Ti brillano gli occhi.

302 12 1
                                    


Capelli scuri, lentiggini, occhiali da sole, voce profonda. Io questo qui lo conosco.

È un cantante, è Ultimo, nonché uno dei miei artisti preferiti.

Fino al giorno prima discutevo con Laura, la mia migliore amica, sul prenotare i biglietti del suo prossimo concerto e ora me lo ritrovo davanti, bello come il sole e con un sorrisetto beffardo stampato in faccia.

Cerco di darmi un contegno, non è educato starlo a fissare senza spiccicare parola, come se fosse un animale da zoo.

«Mi sa che era destino, mi spiace.» sorrido. «Posso solo prometterti che cercherò di non litigare, nonostante tutto siamo quasi concittadini.» alzo le mani in segno di resa.

«Nun ce posso crede, 'na romana che tifa Juve.» scoppia a ridere di gusto.

Ha una bella risata, di quelle che fanno sorridere anche te di riflesso.

«Non sei il primo a dirmelo, sconvolgo sempre l'ottanta per cento delle persone che lo vengono a sapere.» alzo le spalle e cerco di sistemarmi meglio sulla sedia. «Comunque non sono proprio di Roma, sono di Formello ma studio qui.»

«Che studi?» si incuriosisce subito lui.

«Giurisprudenza.»

«Una gran bella fatica.» ammette.

Non ho il tempo di replicare perché i giocatori entrano in campo per l'inizio della partita e la mia attenzione viene totalmente risucchiata dagli 11 giocatori che indossano la maglia bianco nera.

La partita procede tra tiri in porta e azioni sprecate, fin quando Niccolò non prende la parola.

«Se sei de Roma, com'è possibile che nun tifi la nostra squadra, o massimo la Lazio? È un po' strano.»

«Mio fratello e mia madre tifano Juventus quindi, vuoi o non vuoi, anche per me è stato amore a prima vista fin da piccola.»

Nel mentre Bonucci commette fallo su Florenzi e metà stadio urla all'arbitro di uscire fuori il cartellino rosso.

«MA CHE ROSSO, HA PRESO LA PALLA, CHE STATE A DÌ!» mi scaldo subito io, mostrando il lato polemico e poco femminile che è in me.

C'è poco da fare, quando si parla della Juve non voglio sentire ragioni, porto totalmente la mia attenzione sulla partita e sulla mia squadra e per quei 90 minuti esistono soltanto loro.

«Daje, è annato sulla gamba, è rosso!» mi contraddice Niccolò, mentre entrambi ci sporgiamo in avanti per guardare meglio l'arbitro che è andato a verificare l'azione al VAR*.

Sono nervosa, questa partita è importante per la squadra, ci farebbero decisamente comodo tre punti per confermare un ulteriore distacco in classifica tra noi e il Napoli.

L'attesa sembra infinita, quando finalmente l'arbitro esce fuori il cartellino giallo, negando così il calcio di rigore per la Roma. Metà Olimpico inizia a protestare, mentre io esulto vittoriosa, scatenando l'ennesima risata da parte di Niccolò.

«Non avevo mai incontrato 'na ragazza così appassionata de calcio, so veramente impressionato.» mi osserva meglio attraverso i suoi rinomati occhiali da sole, chissà se entro la fine della partita li leverà mai.

«In maniera negativa?» chiedo, ho paura di avergli fatto una cattiva impressione.

Ci rimarrei male, odio il sessismo mostrato dagli uomini nei confronti delle donne che si appassionano al calcio: non si tratta di un sport per soli uomini, lo sport è di tutti, è di chi se ne innamora.

Please, don't stand so close to me. | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora