1. Occhi Belli

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Alex's POV
Come si arriva a essere ciò che siamo?
Nessuno lo sa. Qualcuno dice che siamo ciò che scegliamo di essere, ma l'unico motivo che lo spinge a pensarla così è che è spaventoso, addirittura terrificante, pensare che non abbiamo il controllo sulla nostra vita.
Nel corso della storia ha preso tanti nomi: la Moira, il Fato, il Destino, la Provvidenza. Si è attribuito a divinità, persone comuni, entità spirituali, ma mai nessuno ha avuto l'audacia di affermare che tutto semplicemente succede.

Siamo progettati per avere il controllo della nostra vita, o, quantomeno, per provarci.
E' accomodante la teoria che sia Dio a decidere cosa deve succedere nella nostra vita, ci dà un senso di sicurezza.
"Siamo ciò che scegliamo di essere".
Lo trovo quasi patetico.
Siamo quello che la vita, gli avvenimenti, i dolori e le battaglie ci fanno diventare. Non scegliamo chi essere, siamo in continua evoluzione; siamo solo pedine in mezzo all'inesorabilità degli eventi di forza maggiore.
Siamo sassi in balia della corrente del mare, veniamo modellati dalle onde, e i segni di esse sono visibili a tutti gli attenti osservatori.
So che non è una teoria molto ottimista, ma nella mia vita non c'è mai stato spazio per un destino o per Dio.
Sono Alex Vause, e questa è la storia delle onde che mi hanno spostato in lungo e in largo per l'oceano, prima di lasciarmi in riva.

Questa storia inizia alla fine dell'estate, stagione delle frivolezze e del divertimento; anche se, ad essere sincera, non ne ho mai provato tanto.
Sono già le 22:53, e come in quasi ogni notte estiva, mi preparo a uscire. Indosso il solito cappotto e frugo all'interno delle tasche: l'accendino c'è, le cartine, il tabacco, i filtri... ho tutto, sono pronta a uscire. Prendo il cellulare, le chiavi di casa e il portafoglio, e mi dirigo verso il parco deserto in cui sono solita fumare con i miei amici, e per le 23:06 sono lì. Alle nostre solite due panchine ci sono già tre ragazzi del mio gruppo: Aaron, Gabe e Nigel. A breve dovrebbe arrivare Shane, che ci porterà "la roba": è così che la chiamiamo.
Intanto arriva il resto del gruppo; li sentiamo arrivare da lontano perché stanno ascoltando musica ad alto volume, e sghignazzano senza un contegno. Appena fanno capolino, io li rimprovero: "Volete abbassare quella musica? Dev'essere una cosa discreta!"

"Alex, non essere la solita guastafeste, nessuno dirà niente, dolcezza".
Sospiro infastidita per l'appellativo che Tony mi ha rifilato, e intanto arriva Shane, che ci da l'erba che gli avevamo richiesto.
"Grazie Shane!" urla Aaron, e io gli do un pugno sul braccio.
"Ho detto di non fare chiasso!" lo rimprovero, e lui esclama a voce alta: "Ma che ci fa questa con noi? Tony, non avevamo detto niente donne in questa comitiva?"; Tony solleva le spalle, tutti sanno che ha da sempre una cotta per me... peccato che a me non interessa Tony; non solo perché lo trovo patetico, sia chiaro, ma anche perché è un maschio. Ecco, la scoperta del mio orientamento sessuale: una delle onde della mia esistenza.
"Sapete cosa? Se vi disturbo, sappiate che la cosa è reciproca. Io me ne vado", dico, prendo la mia parte e lascio una banconota sulla panchina, mi allontano velocemente da quel gruppo di cui non mi sono mai sentita un membro, condivido solo un interesse: la droga. Be', due, se contiamo anche le ragazze.
Quando ho appena imboccato una via che mi avrebbe condotto verso casa, sento una voce femminile urlare: "Fermi tutti, non ve lo ripeterò due volte!"; subito capisco che ci hanno teso un'imboscata, quindi inizio a correre più veloce che posso, le mie gambe sembrano dei tornado, non ho mai corso così veloce in tutta la mia vita. Appena arrivo nel mio condominio rallento, sono finalmente al sicuro. Entro e chiudo la porta, poi salgo sull'ascensore e premo il pulsante del mio piano: 3.
Estraggo le chiavi e le infilo nella serratura, ma sento una presenza alle mie spalle; prima che possa girarmi una mano si posa sulla mia spalla destra. Una scarica di adrenalina mi pervade istantaneamente: memore dei miei 7 anni di karate e autodifesa, mi giro e mi ritrovo con il polso della misteriosa persona in mano, e il suo braccio girato. Lei, per riflesso, si gira, e io afferro l'altro polso. Il tutto succede in neanche un secondo, ma mi basta per accorgermi chi è l' "estraneo".
"Dio, Nicky, mi hai fatto prendere un colpo", esclamo; Nicky è la mia migliore amica dalle superiori e adesso siamo iscritte alla stessa università, anche se a dir la verità non studiamo molto. Anche lei è lesbica, infatti non perde occasione per portarmi a feste di ogni tipo, e sia io che lei ne usciamo sempre con una "preda": è così che chiamiamo le ragazze con cui passiamo la notte.
"Vause, a giudicare dalla tua reazione hai del fumo addosso", scherza lei con la sua solita voce consumata dalle sigarette, e io le intimo di abbassare la voce. Perché nessuno qua sa essere discreto?
"Entra" le sussurro, e completo il giro di chiave iniziato poco prima.
Appena mette piede nel mio appartamento, la mia migliore amica dice: "Non mi abituerò mai a questo lusso", riferendosi all'aspetto della mia abitazione. E' buffo per me essere associata alla parola "lusso": sono stata abbandonata da mio padre, o almeno, dall'uomo che ha fecondato l'ovulo da cui sono nata; definirlo "padre" mi sembra eccessivo. Non sono mai stata benestante, anzi, sono vissuta in mezzo alla povertà. Per questo ho iniziato a spacciare droga, è così che mi pago gli studi. Spesso vendo droghe pesanti come la cocaina, ma non ne faccio uso, o quantomeno, non più; di tanto in tanto, però, fumo marijuana.
Per quanto riguarda l'appartamento, è di proprietà della famiglia di Diane, e lei lo ha voluto lasciare a me quando ho deciso di studiare letteratura inglese a New York. L'appartamento dista circa venti minuti a piedi dalla mia facoltà, quindi la raggiungo abitualmente con una passeggiata, a meno che non sia in ritardo. L'alternativa è una moto che mi ha regalato Tom, un mio vecchio amico che ha un'officina qui a New York. Gliel'avevano dato per rottamarla, ma con me l'ha rimessa in sesto, e adesso, nonostante gli anni, funziona alla perfezione.
"Dai Vause, non farmi aspettare!" mi richiama, e io porto gli occhi al cielo.
"Ecco a te", le do tutto il necessario per fumare, e lei inizia a preparare. Anche questa serata è finita così: sballate e senza aver fatto nulla di produttivo.

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