I
Eterni vincoli
Resta soltanto tutto il rimpianto
perché ho peccato nel desiderarti tanto
ora son solo a ricordare e vorrei poterti dire
guarda che luna, guarda che mare!
(Guarda che luna, F. Buscaglione, 1959)
La grotta, immensa e terribile, si apriva con la sua bocca nera fatta di stalattiti che incombevano come fossero i denti aguzzi di un drago. Loki Laufeyson pensò che una volta c'era finito davvero, dentro le fauci spalancate e venefiche di un simile mostro. Jormungander era il suo nome e si trattava di una bestia spaventosa e, allo stesso tempo, affascinante. Thor era con lui e gli diede la colpa dell'increscioso incidente; per poco non morirono entrambi, ma fu divertente uscire – era sempre terribilmente divertente combattere con lui, spalla contro spalla. Una smorfia gli increspò il viso affilato. S'inoltrò oltre i denti di pietra, con un pugnale affilato in mano e una bolla di luce evocata grazie al seiðr nell'altra. In breve, si distanziò dal drappello, che lo seguiva titubante ed esitava a lasciarsi avvolgere dall'oscurità umida della grotta.
A Loki non interessava che lo seguissero. Provava un disgusto evidente per quella soldatesca prezzolata che non sapeva tenere nemmeno in mano una lancia. Gli Æsir erano un popolo di guerrieri feroci e impavidi, che imparavano a usare le armi quand'erano ancora bambini: non temevano la morte né l'oscurità, così come non lasciavano che, a influenzarli, fossero dicerie, leggende o le forme strane e mostruose assunte, talvolta, dalla natura. Allungò il passo, compiacendosi della solitudine e dell'oscurità che lo circondavano: l'unico che fosse mai stato degno di camminargli di fianco era passato dall'essere fratello a diventare un estraneo, eppure c'era qualcosa di sbagliato nel modo in cui si erano separati: Thor aveva fatto di tutto per afferrargli la manica o un lembo del mantello e tirarlo sul Bifrost spezzato anche dopo averlo combattuto e lui, invece, si era lasciato cadere, preferendo l'oblio alla sconfitta. Ma davvero era andata così?
Loki non lo ricordava e, a dire il vero, non era sicuro di volerlo rammentare. Gli ultimi istanti della battaglia quasi fratricida che aveva combattuto contro Thor sul ponte che collegava i mondi erano ricordi confusi, che si mescolavano tra loro generando incubi. Aveva dimenticato parte di quello che era successo e non ci teneva a rivangarlo. Gli era rimasto addosso altro – le origini controverse, l'inganno subìto, l'ombra della grandezza di Thor che l'aveva offuscato, nascondendo la sua luce. Ecco perché la solitudine gli era cara, in quel particolare frangente della sua vita: aveva trascorso mille anni interi con un fratello che gli era stato rivale, alleato, amico, ma che, alla fine, aveva ricusato per dimostrare di splendere come e quanto lui, se non di più.
Alcuni dei servitori di Thanos lo chiamavano principe Loki con deferenza affettata, chinando lo sguardo, tributandogli omaggi solo in virtù della sua crudele inclinazione a tirare scherzi cattivi, a ingannare per il gusto di farlo. Temevano lui, il seiðr e l'influenza che sapeva esercitare, in virtù della sua sagacia e della lingua affilata e arguta, sui potenti, anche quelli più vicini al Titano. Lo appellavano principe Loki, ma ad Asgard quelle due parole avevano avuto un sapore diverso, più puro, e non era solo per il fatto che fuori dei Nove Regni il nome della gente che lo aveva cresciuto veniva storpiato in asgardiani, né perché una parte della mente dell'ingannatore sapeva bene che il trono degli Jotnar gli spettava per diritto di sangue. Suo era il braccio che aveva impugnato Gungnir, la lancia che aveva trapassato la schiena di Laufey. Avrebbe potuto reclamarlo, quello scranno, sì. Rivendicarne il possesso, vantarsi, presso i Giganti di Ghiaccio, di come avesse ucciso il loro sovrano colpendolo a tradimento, alle spalle. La giusta vendetta toccata a colui che lo aveva lasciato morire, perché troppo debole, su un picco di ghiaccio. Nient'altro.
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Era solo un gioiello - Come un vizio assurdo
FanfictionLoki, spietato comandante al servizio di Thanos, è in cerca di ogni traccia o indizio che riconduca alle Gemme dell'Infinito. Nelle sue esplorazioni finirà per imbattersi in una scoperta capace di sollevare il velo su un ricordo soffocato da tempo...