Capitolo 13

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«E niente, alla fine avrei voluto picchiarlo seriamente, ma abbiamo fatto pace» questa è Giada, la mia migliore amica. Ormai ci conosciamo da anni, fin dalle superiori, e praticamente è come se fossimo la stessa persona: pensiamo le stesse cose, allo stesso modo e quando siamo insieme ci completiamo le frasi a vicenda. Quando tutti parlano di anime gemelle e di amore, io sono sempre pronta ad affermare che sì, l'anima gemella esiste e la mia è proprio lei.
«Ma quanta pazienza hai! Io al tuo posto l'avrei linciato» le dico io, mentre lei mi sta raccontando dell'ultima lite col suo ragazzo.
«Sempre gentile e delicata tu, eh!».
Giada ride e la sua risata mi contagia, sono giorni che non mi lascio andare a questi momenti e parlare con lei mi sta riportando piano piano il buonumore. Non mi ero resa conto di quanto mi mancasse finché non ho ricevuto la sua chiamata. Cavolo se mi manca da quando mi sono trasferita a Bologna. Mi sono lasciata dietro tante cose, quando sono venuta a studiare qui, ma Giada fa parte di quelle che avrei voluto poter infilare in valigia e portare con me. Visto il suo corpo minuto, avrei potuto provarci seriamente, ma sfortunatamente non è andata così.

Le ho raccontato cos'è successo al concerto: di Luca, di Lucrezia, di Dario. Giada stava quasi per salire in macchina e guidare fin qui, ma le ho assicurato che sarei stata bene: in ogni caso, tra non molto tornerò nella mia vecchia città per le vacanze invernali e quindi riusciremo a vederci.
Restiamo ancora un po' al telefono a parlare, ci sarebbero così tante cose da dire, ma il tempo sembra non bastare mai e alla fine dobbiamo salutarci.
Subito dopo aver chiuso la chiamata, sento l'ansia che mi assale, come se avessi premuto il tasto "pausa" sulle mie emozioni più brutte e adesso fossero tornate a fluire.

Le lezioni universitarie stanno terminando, in vista della sessione di esami invernale, ma la verità è che io ho smesso di frequentare il corso negli ultimi giorni. Ho il morale sotto i piedi, dopo tutto quello che è successo non mi sento di circondarmi di persone e non riuscirei a seguire le lezioni correttamente: ho la testa da un'altra parte. Per fortuna ci pensa Cate a passarmi gli appunti delle ultime lezioni che ho saltato.
Per il resto del tempo, invece, non riusciamo a vederci molto perché al momento lei è molto presa da Francesco: i due ancora non stanno insieme, ma è come se fosse così perché si vedono quasi tutti i giorni e Caterina non fa altro che parlarmi di lui. In mezzo a tutti i miei casini, questa è una delle poche cose che mi dà un po' di gioia.

È proprio Caterina che riesce a convincermi – non chiedetemi come – ad uscire di camera questa sera, per andare ad una festa in centro. Decido di andare per provare a distrarmi e a tirarmi su il morale. Voglio davvero riprendermi e tornare a non pensare, o per lo meno offuscare i pensieri.
Cate e Tonno vengono a prendermi alla residenza e andiamo insieme alla festa. È l'ennesimo evento universitario e mentirei se dicessi che non ho pensato all'eventualità di incontrare Luca, ma non voglio rinunciare per colpa sua.

La prima cosa che faccio è prendermi un drink: non riuscirei a distrarmi davvero senza iniziare da qui. Bazzico un po' per la festa, a tratti da sola, a tratti in compagnia di Cate e Tonno, ma mi sento un po' in colpa a stargli troppo attaccata perché so che preferiscono rimanere da soli.
Sono in mezzo alla pista quando mi viene incontro Dario, lui è lì con dei suoi amici. Ci salutiamo un po' imbarazzati, ma entrambi ci sforziamo di apparire naturali, di comportarci come se la tensione che c'è tra noi non esistesse.
Poi Dario si allontana per andare a salutare altri suoi amici. Mi promette che tornerà, ma nel frattempo rimango nuovamente sola in mezzo alla sala.

Sono qui che bevo il mio drink e sono piuttosto brilla e i pensieri iniziano a scivolarmi via dalla mente come fossero olio.
Sento una mano che mi tocca il braccio, per attirare la mia attenzione. Quando mi giro per vedere chi è, rimango un attimo paralizzata.
«Possiamo parlare?».
È Luca.

So che la cosa giusta da fare sarebbe girare i tacchi ed andarmene, ma non lo faccio. Forse è l'alcol o forse è che sono troppo buona.
Lui cerca di parlarmi nell'orecchio, sopra la musica. Si sta scusando, sta cercando di spiegarmi che aveva bevuto, che non si ricorda neanche bene cosa sia successo con Lucrezia: non voleva ferirmi, ci tiene a me, non succederà mai più.
È a quelle sue ultime parole che lo interrompo.
«Non succederà mai più, perché io e te non stiamo più insieme» gli dico, con voce ferma.
Lui mi fa lo sguardo da cane bastonato: un po' triste, ferito, come se lo avessi abbandonato. Mi si avvicina e con le mani mi prende per i fianchi.
«Dai Emma, come faccio a farmi perdonare?».
«Non puoi, Luca» e mentre lo dico cerco di svincolarmi dalla sua presa. Ma lui la mantiene salda, mi riavvicina a sé ed è difficile allontanarmi.
«Lascia che ti dimostri quanto ci tengo» mi dice allora lui, ubriaco.
Prova a baciarmi, ma io lo scanso e alla fine mi bacia sulla guancia.
«Ti ho detto di no, Luca» gli ripeto.
«Lasciami stare».
Lui si fa insistente, non mi vuole proprio mollare e io inizio ad allarmarmi. Le sue mani sono ancora sui miei fianchi e io provo a divincolarmi, ma lui mi attira a sé e prova ancora a baciarmi.
Cerco di respingerlo, puntandogli i palmi delle mani sul petto, ma lui è più forte di me e non riesco a mandarlo via.
Sento le sue mani strisciare ovunque ed inizia ad assalirmi il panico.

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Nel prossimo capitolo:
[...] «Ti ha detto di lasciarla stare».
Luca si gira a guardarlo e in quel gesto allenta la presa su di me, così io riesco finalmente a distaccarmi ed allontanarmi da lui. 

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Vabbè, ormai che Luca era uno stronzo si era capito, no? 
In questo capitolo ne abbiamo un'ulteriore conferma.

Cosa succederà adesso? Vediamo se indovinate nei commenti! 😝

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