I.

4 0 0
                                    

Era un giorno come un altro alla Rockwood High, i liceali trascorrevano serenamente la giornata scolastica, quando qualcosa disturbò irrimediabilmente la quiete..

"Alexander Goldenrace che cosa credi di fare esattamente?!" gridò il capitano della squadra di basket del liceo, Dewin Russell. Alexander a quelle parole sfoderò il suo sorriso più bello (quello che usava nei casi in cui doveva sembrare del tutto innocente) e disse semplicemente "Quello che è giusto, caro Dewin" e dopo quelle parole, prese il pallone portafortuna della squadra e lo lanciò dalla finestra, oltre i confini della scuola. "La prossima volta farai meglio a non lanciare più niente oltre la palestra. Te l'ho ripetuto un milione di volte ma tu non vuoi proprio capire. Ora vediamo se ti entra in testa il concetto" Alexander fece un'uscita di scena da Oscar e lasciò il capitano ancora fumante di rabbia nell'ufficio del consiglio d'istituto.         

Mentre lasciava l'ufficio per dirigersi alla propria aula dove di lì a breve avrebbe avuto luogo una noiosissima ora di letteratura francese, Alexander si trovò la strada sbarrata dal ragazzo più popolare della scuola: Maximus Zantes. Era il cestista più ambito della squadra nonostante fosse anche il più piccolo, ed era palese il motivo di questa sua celebrità. Maximus, avendo origini greche, era stato letteralmente benedetto dagli dei! Aveva gli occhi del colore del mare in tempesta e dei riccioli scuri che gli andavano ad incorniciare i lineamenti perfetti del viso. Nonostante ciò, era famoso anche per usare i ragazzi per una notte e poi gettarli nel dimenticatoio. Già, avete capito bene, ho detto ragazzi. Maximus era gay dichiarato da ben due anni, ovvero da quando aveva iniziato il liceo e questa era la cosa che più irritava Alexander. Lui frequentava quel liceo da cinque anni e non aveva mai avuto il coraggio di dichiarare la propria omosessualità per paura di non essere più apprezzato. In effetti Alexander era uno di quei ragazzi che porteresti a conoscere i tuoi, insomma il ragazzo perfetto. Abbastanza alto, carnagione chiara e dei lineamenti delicati che gli si addicevano molto. Come se non bastasse, aveva anche due gemme dorate al posto degli occhi e dei capelli color del grano che portava abbastanza lunghi per formare il ciuffetto biondo che tanto amava.                                                            
"Grazie a questa scenetta ora il capitano ci farà sgobbare il doppio agli allenamenti, Aly. Non credi tu abbia esagerato un po'?" Maximus sorrise malizioso cercando di ammaliare il biondo, ma Alexander era di tutt'altro avviso. "Punto primo, solo agli amici do il permesso di darmi nomignoli, ed ovviamente tu non sei in quella lista. Punto secondo, non me ne frega niente di quello che vi farà fare Dewin, è stato lui a provocarmi e ora ne paga le conseguenze. Punto tre, fuori dalle palle idiota tutto muscoli" il tutto venne accompagnato dal sorriso più falso che Alexander potesse cacciare fuori, il che, mixato alla sua ultima affermazione, fece ridacchiare Maximus, che per tutta risposta gli si avvicinò pericolosamente fino a sfiorare l'orecchio destro del biondo per poi sussurrargli delle parole che nessuno dei due avrebbe dimenticato facilmente.                                                                                                                                                                                 "Quando fai così mi viene una gran voglia di caricarti sulle ginocchia e sculacciarti. Se non vuoi che questo accada allora non provocarmi con quella tua bocca tagliente, Aly" il moro rimase ancora per qualche secondo contro l'orecchio di Alexander, per poi dargli un leggero bacio sotto il lobo prima di allontanarsi lungo il corridoio. Il biondo, nel frattempo, aveva trattenuto il respiro fino a quando non si rese conto di aver bisogno di incamerare ossigeno. Che cosa significavano quelle parole? Maximus lo desiderava? E da quando? Prima di allora non si erano mai rivolti la parola e adesso se ne usciva così? Alexander decise che non avrebbe rivolto un altro pensiero di più a quel pallone gonfiato e si diresse spedito verso la sua aula. La giornata trascorse molto lentamente, e purtroppo non riuscì a togliersi dal cervello il profumo di quel diavolo dagli occhi blu! 

Hurricane.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora