Un nuovo inizio

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Capitolo 1
Ero in ritardo. L'ennesimo ritardo. Correvo trascinandomi dietro le mie due valigie piene di vestiti (la maggior parte invernali), trucchi, scarpe e qualche oggetto personale. Nel frattempo mi guardavo intorno sperando di non aver perso l'aereo che mi avrebbe portata a New York per il colloquio di lavoro: ormai era da un po' di tempo che avevo terminato gli studi in una delle scuole più prestigiose della città dove abitavo e da due anni ormai, cercavo lavoro e finalmente quando una mattina aprì svogliatamente il giornale trovai un annuncio che diceva che si erano liberati dei posti come segretaria in un ufficio di New York, ma il bello doveva ancora venire, dato che quello non era un semplice e comune ufficio... era il suo ufficio. L'ufficio del signor Jons. L'uomo più affascinante che abbia mai visto: alto, muscoloso, capelli rigorosamente ordinati e di colore nero, "nero come la sua anima" dicevano alcuni, e dagli occhi azzurri particolarmente freddi, "freddi come il ghiaccio"... ebbene, vi starete chiedendo perché le persone lo etichettano così, semplice. Tutte le persone che volevano un lavoro e sono andate a fare un colloquio proprio da lui, venivano brutalmente cacciate con le stesse parole: "Lei non è all'altezza del signor Jons" ah, ovviamente non era il signor Jons a tenere i colloqui, ma il suo assistente, Jeremy, un uomo altrettanto freddo che voleva solo il meglio per il suo capo. Comunque, senza neanche accorgermene stavo salendo le scale che mi avrebbero portato all'aereo. Ero molto determinata ad ottenere quel lavoro e lo avrei sicuramente avuto dato il mio carattere sicuro, testardo e qualche rarissima volta anche dolce, ero praticamente perfetta per fare la segretaria... anche se il mio piccolo sogno nel cassetto era la fotografia ma non avevo mai avuto occasione di trasformare questa passione in un vero e proprio lavoro, soprattutto perché i miei genitori non me lo permisero qualche anno fa. Sono dei genitori protettivi, forse troppo a volte, e sono anche abbastanza testardi (forse ho preso questo lato del loro carattere) e inoltre vogliono un lavoro che mi permetta di guadagnarmi da vivere abbastanza da non dipendere da loro, infatti da quando si sono trasferiti in Spagna qualche settimana fa, mi avevano addirittura chiesto se volessi andare con loro ma la mia risposta era ovviamente negativa. Mi sedetti nella seconda fila a destra nella parte del finestrino ovviamente e presi un lungo sospiro di sollievo dato che ormai ero arrivata. Mi guardai attorno e notai una coppia di anziani intenti a chiacchierare (o forse gridare) sui prezzi troppo costosi delle compagnie aeree, poi c'era una ragazza sui 17 anni che ascoltava musica dal suo telefono con degli auricolari e qualche volta mimava una chitarra elettrica con entrambe le braccia, più in là c'era un ragazzo forse della mia età (22 anni) che osservava il panorama fuori dal finestrino e picchiettava con l'indice della sua mano destra il bracciolo del suo sedile: era davvero un bel ragazzo ma non mi ci soffermai, sapendo che ormai il ragazzo perfetto per me non esisteva. Era da tanto che non perdevo la testa per qualcuno, più nello specifico dalla seconda superiore: il giocatore di football più bello della scuola che mi ha tradita con la ragazza cheerleader, e dopo che l'ho scoperto la testa di quel bellissimo ragazza era letteralmente finita dentro un gabinetto dei bagni della scuola. Storia commovente. Mi rigirai verso il finestrino e notai che il sole sorgeva alto nel cielo, era mezzogiorno passato. Nel frattempo l'hostess stava spiegando le varie regole da seguire, ma io ero persa nel mio mondo e nei miei pensieri e non mi accorsi neanche che un ragazzo forse poco più grande di me si era seduto nel posto accanto al mio e guardava insistentemente il suo smartphone. Mi voltai verso di lui e mi stupì della sua bellezza, perché capitavano tutti a me? Era biondo, alto, occhi verdi e uno smoking impeccabile. Si girò verso di me e mi fece un caloroso sorriso, che io ammirai rapita e ricambiai. Quando l'aereo decollò pochi secondi dopo strinsi forte le mani attorno al bracciolo del sedile e il ragazzo attraente vicino a me rise di gusto: avevo un'espressione sicuramente terrorizzata dato che avevo preso solo due volte l'aereo in vita mia. Lo guardai e lo fulminai con lo sguardo e lui si trattenne dal ridere.
"Paura?" Disse ghignando.
"Non ho paura di uno stupido aereo." Risposi irritata.
"Allora perché sembra che un orso ti stia per attaccare?" Rise.
A quell'affermazione aprii la bocca a forma di O e su tutte le furie dissi:
"Perché non ti alzi e te ne vai? Facendo un favore a questo bel faccino!" Dissi indicandomi. Lui smise di ridere e mi fissò...
"Buona idea, magari potrei fare un favore all'hostess sexy che mi fissa da quando sono entrato." Disse guardando la ragazza che era appena arrossita. Io sbuffai spazientita e presi gli auricolari che avevo nel cappotto e iniziai a mettere musica classica per rilassarmi. Si, ascoltavo musica classica. Lui, forse dispiaciuto per la mia reazione poco arrabbiata, si mise più comodo e si pettinò i capelli davanti la fotocamera del suo IPhone. Lo fissai e lui si voltò nuovamente verso di me con un sorrisetto.
"Sai che sei un arrogante?" Dissi.
"Tu sai che hai un bel caratterino?"
"Oh si grazie lo so. Ma ti prego non dirlo al ragazzo super sexy che mi sta fissando, sai vorrei far colpo su di lui." Dissi falsamente indicando con il capo lo stesso ragazzo che avevo visto prima. Lui si voltò nella direzione da me indicata e poi si girò verso di me con un sorriso malizioso. Evidentemente non aveva capito che non mi piaceva per niente e che volevo prendermi gioco di lui. D'altro canto, lui si alzò e andò a sedersi vicino quel ragazzo, e io non persi tempo a guardare la scena in attesa di qualche sua possibile figuraccia.
"È libero qui?" Iniziò con aria falsamente educata.
"Si certo." disse l'altro.
"Hai davvero un buon profumo." Disse il cretino (cioè il ragazzo che fino a poco fa era seduto vicino a me). Dopo quell'affermazione risi di gusto e mi portai le mani alla pancia per il forte ridere, così si girarono entrambi verso di me e mi squadrarono sorpresi, così smisi di ridere.
"Grazie." Disse il ragazzo sconosciuto un po' a disagio.
"Sei gay?" Disse il cretino. Non mi trattenni più e piansi dal ridere per le sue doti poco caste e mi asciugai le lacrime che cadevano sulle mie guance. Gli anziani  dall'altra parte mi guardavano borbottando: "I giovani... chi li capisce."
"Vattene." Disse il ragazzo misterioso al cretino.
"Con piacere." Disse l'altro. Si incamminò un po' barcollando verso di me e mi guardò divertito.
"Sei uno stupido." Dissi scuotendo la testa e ridendo. Lui sorrise:
"Me lo dicono in tanti. Comunque non è il ragazzo per te."
Smisi di ridere e lo guardai stavolta scocciata. "Come se tu mi conoscessi..."
"Oh, diciamo che ti sto inquadrando." Disse squadrandomi dalla testa ai piedi.
"Per evitare di commentare acidamente, mi presento: sono Sheryl, Sheryl Anderson." Dissi porgendogli la mano destra. Lui rispose:
"Denny Robert, per gli amici Dan." Disse.
"E io sono tua amica?"
"Se vorrai esserlo, lo sarai." E mi fece l'occhiolino. In fondo non era così antipatico e vanitoso come sembrava all'apparenza. Era okay.
"Allora che vai a fare a New York?" Disse per spezzare il silenzio.
"Colloquio di lavoro per un ufficio."
"Interessante."
"Moltissimo. E tu invece?"
"Io dirigo un'azienda, un'azienda di profumi." Disse soddisfatto.
"Wow, ecco perché quel commento al ragazzo." Dissi ridendo. Lui rise con me e si passò una mano tra i capelli biondi.
"Comunque, per quale ufficio farai il colloquio?" Disse tornando serio e interessato.
"Non so se lo conosci, per il signor Jons."
Vidi i suoi occhi assottigliarsi e la sua mascella indurirsi.
"Non ci rimanere male se non ti accetta il suo cagnolino." Disse duro. Io rimasi colpita da quel suo commento carico di disprezzo e capii il perché pochi secondi dopo:
"Non te la prendere, ma è davvero un mostro con i suoi dipendenti e li tratta come stracci."
"Sono certa che è il lavoro che fa per me." Dissi sicura e un po' più aggressiva.
"Lo farò cambiare." Dissi, ma me ne pentii, sentendo la sua risata.
"Ci conto. A meno che tu non sia sua madre, dubito che riuscirai a far evaporare il ghiaccio in persona."
"Vedremo." Risposi girandomi verso il finestrino e sentendo la signorina chiedere se volessimo qualcosa dal carrello. Poi mi addormentai piena di pensieri.

Fulmine a ciel sereno #WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora