto la soffiata, era lui quello che per gelosia o per vendetta aveva rovinato la vita a scuola al suo
ex-migliore amico Park Jimin.
Eppure io non avevo fatto nulla per cambiare la situazione, per difenderlo.

Continuo ad essere ancora dispiaciuto per quella storia.

Ero colpevole esattamente quanto Taehyung e quella consapevolezza non fece altro che rendersi ancor più concreta quando Jimin comiciò a saltare la scuola. I primi tempi fu per pochi giorni, poi per intere settimane.

𝐖𝐀𝐓𝐄𝐑 𝐅𝐎𝐔𝐍𝐓𝐀𝐈𝐍 * pjm ; mygDove le storie prendono vita. Scoprilo ora