Rancore

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L'alba è nata da qualche ora, mentre la città si risveglia lentamente. Il velo sottile delle nubi copre la magnificenza del cielo che apre gli occhi al giorno.

Per strada, il fantasma di un ragazzo cammina a testa bassa verso il nulla, i capelli biondi spettinati da una brezza leggera; ha la pelle tormentata da baci perduti, e un sorriso che scivola via lentamente.

Non ha un nome. Non ha più tempo.

Ha disobbedito agli ordini. Adesso non può più rimandare le conseguenze.

Tra le mani stringe una fialetta vuota, il suo ultimo gesto ribelle prima di andarsene per sempre, senza guardarsi indietro. Il suo ultimo gesto.

Mentre si ferma un momento a guardare il cielo, il suo cuore si riempie di odio.

Non avrebbe voluto che le cose andassero in quel modo. Avrebbe desiderato avere un'altra strada. Un'altra possibilità. Ma non gli è stato permesso: qualcuno ha stabilito che angeli e demoni non avrebbero mai potuto amarsi.

Non odia i demoni. Non può.

Il suo rancore lo dedica a se stesso. Lo dedica a chi gli ha impedito di essere felice.

Una leggera pioggia estiva comincia a cadere, accarezzando la sua pelle sofferente come se volesse lavarne via i segni dell'amore. Gli inumidisce i vestiti, scivola sui suoi capelli. Lo bacia, un'ultima volta, e consacra con questa benedizione la sua purezza.

Non ha più tempo, eppure va bene. Non ha bisogno di altro tempo.

Sa che è arrivato il momento.

Spalanca le braccia e si arrende, senza preoccuparsi delle automobili che passano per la strada, della pioggia che lo implora di restare, del cielo che sopra di lui si fa sempre più oscuro, mentre nel suo torace il cuore pare tanto gonfio di sofferenza da esplodere, e i polmoni non riescono più a riprendere fiato.

Non ha voluto che lei assistesse. Ha preferito andarsene in solitudine.

La sua vita intera gli scorre sotto agli occhi, è illusione e realtà, è un ricordo, è tutto e nulla, una danza di colori che termina con il vuoto. Prova sensazioni che non esistono, mentre il veleno fa effetto; nel petto ormai il cuore è fermo, gelido, e il respiro si interrompe.

Il ragazzo senza nome si getta in avanti per cercare di aggrapparsi al ricordo più bello che ha conservato, un'allucinazione che gli è apparsa in delirio, il suono della felicità, nell'esatto momento in cui il dolore diventa insopportabile.

La sua mente cede.

Precipita.

Dalla finestra dell'hotel, una ragazza in lacrime lo guarda cadere a terra e morire.




L'odio di un angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora