capitolo 10

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Josephine

Non riesco neanch’io a capire del tutto il perché delle mie azioni, ma la vicinanza con Hero mi ha fatto provare delle sensazioni troppo forti, per cui ho avuto paura.

È stato fin troppo gentile con me, e forse anche per questo suo dolce comportamento nei miei confronti sono scappata.

Perché io non potrò mai dargli tutto quello di cui ha bisogno. Non potrò mai amarlo fino in fondo, se prima non riesco ad amare e ad accettare me stessa.

Continuo a correre verso l’unica meta che ritengo abbastanza sicura in questo momento: casa di Pia. Forse lei potrà aiutarmi in qualche modo, consigliarmi, dato che è l’unica a conoscere i sentimenti che provo.

All’inizio pensavo che fosse solo una stupida cotta passeggera, o addirittura, che provassi semplicemente troppa pena per lui e per il suo passato.

Ma ho capito di sbagliarmi quando dopo un anno, ancora non riuscivo a smettere di guardarlo. I miei occhi erano sempre e solo fossi su di lui, non hanno mai guardato nessun altro ragazzo all’infuori di lui.

Busso insistentemente sulla porta di casa della mia migliore amica, «Pia, sono io! Apri, per favore!», urlo sperando con tutte le mie forze che sia in casa.

Sento una finestra aprirsi.
«Josephine? Ma che fai?», urla lei guardandomi dall’alto. Non ho il tempo per risponderle che rientra dentro.

Mi piego con le mani sulle ginocchia quando sento il dolore alle ossa causato dalla febbre. Se solo non fossi così stupida, a quest’ora sarei ancora seduta sul divano con Hero.

Pia apre la porta.
«Dai, entra e spiegami tutto», mi dice una volta che si scosta dalla porta. Le sorrido e la prima cosa che faccio è andarmi a buttare sul divano.

Sono distrutta e ho il corpo tutto dolorante, compresa la testa che non smette di pulsare per la lunga corsa che ho fatto per venire qui.

«Ieri sono andata nel parco dove andavo con mia mamma e ci sono rimasta anche fino al diluvio. Hero mi ha trovata e mi ha portata a casa sua e..», mi blocco per qualche secondo.

«E?», mi chiede Pia alzando un sopracciglio.

«E sono scappata, Pia. Non riuscivo a stargli così vicino e far finta di nulla. Sai meglio di me quello che provo per lui», annuncio sconfitta.

«Una cosa che so meglio di te è che sei stata una stupida, Jo! Devi assolutamente andare da lui e chiedergli scusa!», urla esasperata.

«Cosa?! No, non posso! E se mi chiede qualcosa? Come faccio? Non posso dirgli di amarlo, Pia!», urlo anche io.

Lei sbuffa, «Se non vorrai, non glie lo dovrai dire per forza, Josephine. Ma almeno un ‘grazie’ per averti portata a casa sua ed uno ‘scusa’ per essere scappata, glie lo devi», dice seriamente.

Guardo la mia migliore amica e vedo che nel suo sguardo non si aspetta un no come risposta. Perciò sospiro, pensando che andare da lui a chiedergli scusa non mi costi assolutamente nulla.

Mi alzo dal divano, sistemandomi i pantaloni della tuta di Hero, compresa la sua maglietta. Vengo inebriata del suo profumo e in questo momento, decido cosa fare.

«Vado».

L'altra faccia dell'amore//Herophine//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora