IL MARCHIO ROSSO (1993) di Tiziano Sclavi e Gianluigi Coppola

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Nella storia editoriale ultra-trentennale di Dylan Dog, la storia Il marchio rosso rappresenta forse uno dei picchi più alti sia per quanto riguarda il fronte dell'efficacia grafica (a opera della matita di Gianluigi Coppola) che per l'intreccio n...

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Nella storia editoriale ultra-trentennale di Dylan Dog, la storia Il marchio rosso rappresenta forse uno dei picchi più alti sia per quanto riguarda il fronte dell'efficacia grafica (a opera della matita di Gianluigi Coppola) che per l'intreccio narrativo in sé, denso, stratificato intrecciato a problematiche politicamente impegnate e socialmente forti in cui l'iconico indagatore dell'incubo si trova alle prese con un complesso gioco di (im)moralità borghesi, perversione sessuale femminile e lotte di classe dal retrogusto soprannaturale. Ciò che colpisce infatti di Il marchio rosso è come Sclavi, in appena un pugno di pagine, riesca a gestire tutta la carne al fuoco approfondendo ogni tematica senza lasciarle come mera decorazione "intellettuale" per le tante scene gore. Ma vediamo tutto più nel dettaglio.

Trama: A Londra, un misterioso serial killer epigone di Jack lo Squartatore semina il terrore uccidendo a colpi di rasoio varie donne "da bene" della città e lasciando come unica firma una "W" scritta con il sangue vicino alla vittima. Tutto conduce a Yuri Wolkoff, un immigrato clandestino dell'est Europa (con le fattezze di Boris Karloff) analfabeta e ritardato che, una volta catturato, viene condannato da una giuria di pari all'ergastolo per poi suicidarsi una volta chiuso in galera. Cinque anni più tardi, lo spettro di Wolkoff sembra tornare dal mondo dei morti per continuare la strage, ma le indagini di Dylan Dog rivelano un mondo oscuro e perverso di corruzione borghese insabbiata e di circoli di prostituzione d'alto bordo. 

Se fino a quel momento in ogni numero di Dylan Dog aveva prevalso l'ottica maschile dominatrice della società, in Il marchio rosso la componente "mystery" occorre per parlare d'altro. Perché, sì, ci troviamo senza ombra di dubbio di fronte a un giallo dalle marcate contaminazioni horror (la violenza degli omicidi è elevatissima e la Londra nebbiosa e purulenta disegnata da Coppola ricorda tantissimo le atmosfere deviate e alienanti della New York di un bellissimo film come Lo squartatore di New York di Lucio Fulci) a cui fanno da contraltare gli irresistibili battibecchi ironici tra Dylan e il suo assistente Groucho, ma dalla spirale di omicidi a emergere è soprattutto la realtà dietro la sessualità femminile borghese, predatrice e provocatoria, irritante per uomini ipocritamente benpensanti ma solo consumati dal proprio maschilismo sempre pronti a urlare alla ninfomania e all'isteria quando dietro questa libertà libidinosa di esprimersi attraverso il corpo e il sesso si nascondono solo i semi della noia per la vita o la volontà di "arrotondare il già congruo mensile passato dai ricchi mariti" (e spontaneamente viene alla mente un altro film bellissimo sull'argomento, Bella di giorno di Bunuel).

Sclavi, ovviamente, è bravissimo a mantenere il giusto distacco dal peso morale della vicenda, usando Dylan come perno attraverso il quale il lettore è invitato a interrogarsi e a trarre le proprie conclusioni, e le donne di questo episodio sono descritte in tutta la loro forza e imprevedibilità, caratteri davvero umani; ma il ritratto ultimo è quello desolante e cinico (e quindi attualissimo) di una società mostruosa che riflette su chi è considerato "disadattato" le sue orrendezze. Il mondo borghese è in preda a una fervente lotta per l'arrivismo e per un senso di giustizia deviato mentre le mogli dei ricchi, libere dall'obbligo di un lavoro salariale, esercitano per noia il mestiere "più antico del mondo". A farne alle spese è ovviamente il proletario, possibilmente clandestino e "diverso" per aspetto e spessore culturale: anarcoide in cerca di vendetta contro il capitalismo o ingenua vittima delle circostanze distrutta da un linciaggio "alla Sacco e Vanzetti"? Qualunque sia la risoluzione del caso (che non rivelo), rimane solo l'agghiacciante consapevolezza della coscienza sporca di ogni strato sociale, compresi i proletari dalla mentalità marxista, e della sfiducia nelle istituzioni, quasi mai disinteressate e neutrali.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 19, 2019 ⏰

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