"I confess then we break out, the reason it's a sad mono-drama.
The mono-drama of being in love alone, encounter, the love, the goodbye"*
-Kim Jonghyun (MONO-DRAMA)Taehyung era un ammasso di carni e ossa incollate malamente con una colla fatta di bugie e delusioni.
E nonostante non si riconoscesse più in lui, sia quando osservava la sua figura speculare, il suo viso macilento, i suoi occhi vitrei e il suo corpo, un tempo così lezioso e ora così smunto; sia per come si atteggiava, per come rispondeva: a monosillabe, strascicando parole sparute che volavano dalla sua bocca per poi essere catturate dalle orecchie sofferenti dei suoi cari, che erano stanchi di vederlo ridotto così; non riusciva a reagire, non riusciva a fare nulla se non rinchiudersi nelle pareti del suo cervello esausto e rimpiangere la sua vita, il tempo sprecato per persone che non se lo meritavano e le occasioni perse.
Piangeva, non aveva mai pianto così tanto in tutta la sua vita e si sentiva così ridicolo, si vergognava così tanto per quello che gli era stato fatto che non riusciva neanche a spiegare l'accaduto.
Diceva "ci siamo lasciati" e quando gli chiedevano il perché, stava zitto, abbassava gli occhietti gonfi e martoriati da tutte quelle perdite improvvise e taceva.
Non riusciva a far uscire dalle sue labbra,inclinate in una smorfia di sofferenza ma che erano state destinatarie di così tante carezze, quelle due parole che erano ingabbiate nella sua lingua ma che rimbalzavano nella sua mente e nel suo cuore.
Perchè Taehyung era stato tradito non solo carnalmente, ma anche in una maniera più affilata, più subdola.
Era stato tradito con le parole, era stato imbavagliato con un fazzoletto pregno di cazzate a cui lui aveva creduto così tanto ed era stato pugnalato alle spalle così tante volte da non poterle contare.
Era tappezzato di delusioni e ferite che si radicavano a partire dal suo cuore per poi diramarsi in tutto il suo corpo e soffriva così tanto che si conficcava le unghie nelle cosce nivee e premeva, premeva con così tanta veemenza da lasciare l'impronta e da far sgorgare il sangue.
Però andava bene, perché mentre le sue falangi perforavano quella candida pelle, la sua mente si concentrava sul dolore fisico che per qualche frazione di secondo sciacquava i rimasugli del suo cuore da tutta quella sporcizia umana.
Però non andava bene, perché appena il dolore fisico cominciava a dissiparsi, Taehyung iniziava a contorcersi, ad annaspare per quel malessere lancinante che trapanava il suo corpo e la sua anima.
E sussurrava il suo nome, con il fiato anelante, la bocca contorta, gli occhi socchiusi e contornati da pozze nere e scavate, le mani tremanti che si stringevano sul suo stomaco, poi si poggiavano sul cuore e Taehyung lo sentiva battere all'impazzata, veloce, veloce come la verità che si era abbattuta su di lui quella notte.Quella notte Seoul era avvolta in una placida bolla caliginosa.
Faceva freddo, le temperature oscillavano tra i dieci e i due gradi e Taehyung aveva deciso di uscire perché aveva pensato che fosse carino fare una sorpresa al proprio fidanzato.
E così si era avviato verso casa sua, tutto imbottito di maglioni e magliette, la sciarpa che gli si avvolgeva delicatamente attorno al collo, le manine tenute nascoste nelle tasche della giacca per tenerle al caldo e un sorriso brillante disegnato sul suo volto allegro.
Jungkook gli aveva dato le sue chiavi di casa, poichè lui abitava da solo e non doveva tenere conto dei suoi genitori; per questo non bussò e si diresse verso la sua camera, saltellando e tremando per la felicità di vedere il suo amato.
Un sorriso gigante che si sgretolò appena il ragazzo decise di spalancare la porta di quella maledetta stanza.
E a quella visione, alla vista del suo migliore amico stretto al suo ragazzo, mentre gemeva il suo nome e si inarcava per il piacere donatogli dalla stessa persona che quella mattina aveva fottuto lui, si sentì svenire.
La sciarpa che prima era adagiata serenamente attorno alla sua gola, cominciò a strozzarlo perché l'aria non circolava più e allora Taehyung cercó di allentarla con le dita ma non cambiava assolutamente nulla perché continuava a non respirare, era in apnea e forse stava tossendo come un dannato perché aveva attirato l'attenzione dei due traditori che si erano girati terrorizzati verso di lui.
E a Taehyung fischiavano le orecchie e prudevano le mani, sentiva l'urgenza di farle schiantare contro qualcosa, di farle schioccare contro qualcuno e lo fece, con tutta la violenza e l'odio che possedeva dentro di sè.
Appena Jungkook si avvicinò a lui, ancora nudo e senza pudore, con la fronte madida di peccati e le labbra gonfie di bugie, Taehyung scaglió tutta la sua rabbia, il suo disgusto, il suo rancore, il suo dolore, contro di lui.
E Jungkook era immobile, stava zitto mentre il suo corpo marchiato di segni e graffi veniva costellato di pugni e schiaffi.
E Taehyung logorava le sue orecchie con parole sprezzanti, "mi fai schifo" ripeteva senza sosta, con la voce dura e profonda, mente colpiva sempre più forte il petto del suo ragazzo e appena Jimin si avvicinò per fermarlo, colpí pure lui.
Provarono a scusarsi ma Taehyung non voleva sentire niente, le sue orecchie erano ovattate da tutte quelle cazzo di bugie e i suoi occhi bruciavano di rabbia pura e di dolore liquido che aveva il bisogno di riversarsi e incendiare le sue guance morbide.
Li guardò, uno alla volta, con uno sguardo colmo di disgusto e sibilò con la voce satura di disprezzo :" Da quanto? Da quanto lo fate? Da quanto vi prendete fottutamente gioco di me?," e quando ricevette solo silenzio urlò disperato, la voce spezzata e incrinata: "da quanto?" E poi abbassò lo sguardo su Jimin, il suo migliore amico che si era appena scopato il suo fidanzato e sulla sua mano sporca, poggiata sulla spalla del moro.
"Da quanto?" Ripetè, stavolta sussurrando come la vocina nella sua testa che gli suggeriva di scappare, di abbandonare quella casa che aveva assistito alla rovina e alla nascita di due amori, uno all'insegna della menzogna e peccante di fedeltà e l'altro devoto alla lussuria, al piacere del proibito e dal tradimento più spietato e crudele. Jungkook provò a toccarlo, ad avvicinarsi, ma Taehyung si scansò.
Quando ricevette la risposta tanto ambita, elargì ad entrambi uno sguardo così denso di odio che entrambi arretrarono di un passo.
"Un anno".
Un anno di bugie e tradimenti, quindi.
Stava soffrendo per colpa di due delle persone che amava di più al mondo, di due delle persone di cui si fidava di più, a cui aveva raccontato ogni suo pensiero, paura, come quella di venire tradito e sostituito.
Cazzo, l'aveva esplicitamente raccontato a Jimin, quello che credeva fosse il suo migliore amico, il suo compagno fedele e il suo braccio destro; gliel'aveva fottutamente detto, mentre si guardavano negli occhi e si tenevano per mano.
Gliel'aveva detto e Jimin lo aveva guardato con gli occhi offuscati da sfumature di rimorso e dispiacere, sentimenti che Taehyung, mentre sussurrava, non aveva colto.
Gliel'aveva detto e lui aveva mentito.
Gliel'aveva confessato e lui aveva detto che non sarebbe mai successo, perché loro due si amavano troppo per smettere di stare insieme.
E Taehyung, mentre guardava i treni passare veloci come i ricordi lo stavano abbagliando, si chiese a chi si riferisse Jimin: erano lui e Jungkook ad amarsi troppo o il suo migliore amico e il suo ragazzo?*Ho confessato, poi ci siamo lasciati, la ragione è un triste mono-drama.
Il mono-drama dell'essere innamorati da soli, l'incontro, l'amore e l'addio.*