November 1th 2018

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Yoongi's pov

Non sapevo che sarebbe successo, ma è stato così.
La cosa è stata inaspettata e temevo di sbagliare.
Iniziò tutto quel giorno, e non avrei mai immaginato di cosa sarebbe accaduto.

È il primo novembre del 2018 e ho ricevuto una chiamata. Presi il telefono, era Jimin.
Solitamente non parla mai in chiamata, tutte le cose le diciamo faccia a faccia, e continuo a chiedermi il perché mi abbia chiamato a quest'ora del giorno (5 di mattina).

"Sei sveglio?" dice lui con una voce sottile e soffice, un po' rauca.
"Mh.. si, sono sempre sveglio a quest'ora. Perché hai chiamato?"
"Sai, ho bisogno di parlarti.."
"Dimmi"
"No, devo parlarti qui, di fronte a me"
Cosa avrà da dirmi di così importante? Con me non è mai stato serio come lo è in questo momento, mi devo preoccupare?

"Dove sei?"
"Sono al bar dell'incrocio"
Chiudo la chiamata.
Vado da lui, anche se onestamente volevo restare a casa a riposarmi, siccome ho lavorato tantissimo allo studio ieri.
Mentre mi dirigo al bar sono preoccupato, spero che non sia successo nulla di grave, spero che lui stia bene..

Entro al bar, vedo Jimin.
Sembra che abbia percepito la mia preoccupazione, come sempre.
Mi avvicino a lui. Lui mi guarda e accenna un sorriso
"Perché mi guardi così?" dico, stanco e infastidito. Volevo godermi un pomeriggio rilassante, ma deve sempre farmi perdere tempo.

Insomma, non ho ancora capito nemmeno io cosa voglio. Ricordo qualche mese fa di aver provato le farfalle nello stomaco quando mi guardava così. Non mi era mai successo. È stato strano. Jimin è come un fratellino piccolo (e fastidioso) per me ma a volte si comporta in modo strano, e mi fa dubitare tante cose.

"Hyung, che ti succede? Perché pensi tanto?"
Mi legge nel pensiero?
"Cosa te lo fa pensare?"
"Stai fissando quei cornetti da almeno 15 secondi. Vuoi prendere qualcosa?"
In fondo non avevo fatto colazione stamattina e avevo alquanto fame, ma sinceramente l'atteggiamento di Jimin mi faceva paura.
Accettai, dopotutto mi deve dire una cosa importante.

Ci sedemmo ad un tavolino per due, Jimin ha preso la solita tazza di caffè, io un cornetto alla crema.
Non avevo molta fame..
"Quindi? Cosa mi devi dire?" dissi, impaziente.
"Prima guardavi quei cornetti con un aria così affamata, adesso ti è passata la fame?" ha detto con quel suo sorrisetto stampato sulla faccia.
Sorrido anche io, la sua risata è contagiosa.

"Hai ragione, il motivo è che ho lavorato davvero tanto ieri, sono stanco psicologicamente."
"Non dovresti lavorare così tanto" disse con un tono leggermente arrabbiato e accusativo.
"Non ti fa bene restare molto tempo sul computer, piuttosto durante il giorno dovresti venire da me a parlare".
A parlare? Cosa sta dicendo?

La mia espressione facciale fa capire a Jimin che non mi è chiaro quello che sta cercando di dire.
"Intendo, così ti distrai"
Continuo a non capire, ma fingo.
"Va bene, hai ragione" dico, non molto convinto. "Era questo che volevi dirmi?"
"Si, in parte" dice.
"In parte? Continua".

Leggo nei suoi occhi che si sente sotto pressione
"Se non ti va di dirmelo, rimandiamo"
"No no!" dice molto nervoso. "Insomma.. sai.. mh.."
Riesco a capire che sta cercando un'altra cosa da dire, per non sembrare codardo e andarsene.
"Un giorno potresti farmi sentire il tuo nuovo pezzo? Potrebbe essermi da ispirazione, sto provando a comporre anche io qualcosa".
"Ok, se proprio insisti." dico mettendomi in bocca l'ultimo boccone.

"Se hai finito di dirmi quello che volevi, allora io torno a casa" gli dico mentre inizio a raccogliere le mie cose. Mi guarda quasi triste e insoddisfatto e dalla sua bocca esce un "ok" malinconico.

Mi allontano dal bar, non so se lui è rimasto lì oppure è tornato a casa anche lui.
Non credo che la storia del pezzo che vuole ascoltare sia quello che veramente voleva dirmi, ma non mi interessa, quando si sentirà pronto di dirmelo, me lo dirà, di certo non voglio mettergli fretta.

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