Una nuova amica

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Capitolo 5
POV'S SHERYL
Il resto del pomeriggio trascorse tranquillo:durante il pranzo con i colleghi non avevamo più riaperto la discussione del pomeriggio con il capo ed era andato tutto molto bene e rimasi soddisfatta della disponibilità e simpatia dei colleghi, in seguito mi toccava prendere Emily (alla fine scoprii che era solo sua nipote di 12 anni) e infine arrivai a casa con molto affanno dato che l'ascensore era già occupato... dal mio capo. Dopo essere entrata sistemai il cappotto nell'attaccapanni, posai la borsa sul divano e mi diressi in cucina.
"Niente di meglio di una spremuta all'arancia e biscotti al cioccolato!" Esclamai estasiata mentre mi sedevo su una delle sedie della cucina. Mi guardai intorno e poi posai lo sguardo nella finestra difronte a me, notando che il sole era ormai tramontato e il cielo aveva assunto delle sfumature rossastre. Sospirai e per poco non svenni quando guardai l'orologio al mio polso: erano già le nove e dovevo prepararmi per accogliere Sara. Feci una doccia veloce e dopo essermi truccata e vestita (un vestitino blu lungo fino a sopra il ginocchio) mi precipitai in cucina per preparare un aperitivo: mi era sempre piaciuta la cucina e non mi ritenevo un'esperta ma potevo definirmi piuttosto portata. Suonarono al campanello.
"Arrivo!" Aprendo la porta accolsi Sara.
"Benvenuta è un piacere averti qui!"
"Anche per me... ma che bella casa." Disse ammagliata.
"Ti ringrazio. Vieni accomodati in cucina, ho preparato un aperitivo."
"Volentieri." Disse posando il giubbotto (sicuramente) firmato sopra il bracciolo del divano.
"E così Antony abita qui di fronte."
A sentire quel nome mi irrigidii.
"Si, ecco io abito qui da neanche una settimana e ho scoperto solo ieri che abitava qui."
"Già... posso farti una domanda?" Chiese addentando una patatina.
"Certo dimmi."
"C'è qualcosa tra di voi?" 
Quella ragazza era davvero schietta.
"Ecco... Io... no ovviamente no." Mi voltai e posai i piatti dentro il lavandino. Stavo sicuramente andando in fiamme.
"D'accordo." Sorrise soddisfatta.
"Come mai quel sorrisino?" Dissi voltandomi con un sopracciglio inarcato.
"Oh nulla. Sai che non riesci a mentire? Non dico che di me ti puoi fidare perché ci conosciamo da poche ore, ma sento che sei una ragazza davvero speciale e dato che ti sei trasferita da poco penso che ti serva un'amica, quindi se vuoi puoi confidarti."
"Eh va bene. Tra di noi non c'è niente ma..."
"Ma?"
"Ma ci sono tante coincidenze." Ammisi.
"Coincidenze?"
"Si, cioè lui abita difronte casa mia, ci siamo incontrati per la prima volta in ascensore, divento misteriosamente la sua segretaria, e oggi pomeriggio c'è stato un quasi bacio e..."
"Ferma ferma ferma."
Mi zittii.
"Tu sei al corrente del fatto che lui ha avuto moltissime relazioni? Con ragazze che provenivano dalle più importanti riviste di moda del momento? Insomma è un donnaiolo, ma per quanto lui mi racconti non bacia la prima che capita e neanche sue dipendenti. Ritieniti fortunata." Sorrise.
"Lui non mi piace." Risposi secca e stressata dalla situazione.
"Davvero?"
"È alto, muscoloso, ha degli occhi magnetici, un profumo irresistibile, un sorriso smagliante, un bel portamento, ed è molto attraente ma nulla di più."
Rise mestamente:" Ti dovresti vedere! Hai gli occhi a cuoricino."
"Oh ma smettila." Mi unii alla sua risata.
"Possiamo parlare dei tuoi modelli ora?"
"Certo, vado a prenderli."
La serata trascorse serena e tra una chiacchiera  e un'altra si fece mezzanotte.
"Bene si è fatto tardi, ci vediamo domani Sheryl. È stata una serata magnifica."
"Già, dovremo incontrarci più spesso." E dopo esserci salutate chiusi la porta e mi buttai sul divano.
"Che serata." Sospirai prendendo il computer e notando che c'era un email. Da parte di Antony.
"Ma guarda un po' chi abbiamo qui...  dunque: ore 8.00 in ufficio e porta un caffè lungo senza zucchero, 9.30 riunione, 10.45 compilare moduli, 12.00 andare a prendere Emily..." e in seguito tutti gli orari del pomeriggio.
"Perché ho scelto questo lavoro?" Dissi strofinandomi gli occhi e trascinando il mio corpo stanco in camera.
Dopo aver messo il pigiama mi coricai e feci sonni tranquilli.

POV'S ANTONY
Tutte quelle risate: la mia vicina avrà sicuramente ospiti. Questo è il pensiero che mi torturava da un'ora. Nel frattempo avevo sparecchiato ed ero al computer per stilare il programma dell'indomani. Sbuffai esausto, così per distrarmi decisi di fare una doccia.
Pensai a tutti gli eventi della giornata: lo "scusami" di quel pomeriggio, il parere di Emily su quanto bella e simpatica fosse la segretaria, l'ascensore. A proposito dell'ascensore, cosa mi era passato in mente? Avvicinarmi a lei, tra l'altro non la conosco neanche e già in due giorni mi ha scombussolato le giornate. Da quando ero diventato più umano? Adesso chiedevo anche scusa e non lo dicevo da quando per sbaglio avevo urtato un bambino ed era caduto. Che fastidio. Dopo la doccia misi il pigiama e la vestaglia nera e scesi in cucina, così feci un caffè.
"Quella ragazza... perché l'ho assunta?" Ebbene era da parecchio tempo che continuavo a farmi quella domanda senza ottenere mai una risposta. Ero così infuriato con me stesso per aver lasciato che una ragazza entrasse così facilmente nella mia vita, dovevo mettere un muro così lei avrebbe capito che non ho intenzione di intrattenere una relazione o una sorta di stretta amicizia. Avrei rimesso la mia fredda maschera in sua presenza e non se ne sarebbe più andata. Dopo aver subito così tante delusioni, il mio cuore (e soprattutto il mio cervello) erano stanchi di soffrire e dovevo allontanare le persone che potevo ferire. Con questi pensieri mi infilai sotto le coperte e mi addormentai.

Fulmine a ciel sereno #WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora