Chapter 2.

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La mia scuola è la tipica scuola modello della città. Qui tutto deve essere un "modello d'ispirazione" per gli altri, o così c'è scritto al cartello d'entrata in città. La verità è che sono tutti costantemente nascosti da una maschera, e a nessuno piace la propria vita, me compresa. Si mostrano tutti perfetti per non dover affrontare la realtà delle loro imperfezioni.
La Roseville High è la scuola superiore più grande della città, in un edificio colore beige con dei bellissimi mattoni più scuri. Appena arrivata, cerco con lo sguardo Leslie.
Lei è la mia unica vera amica, se così si può dire. È l'unica persona che mi abbia mai fatto capire come si vive davvero in questa città.
Le faccio un cenno con la mano, ma è girata di spalle e non mi vede; vedo che sta parlando con Trish.
Trish è una delle ragazze, o meglio, è la ragazza più insopportabile e maleducata di sempre. Credo che il suo unico scopo nella vita sia mettere in imbarazzo le altre persone: lei scava nelle vite di tutti, fino a trovare qualsiasi dettaglio o minima cosa che possa essere o diventare un problema, per poi spifferarlo pubblicamente. È anche la solita cheerleader senza cervello; loro le riconosci subito: occhi chiari, capelli lunghi sempre al vento e unghie laccate di rosa acceso.
Leslie non è il tipo di persona che frequenta gente come Trish, perciò se le parla ci dev'essere un motivo particolare.
Promemoria: ricorda di chiedere a Leslie perché parlava con Trish.
Vedo che tra loro la conversazione continua in modo fitto e decido di andare a prendere il mio solito secondo caffè mattutino. Sì, ne prendo due per restare sveglia. Uno a casa, uno a scuola o in qualche bar. A mia discolpa, uno solo non mi basta, anzi, piuttosto mi fa addormentare!
Stamattina il mio umore è piuttosto buono, mi sento bene nonostante l'inizio non fosse stato dei migliori.
"Ehi! Megan! Aspettami!" Sento la voce e capisco subito chi è: Ryan. Lui è il ragazzo che è presente ad ogni festa, ed è sempre molto solare. Credo abbia ancora una cotta per me, dalla terza media più o meno.
"Ryan, buongiorno" gli rispondo mentre ordino il caffè.
"Volevo parlarti di una cosa..." Lo osservo e vero che è nervoso, quindi qualsiasi cosa deve dirmi non promette bene.
"Certo, ti ascolto." Gli sorrido sperando di farlo calmare ma peggioro solo la situazione. Nel frattempo la donna sulla trentina dall'altra parte mi dà il mio doppio caffé con un'aria scocciata.
"So che tra noi non è mai andata oltre il livello di amicizia, ma ti andrebbe di uscire con me stasera? Magari prima andiamo a cena e poi al cinema? O magari prima al cinema e poi a cena, oppure andiamo a pattinare, ad una festa, oppure al..."
"Ryan! Riprendi fiato" gli dico ridendo. Lo osservo meglio: occhi celesti, capelli biondo cenere e un fisico pronunciato ma non in modo esagerato. Dalle medie è cambiato molto. In fondo Ryan non è così male, e cambiare aria mi farebbe bene, spero solo che lui mi aiuti in questo. Poi continuo: "Certo che mi va di uscire con te, direi che prima cena e poi cinema vada benissimo"
Lui si rasserena in un istante.
"Passo a prenderti verso le 7 allora". Mi dà un bacio sulla guancia e va via. Spero proprio vada tutto bene. Nel frattempo il mio caffè si è raffreddato, ma lo bevo lo stesso. Vado verso il mio armadietto, è blu, monotono e strapieno di cose. I corridoi sono sempre così carichi di gente che parla, urla, litiga, ride. Si zittisce tutto solo appena suona la campanella. Sto mettendo la mia combinazione (che nessuno probabilmente indovinerà mai), quando improvvisamente tutto il trambusto finisce, e al suo posto si diffondono continui sussurri e bisbigli. Mi volto con un'aria interrogativa, e vedo che la maggior parte delle persone sta guardando verso l'ingresso in fondo al corridoio alla mia sinistra.
La porta è stata appena varcata da un ragazzo che non avevo mai visto. Ha dei capelli ricci ben tenuti ed è vestito tutto di blu, una tuta sportiva adidas, ha gli occhiali da sole scuri ma a specchio e, al posto dello zaino, un borsello Gucci legato in spalla, avanti. Ciò che mi colpisce è l'aria di superiorità che si diffonde intorno a lui. È un nuovo studente, è certo, ma non capisco perché senta il bisogno di atteggiarsi così. Passa dritto e non guarda in faccia nessuno, finché non sorride ad alcune ragazze che, senza darsi il minimo contegno, lo fissano quasi sbavando. È un bel ragazzo, ma ciò non toglie che a scuola nostra ce ne siano già. Mi guardo intorno e ... mi sbagliavo, non ce ne sono di così belli. Mi passa avanti e non mi guarda, io invece continuo a guardarlo, per capire fino a che punto intende continuare a credere di essere l'unico in mezzo al corridoio. Forse gli piace essere osservato, chissà. Arrivato in fondo al corridoio va in segreteria e finiscono anche i bisbigli, perché tutti vogliono sapere il suo nome.
Connie, la segretaria, sempre di pessimo umore, gli chiede il suo nome e in che anno dovesse essere.
"Quarto anno. Travis. Travis Harrison."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 07, 2019 ⏰

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