E Fu Sera E Fu Mattina

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Dio non era d'accordo con quell'esecuzione.

O almeno, questa era la misera speranza a cui Aziraphale si stava aggrappando, gli occhi spaventati che ardevano riflettendo il luccichio delle fiamme che si alzavano quasi magicamente-o per meglio dire, divinamente-dal posto in cui erano state accese.
L'unica cosa che riusciva a fargli contenere il panico all'idea di essere bruciato e annullato nella sua esistenza, era quella flebile-ironia della sorte-fiammella di speranza.
Quella che gli diceva che no, Dio non poteva essere d'accordo con un simile atto di crudeltà.
Perché un conto era essere punito, perfino cacciato, se volevano, ma tutt'altra cosa era l'imposizione della sua fine, come se non fosse un angelo, ma un pezzettino di carta da gettare nel camino e ridurre in cenere, dimenticandosi poi della sua passata esistenza non appena aveva smesso di accartocciarsi e sparire tra le fiamme.

Solo che lui non era un oggetto: era una creatura del Signore e come tutti gli altri era stato plasmato dalle sue mani divine e non potevano essere loro a scegliere, no?
Doveva essere Dio, a decidere per lui.
Doveva essere il suo creatore, suo padre, a farlo.
I suoi fratelli non potevano avere un tale potere decisionale: non potevano scegliere di gettarlo nell'oblio, di cancellarlo, senza che Dio fosse d'accordo.
E dubitava che lo fosse.
Quantomeno, lo sperava.

Ma si sa, dopotutto non lo chiamano libero arbitrio per nulla: se gli altri avevano deciso così era perché erano liberi di farlo, in fin dei conti.
Per loro era giusto bruciare il traditore.
Per loro era possibile e se lo potevano fare, lo sapeva, l'avrebbero fatto.

Forse anche questo faceva parte del piano ineffabile.
Forse Dio l'aveva voluto a salvare il mondo, ma questo richiedeva il suo sacrificio e chi era lui per contestare quella decisione?
Dopotutto, aveva salvato la Terra, quel bel pianeta che sapeva portare orrori tanto quanto meraviglie e che lui amava.
Ma era davvero questo il piano del Signore per lui? Lasciarlo a consumarsi tra le fiamme, fino a perdere la propria forma, la propria coscienza, l'esistenza; fino ad essere cancellato dalla memoria dell'universo.

Il solo pensiero gli aveva messo i brividi.

Dio avrebbe potuto davvero volere quello per lui?
Se non l'avesse voluto, sarebbe intervenuto. Ma se l'avesse fatto, avrebbe fermato il libero arbitrio.
Quindi forse era d'accordo, oppure non lo era ma non poteva intervenire, o non voleva farlo o-aveva scosso piano il capo, confuso.
Ogni tanto, gli sembrava che tutte quelle contraddizioni gli facessero girare la testa e che, per quanto si sforzasse, non fosse mai possibile raggiungere un vero e proprio punto fisso. Continuava a girare e rigirare i propri pensieri ed ogni volta che gli sembrava di essere vicino alla conclusione, ecco che qualcos'altro sconvolgeva di nuovo tutte le informazioni che aveva, facendolo tornare indietro.

Per una volta, però, una parte di lui voleva credere di aver ragione con un'affermazione lineare e semplice, senza fronzoli: Dio non era d'accordo con quella esecuzione, punto.
Gli serviva, quell'idea, gli serviva per non lasciarsi crollare a terra a piangere e supplicare, o peggio.

E poi, era ingiusto.

Era ingiusto che quella punizione tanto ardua e irreversibile venisse applicata, sia per lui che per Crowley.

Crowley.

Il solo pensiero dell'altro gli aveva fatto stringere lo stomaco in una morsa dolorosa, il panico che si era contorto nelle sue viscere.
Quanto tempo gli restava ancora? Era ancora lì, o era già stato cancellato?
L'idea della sua non esistenza gli aveva fatto sentire un dolore sordo al cuore, una sorta di fitta acuta e penetrante, bruciante quasi, come se qualcuno gli avesse infilato la propria spada infuocata dritta in mezzo al petto.

Davanti a lui, gli altri lo guardavano, in attesa.
Aveva fatto scorrere gli occhi sulle loro figure, sui loro lineamenti austeri e in un qualche modo fastidiosamente neutri.
Non c'era traccia di compassione nei loro volti: erano vuoti, freddi, così poco... umani.
Per la prima volta, Aziraphale vedeva la differenza tra di loro: avevano ragione a dire che aveva vissuto troppo sulla Terra, ma la domanda che ora in coscienza sua si poneva era se questo fosse un male per lui o, piuttosto, se non lo fosse per loro.
Sentiva, in qualche modo, di essere più vicino a quelle creature che loro tanto guardavano dall'alto in basso-in ogni senso possibile e immaginabile-ma questo, invece di farlo sentire in colpa, lo faceva sentire stranamente orgoglioso.

E Fu Sera E Fu MattinaWhere stories live. Discover now