(1). Il massimo di te

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«No...Jorge... aspetta...»

Entrambe le sue piccole mani andarono ad afferrare quella di lui, grande ed affusolata: la strinsero forte tra le dita tremanti, costringendolo a fermarsi di soprassalto. Lorenzo si bloccò di colpo, le scarpe sfregarono audaci sull'asfalto, producendo un suono angusto, ruvido, simile a quello di uno pneumatico che struscia sotto le vibrazioni adrenaliniche del motore. Si voltò a guardarla, inclinando il capo verso il basso; i capelli leggermente spettinati, le sopracciglia corrugate e le labbra semichiuse.

«Cosa succede?», le chiese perplessamente, lo spiccato accento spagnolo offuscava il significato delle sue parole, mentre inseguiva, con fare estremamente confuso, lo sguardo quasi intimorito di lei.

Giulia si morse nervosamente il labbro inferiore; i capelli castani luccicavano al sole, facendoli sembrare di un acceso biondo cenere, e le incorniciavano il viso dai diafani lineamenti, arrotolandosi scaltramente su loro stessi, rendendolo ancora più grazioso.

Sporse la testa verso l'alto, per poter incontrare, a sua volta, il viso espressivo del ragazzo e rivolgergli un'occhiata mista tra spavento ed ansia repressi.

«Forse è meglio che passiamo da dietro...», suggerì incerta, intrappolandosi la lingua tra i canini, nella speranza di riprendere il controllo di sè stessa. Al contempo, la mano di lui diveniva sovrana ed in potere di quella debole stretta: le dita calde le cirondarono dolcemente i polsi, ricalcandone le vene, contenedoli entrambi; il pollice ne massaggiava la pelle lattea, con la stessa delicatezza che si riserva ad un oggetto raro e prezioso.

«Porque?», domandò Jorge, sempre più perplessamente, seppur intuendo la ragione assurda che le tingeva le gote di un notevole colore rosso.

"Quanto è bella, quando arrossisce...", pensò tra sè e sè, con la sua anima a ferro e fuoco, ma il suo buon senso non permise a quello stesso pensiero di estendersi oltre le sue corde vocali.

Giulia deglutì, compiendo un altro passo in avanti, ed eliminando, così, la ridicola distanza che li separava.

Lo guardò incerta: «Mi sento un pò in imbarazzo a venire quì... saremo come minimo fotografati da tutti.» confessò, abbassando lo sguardo verso le sue scarpe nere, imbarazzata e colpevole, mentre un boccolo color cioccolato, sfuggendo dalla fascia dorata tra i suoi capelli, le scivolava sagace lungo la mascella.

Jorge, per tutta risposta, sbuffò una risata trattenuta, scuotendo sconsolatamente la testa.

I motomondiali 2017... quanto aveva aspettato per quel momento tanto importante.

La sua carriera necessitava, senza ombra di dubbio, di una svolta decisiva, a seguito di un cumulo sufficiente di sconfitte ed insuccessi e quello... quello lo sarebbe stato.

Perché quella volta, dietro la sfida che stava per azzardare, c'era dell'altro, un uragano che soffiava forte come travolto dal mare in tempesta: c'era un viso, un corpo; la promessa di un sentimento sconosciuto, l'amore ed il desiderio; il silenzio agognato della propria anima che da sempre ululava e piangeva. C'era la sua Giulia.

«Sono seria...», lo redarguì lei accoratamente, sollevandosi in punta di piedi per poterlo fronteggiare: i loro nasi si scontrarono, strofinandosi appena tra di loro; gli occhi del pilota ricalcarono, lenti, i contorni di quelli di lei, azzurri e profondi, che riflettevano informe la sua figura, come una foto immersa tra la spuma dell'oceano.

Jorge serrò la mascella, insolidendo la presa attorno alle sue mani. «Vos... erès mi mujer.» le ricordò sommessamente, sfiorandole le labbra carnose con le proprie, increspando tra loro i propri respiri concitati. «Tutti lo devono sapere...», continuò, inspirando l'odore di miele che, soffici folate di vento, conducevano consapevoli verso di lui, a torturarlo lento.

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