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Il piccolo Conte sospiró rilassato, avvicinandosi lentamente al vetro della finestra su cui fece scorrere le sue esili dita.
Era da tanto che non pioveva, seppure si parlasse di Londra, e piccole goccioline scivolavano agili rincorrendosi sulla superficie di vetro, come su tutte le altre della villa.

Ciel Phantomhive, proprietario della ditta "Funtom" per giocattoli e dolciumi ed erede tredicenne del casato Phantomhive, amava la pioggia più di qualunque altro evento atmosferico. Lo calmava, cosa estremamente importante per lui, che di cose da fare ne aveva a oltranza tutti i giorni.

Forse però non tanto quanto Sebastian Michaelis, il suo fedele maggiordomo che lo serviva umilmente da quasi tre anni senza batter ciglio. Il ragazzo sapeva che il moro portava a termine ogni suo ordine solo perché costretto da un patto che aveva fatto con lui tanto tempo fa: un contratto nel quale in cambio di piena fedeltà e protezione, egli gli avrebbe un giorno dovuto cedere la sua anima.

"Questi pensieri sono così inutili quanto rimanere impalato qui a guardare fuori", si disse Ciel, tornandosene alla sua scrivania per finire di firmare quei tanti documenti che il maggiordomo gli aveva rifilato la mattina stessa.

Eppure dopo qualche ghirigoro, come al solito, il ragazzo si stufò, dondolandosi annoiato sulle gambe anteriori della poltrona, facendola barcollare visibilmente.

<<Sebastian!>> urlò il giovane, socchiudendo leggermente gli occhi non appena sentì la porta cigolare all'entrata del maggiordomo.
<<Mi ha chiamato, Padroncino?>> chiese educatamente il demone, facendo un lieve inchino.

<<Sì. Sono stanco per i troppi documenti, vorrei qualcosa di dolce. Una cioccolata calda sarebbe l'ideale.>> rispose altezzosamente Ciel, continuando quel suo pericoloso dondolare sulla poltrona.
<<Ma Signorino, fino adesso non ha fatto altro che bighellonare, - cominciò pacato Sebastian, portando la mano al taschino della giacca - inoltre mancano soltanto due ore alla cena, e non le consiglierei di rovinarai l'appetito in questo modo.>>

Il piccolo Conte lanció uno sguardo furente al maggiordomo, che in tutta risposta chiuse gli occhi pronto a sorbirsi l'irritante irascibilità che aveva il ragazzo nel rispondere a, suppur rari, dinieghi di suoi ordini.

<<Sebastian, non farti ripetere ciò che ho detto. Se voglio una cioccolata, mi farai una cioccolata. Sta piovendo, e voglio godermi un calmo pomeriggio senza che tu possa farmi la predica. È possibile?>> disse Ciel, volgendo il suo sguardo alla finestra.

Sebastian fece un impercettibile movimento come di sorpresa, alzando anche lui lo sguardo verso la finestra: essendo stato impegnato a preparare la cena da un po', non aveva notato che fosse cominciato a piovere, e lui stesso sapeva perfettamente quanto il suo piccolo Padrone amasse la pioggia. Si poteva notare sul suo viso un'espressione più tranquilla e rilassata, i suoi modi erano leggermente più calmi e gentili e non lo chiamava più tanto spesso se non per gustare qualcosa di dolce.

Il moro sorrise, meditando tra sé e sé se approfittare dell'apparente calma che sembrava regnare nello studio.
Ovviamente senza strafare, sia chiaro, ma anche a un demone devoto come lui a volte deve essere concesso qualche divertimento.
Oppure no?

Fu allora che si avvicinò a grandi passi verso Ciel, che non aspettandosi questo suo gesto improvviso perse quel pochissimo controllo che aveva sulla poltrona in bilico, cadendo a gambe all'aria sul pavimento.

Sebastian si fermò di colpo, a pochi centimetri da lui. Cercò invano di trattenere una fievole risata, che non fece altro che far innervosire più di quanto non lo fosse già il suo Signorino.
<<Sebastian! Se non sai far altro che ridere, potresti anche darmi una mano.>> disse lui, cercando un modo di alzarsi che non fosse fare una capriola.
Non avrebbe mai dato spettacolo al suo maggiordomo, mai!

Ma ecco che il demone, giunto in suo "soccorso", raggiunse il ragazzo dal davanti, afferrando la poltrona dal bracciolo di destra tirandola su con uno scatto: piazzò velocemente la sua mano sinistra sullo schienale per evitare che essa gli cadesse addosso, lasciando la destra dov'era.

Ciel, non avendo previsto nulla, finì per catapultarsi letteralmente addosso a lui, che lo sorresse a sé togliendo la mano destra dalla poltrona, accarezzando il sottile tessuto della giacchetta che gli ricopriva la schiena.

Le sue guance si tinsero improvvisamente di un sommesso rosa al tocco gentile del demone, ritenendo sua unica salvezza il fatto che il maggiordomo non potesse vedere il suo volto in quel momento, sepolto nella stoffa della sua giacca impeccabilmente ordinata.

Sebastian appoggiò dolcemente la poltrona ancora sorretta per lo schienale a terra, concentrandosi sul ragazzo che teneva saldo a sé in un caldo... abbraccio? Poteva essere definito così?
Tutto ciò non era nemmeno stato intenzionale.

<<Padroncino.>>
Ciel sollevò timidamente il capo, quel che bastava per incontrare l'espressione compiaciuta del demone nel vederlo così vulnerabile tra le sue braccia.
Alla fine non era neanche poi così male, ma entrambi si guardarono bene dal dar voce ai loro pensieri.
Il Conte decise di rivolgergli lo sguardo più truce che riuscisse ad ottenere in un momento simile.

Il moro sorrise, beandosi di quella vista a cui raramente poteva assistere, - ovviamente non parlando della sua espressione, molto consueta al Maniero Phantomhive, ma tanto più della loro posa - continuando ad accarezzare la schiena del giovane.
Ciel avvampó violentemente non appena vide i rubini del maggiordomo sopra di lui brillare.
Cupidigia? Come se sapesse davvero cosa significasse!

<<Ma si guardi, è tutto rosso... - gli fece notare Sebastian, portando il ragazzo ad allontanarsi di poco da lui - forse sta male? Ha la febbre? Credo sia il caso di->>
<<Sebastian, che diavolo stai dicendo?! E sto benissimo, lasciami all'istante!>> lo interruppe improvvisamente il piccolo Conte, dimenandosi tra le sue braccia, sciogliendo quella strana "unione di corpi".

<<Vorrei solo assicurarmi che stia bene, Padroncino. Anche se un nonnulla, le consiglio di riposare.>>
<<Non ho bisogno di riposare! Sto benissimo, non ho la febbre.>> disse stizzito il giovane, avvicinandosi alla porta dello studio.
<<Sarò nella mia stanza. Portami la cioccolata e una camicia pulita per dormire.>>
<<Ai suoi ordini.>> annuì Sebastian con un lieve inchino.

Appena uscito, Ciel si affrettò a raggiungere la sua camera, intenzionato per il momento ad allontanarsi dal demone il più possibile.
Arrivato, sbattè la porta dietro di sè, accasciandocisi contro, come fosse scampato ad un grande pericolo.
Si sistemò accanto al letto, attendendo la grande bestia che in quel momento si aggirava in cucina con un bricco di latte in mano.

Dopo pochi minuti, due leggeri colpetti alla porta annunciarono il suo elegante arrivo, in una mano una camicia soffice e bianca e una fumante tazza e nell'altra.
Con un gesto fluido appoggiò quest'ultima sul comodino, e chiese al Conte di alzare le braccia di modo che potesse svestirlo.

Ciel, che mentre veniva privato dei suoi vestiti cercava di concentrarsi su qualunque altra cosa che non fosse il gentile tocco dei guanti di Sebastian che percorrevano ogni centimetro del suo corpo, puntò lo sguardo sullo spesso fumo che emanava la sua bollente cioccolata.
Ebbe una forte fitta allo stomaco, ma cercò di non darne alcun segno al maggiordomo.

Finito di spogliare e infilato sotto le tiepide coperte di una gelida sera d'inverno, si strinse nel suo enorme "pigiama" inspirandone il leggero profumo, guardando dalla finestra le numerose gocce che non accennavano a fermarsi.

Il demone lo guardò per qualche secondo, fece un piccolo cenno con la testa, e si congedò digendosi verso la porta che chiuse cautamente dietro di sé, ma non prima di aver ammirato ancora quel giovane tanto capace di cose orribili come di stampare un sorriso sui volti della gente.

Come ultima cosa lanciò un'occhiata alla cioccolata, che già sapeva non sarebbe stata neanche sfiorata dal Conte.
Forse era troppo occupato a guardare la pioggia.


Pioggia || sᴇʙᴀᴄɪᴇʟDove le storie prendono vita. Scoprilo ora