CAPITOLO UNO

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Sull'oceano sorgeva una pallida luna e il vento sospingeva in cielo nuvole sempre più dense, che proiettavano deboli ombre sull'isola sottostante.

Sembrava che enormi velieri neri, mostri marini e altre presenze spettrali si precipitassero giù dalle colline, a infestare le acque di mezzanotte.

Poche stelle erano abbastanza vivide da brillare attraverso la foschia temporalesca.

Sulla spiaggia,la sabbia bianca si sollevava in mulinelli che cambiavano i profili delle dune sabbiose.

Non era la notte adatta per navigare.

I pochi cittadini rispettabili di Tortuga erano al riparo nelle loro case ben protette. Tutti gli altri, Bucanieri, Fanfaroni e tagliagole, erano alla Sposa Devota, a bere birra e rum.

Il rumore che proveniva dalla taverna si sentiva a quasi un chilometro di distanza, fra le raffiche di vento della tempesta sempre più vicina. Nella notte riecheggiavano le risate, le urlae qualche sparatoria di tanto in tanto, mentre gli ubriachi intonavano una nota canzone marinaresca.

Vento di poppa, vento di prua,

e in mare noi salpiam!

Un relitto a tribordo, un veliero a babordo

e noi continuiam!

E al largo di Barberia navighiam...

Vista dall'esterno, la Sposa Devota era soltanto una baracca di dimensioni spropositate.Non era stata nemmeno costruita con il legno adatto, bensì con le costole degli scafi dei relitti di altre barche. Puzzava anche come una barca: catrame, sale, alghe e pesce.

Quando infine iniziò a cadere una pioggerella leggera, si scoprì che il tetto perdeva almeno una decina di punti.

Nessuno all'interno sembrava badare troppo alle pozze d'acqua sul pavimento. I boccali si scontravano nei brindisi, erano sbattuti sui tavoli per esere riempiti e ogni tanto venivano tirati contro la testa di qualcuno.

C'era ressa quella sera e, nella taverna illuminata dalle candele, tutte le sedie sgangherate erano occupate. Secopndo me, qui ci sono abbastanza lupi di mare da formare l'equipaggio di tutte le navi di Port Royal, pensò Arabella, la giovane cameriera della Sposa Devota, mentre portava via i boccali vuoti da un tavolo.

Gli uomini lì seduti stavano ascoltando una storia fra fischi e urla sguaiate. Come tutti gli altri clienti della taverna, avevano la barba ispida e indossavano gli abiti sbrindellati e male assorti tipici dei "navigatori" della zona: pantaloni logori, panciotti scoloriti e la solita fusciacca.

Uno di loro le tirò la gonna e le rivolse un sorriso sdentato. Arabella alzò gli occhi al cielo e sospirò.

-Fammi indovinare, - disse e buttò di lato la massa aggrovigliata di ricci castani dai riflessi ramati. - Vuoi birra, birra, birra e... un'altra birra, magari?- Il marinaio si sbellicò dalle risate. - Ecco la ragazza che fa per me ! -

Arabella prese un respiro profondo e si spostò agli altri tavoli. - L'unico tesoro spagnolo rimasto è nell'entroterra, stupiso bamboccio, - imprecò un marinaio.

- Non sto parlando di un tesoro spagnolo, - ribattè a voce più bassa l'amico, il pirata da due soldi Todd ilBello. Aveva uno strano scintillio negli occhi, che ancora non erano stati appannati dall'alcol. - Parlo dell'oro azteco, di un intero regno che è andato perduto...

Arabella si fermò e origliò, mentre fingeva di raccogliere un boccale dal pavimento. - Non starai parlando di Sam Occhio di Pietra e della Isla Esquelètica? - rispose il marinaio con aria scettica. - Secondo la leggenda, Sam ha messo le mani sulla Spada di Cortès e ha fatto cadere una maledizione sull'intera isola. Già, sono d'accordo solo con una parte della storia: è una leggenda.

JACK SPARROW - Tempesta sul mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora