Capitolo 2 - Benvenuti a Salem

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La cugina del padre di Aurora aveva da sempre vissuto in un quartiere molto ordinato, composto da villette singole basse, circondate da un giardino e preferibilmente con il barbecue sul retro. C'era molto verde e una stradina brecciata serpeggiava tra le abitazioni, creando un intreccio di vie però non troppo intrecciato; ogni singola casa aveva piantata da qualche parte, con grande orgoglio, la bandiera americana e Aurora notò quella vicino dove avrebbe alloggiato dai suoi parenti. Dietro di lei sentì il rumore del motore del taxi che andava via, quindi decise di avvicinarsi alla porta di ingresso: cercò il campanello, ma, non trovandolo, bussò delicatamente. La prima volta non arrivò nessuno ad aprire, così batté il pugno più forte, ma nessuno nemmeno questa volta. Pensò non ci fosse nessuno, così si mise in punta di piedi per vedere da una piccola finestrella della porta nella speranza di capire se ci fosse qualcuno all'interno: forse sarà stata la sua immaginazione, forse la sua stanchezza, forse i racconti di quello strano tassista, ma Aurora avrebbe giurato di osservare un'ombra con un cappello a punta, quella di un gatto e di sentire strani rumori di pentole o comunque di qualcosa di metallico...addirittura le parve che una scopa stesse volando.
-Ah, quell'uomo sta avendo una cattiva influenza sulla mia vista...- disse a voce bassa.
Finalmente la maniglia fece scattare la serratura e comparve sulla soglia una donna sulla trentina, con capelli del colore della pece e occhi del più intenso verde che si possa immaginare.
-Tu devi essere Aurora. Piacere di conoscerti, io sono Meredith, la cugina di tuo padre. Entra pure-
La ragazza si fermò all'ingresso in attesa di disposizioni da parte di sua zia che non tardò ad accompagnarla nella sua camera al piano di sopra:
-Qui è dove starai tu. Accanto c'è la stanza mia e di mio marito, al piano di sopra la soffitta dove puoi andare per rilassarti e nel seminterrato...-
-Cosa c'è nel seminterrato zia?- Chiese lei incuriosita.
-C'è il seminterrato. Un vecchio magazzino, umido e pieno di cianfrusaglie. Niente che interessi ad una ragazza della tua età- rispose Meredith frettolosamente, per poi riprendere -Abbiamo un gatto nero, Notte. Spero tu non sia superstiziosa-
-No zia, tranquilla. Grazie per tutto-
Aurora rimase da sola e iniziò quindi a disfare la sua valigia, a sistemare la sua macchina fotografica sul comodino e le sue istantanee nel cassetto sotto il letto. Voleva metterle lì, ma stava facendo una fatica immensa ad aprilo, tanto da temere che si potesse rompere: era decisa ad aprire quel maledetto cassetto, perciò diede uno strattone secco. Il legno scricchiolò, perché probabilmente quel coso non veniva usato da tempo, anche a giudicare dalla polvere che veniva dall'interno. Aurora diede un colpo al fondo, avendo paura che le sue foto si potessero rovinare: c'era un doppio fondo e lei doveva scoprire cosa contenesse. Sollevò senza problemi il pannello, trovando quello che meno si aspettava: un libricino intitolato "Memorie di una persecuzione". Si sedette a gambe incrociate sul parquet, mise a posto il cassetto ed iniziò a leggere a bassa voce la prima pagina:
-Memorie di una persecuzione. Salem, Massachusetts, anno 1692. Le ennesime vittime di una lotta senza senso- Voltò pagina e comprese che quello era un diario, a giudicare dalla scrittura a mano. Lesse velocemente alcuni passi, riflettendo ad alta voce:
-Ah, quante stupidaggini. L'ennesimo libro sulle streghe, sui processi...cosa dovevo aspettarmi di trovare a Salem! Mi perseguitano queste storie-
Era un diario di un uomo che in prima persona raccontava di aver vissuto uno dei più sanguinosi processi contro le streghe, quello appunto del 1692. Ad Aurora saltò all'occhio il nome dell'autore:
-Jim...che coincidenza! Come mio padre-
-Aurora! La cena è pronta!- La voce di sua zia interruppe i suoi pensieri.

Un passaggio per Salem (sospeso per ora)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora