Episodio 3

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Per tutta la giornata successiva Hermione non aveva fatto altro che cercarlo silenziosamente. Durante le lezioni cercava Malfoy con la coda dell'occhio, sbirciando ogni tanto i banchi in fondo all'aula, e lo stesso aveva fatto a pranzo.

Quelle ore erano passate con straziante lentezza fino a quando, finite le lezioni, si era precipitata nelle sue stanze con un'agitazione rinnovata.

Si ritrovò davanti allo specchio, cercando di aggiustarsi i capelli, ma senza riuscirci, cercò i suoi vecchi trucchi, ma non li trovò, e quando iniziò a pensare cosa mettere sentì l'orologio che suonava per l'ora di cena.

Quasi delusa scese le scale della torre pensierosa, e si sedette in Sala Grande al solito posto coi ragazzi. Non aveva molta fame, perciò spiluccò soltanto qualche forchettata.

Lanciava occhiate nervose al tavolo dei Serpeverde, e quando una testa bionda si voltò incrociando il suo sguardo Hermione lasciò quasi cadere la forchetta.

Aveva i nervi a fior di pelle, e non se la sentiva di restare ancora. Quell'attesa tormentata era difficile da sopportare e il riparo delle sue stanze era ciò di cui aveva bisogno.

"Ragazzi sono stanca" disse mentre si alzava sotto gli sguardi interrogativi di Harry e Ginny "Ho bisogno di riposarmi un po'".

"Sicura di star bene?" chiese Ginny preoccupata.

"Sì, sì... certo è solo stanchezza" scosse la testa tirando un sorriso per tranquillizzarla "Ci vediamo domattina".

Sparì prima che potessero aggiungere altro, e percorrendo la Sala notò qualche posto più lontano Ron, che evitò accuratamente di guardarla.

Per i corridoi non c'era anima viva, ma solo un paio di fantasmi. Il suo cuore che batteva all'impazzata le fece compagnia fino alle sue stanze. Quando arrivò si chiuse la porta alle spalle e corse in bagno.

Sentiva lo stomaco sottosopra, le mani tremanti stringevano il lavandino e il suo viso pallido la scrutava dallo specchio. Si sciacquò, passandosi l'acqua fredda fino al collo.

Si prese qualche minuto per calmarsi, senza riuscirci del tutto. Mise il pigiama e accese il camino, ma neanche così riuscì a placare i nervi. Si raggomitolò sulla poltrona incapace di trovare qualcosa che le impegnasse la mente.

Aspettò, e aspettò. Non riuscì a rimanere sveglia neanche fino allora del coprifuoco. Si appisolò e quando riaprì gli occhi il suo orologio da polso segnava quasi l'una di notte.

Si diede mentalmente della stupida, per aver perfino aspettato che il Serpeverde bussasse alla sua porta. Si riscosse delusa, stropicciandosi gli occhi, indolenzita per la posizione scomoda si trasferì a letto, e nonostante i pensieri che le ronzavano in testa si riaddormentò in fretta.

Quella notte però si fece più tormentata del previsto, perché non molto più tardi si svegliò di soprassalto per un incessante rumore di colpi alla porta. Si alzò per la seconda volta, e controvoglia andò ad aprire trovandosi di fronte la causa dei suoi malumori.

Se ne stava appoggiato allo stipite annoiato, come se per lui fosse una seccatura "Sei impazzito?!" lo aggredì prima che potesse dire qualsiasi cosa.

Lui la ignorò, e chiese "Non mi fai entrare?" Hermione valutò l'ipotesi di sbattergli la porta in faccia, ma sapeva che in quel caso avrebbe ripreso a bussare, perciò si fece da parte e lo lasciò passare.

Entrò spavaldo, sedendosi sulla poltrona "Vogliamo riprendere da dove avevamo lasciato?" suggerì.

"Fossi in te non mi metterei così comodo" lo avvertì parecchio irritata.

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