VI

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Look me in the eyes, tell me what you see
Perfect paradise, tearin' at the seams
I wish I could escape it, I don't wanna fake it
Wish I could erase it, make your heart believe
But I'm a bad liar, bad liar
Now you know

°bad liar -imagine dragons-°

La verità era che a Lucifero non piaceva mentire, cioè: sapeva perfettamente mentire, certi nomi se li era giustamente guadagnati, ma lui era mortalmente sincero, come una vipera, non aveva importanza quanto dolore provocasse la verità, lui la diceva e basta e pretendeva di saperla sempre, costantemente a costo di provare dolore. Michele lo guardava in silenzio, come se cercasse di capire cosa passasse per la mente di Lucifero, questo invece voleva solo scappare, per una volta non voleva sapere la sincerità dei fatti, ne aveva quasi... Paura.
Aveva già usato quella parola, prima, per quella domanda senza risposta eppure non voleva richiedere di nuovo, aveva paura, ma di cosa? Del dolore? Un sentimento così umano e così forte da portare le persone a fare qualsiasi cosa per evitarlo, ma Lucifero non era umano, non aveva paura della sofferenza, o almeno era sicuro che fosse così, non sapeva come decifrarlo, non ne aveva idea, non voleva saperlo, anche se nel profondo voleva e si sentiva così dannatamente diviso e fragile, come un castello di vetro che stava per cedere, rompersi e ciò gli metteva ansia. Strinse i pugni, guardò Michele che a sua volta lo guardò con uno sguardo perso, entrambi rimasero fermi a guardarsi negli occhi.

Lucifero mentre guardava gli occhi verdi di Michele, si chiese cosa il fratello vedesse, vedeva ancora un mostro? E poi perché un mostro!? Cosa aveva sbagliato nella vita? La ribellione? Era così sbagliato schierarsi, dire basta di tutte quelle troiate, di inchinarsi a creature così inferiori e che, oltretutto aveva anche ragione! Ma papà non era fatto per avere torto e gli bruciava, bruciava davvero, soprattutto perché Michele non era dalla sua parte, era sempre così... Bendato. Michele sospirò e Lucifero lesse nei suoi occhi la stanchezza, un sentimento che li accomunava a quanto pareva; Aveva immaginato il confronto  con  Michele  diverso, non uno scambio di battute acide come era avvenuto anche nella gabbia, ma voleva solo che capisse le SUE di ragioni e che pensasse più con il cuore e meno con il cervello. La gabbia gli aveva danneggiato ulteriormente  il pensiero,  ormai pensava solo a compiacere Dio, Chuck o come cazzo si faceva chiamare. Michele era solo un cieco davanti alla realtà che gli stava sbattendo in modo palese davanti agli occhi, non voleva accettarla, non voleva accettare che il padre li avesse abbandonati come gattini dentro una cesta, che erano liberi in verità perché a nessuno interessava delle loro scelte, ormai a nessuno interessava delle vecchie tradizioni, dei vecchi pensieri.
«Michele, perché cazzo continui? Non te ne rendi conto!? PAPÁ CI HA ABBANDONATI!»
Urlò Lucifero fuori di sé, con le lacrime che minacciavano di uscire, per il peso che ormai si portava dentro come un macigno e che lo faceva soffrire, lo faceva soffrire essere sempre dal lato sbagliato, essere contro il suo fratello maggiore
«lo so, Lucifero, ma tu cosa faresti al mio posto? Vorrei solo essere amato da un padre assente, essere apprezzato per tutto quello che ho fatto, per lui ho sbattuto te in gabbia e mi sono ritrovato chiuso.. COME PENSI CHE STO!?»
Scoppiò in un urlo Michele, che lasciò sbigottito Lucifero, non si aspettava che il fratello provasse qualcosa che dentro si sentisse così vivo oppure era morto? Oppure entrambe le cose, come doveva interpretarlo?

Oppure... Vedeva ancora il fratello? Qualcuno da amare? Qualcuno che poteva ancora essere qualcosa? Non la sapeva, ma un orribile sensazione gli arpionò l'animo e una consapevolezza prese vita, divenendo qualcosa di così terrificante, si guardarono negli occhi e Lucifero si leccò le labbra

«Un giorno tu, fratello mio, ricorderai questo luogo che, nei miei ricordi, suonava come lontano e vicino. Ora che sono qui seduto e i tuoi occhi mi scrutano l'animo, mi fissano indagatori, non ho idea di chi o cosa tu stia cercando, o se veramente stai cercando... Non capisco, non TI capisco e non credo capirò mai. Stai cercando la luce? Stai cercando quel "bambino" che ti stava affianco, si nascondeva nelle tue maestose ali e che chiedeva quel tuo freddo affetto? Vorrei dirti di smettere quella dolorosa ricerca, non c'è niente da trovare. Ho l'istinto di urlarti e di chiederti di andartene, di lasciarmi solo poiché tu mi odii, ma non ci riesco fratello, non oggi che stai in silenzio, dopo anni che, le tue labbra mi lanciavano solo acido: mostro, scherzo, cancro, io continuo a piangere quel fottuto passato che, mi si annida e mi avvolge il cuore come una nube fitta e dolorosa, so che tu ricordi, ricordiamo sempre tutto, non ci è concesso di scordare. Tu sei impazzito dentro quella gabbia maledetta creata da nostro padre, tu sai cosa ho sofferto, l'hai provato in minima parte, ma non capisci, mai vedi oltre alla tua lama, io lo so, ti conosco. Tu sei così, non cambi e mi spaventi, ma mi attrai perché ho bisogno della tua violenza, ho bisogno di te, ma tu non comprendi, non capisci mai niente se non lo dice quello stronzo di papà, sei deludente come un fendente mal tirato, fai male ma non uccidi, non dai la soddisfazione di morire, mi porti ad odiarti come mai ho fatto con nessuno, tranne l'umanità forse, ma è un'altro discorso, no? Un'altra nostra storia. Non c'è un nocciolo della questione, un qualcosa che ti faccia capire quando finirò, non c'è semplicemente fine al nulla più assoluto, c'è solo la morte che mi fiata sul collo, so che morirò, anche molto prima del previsto, non ho uno scopo, un motivo per vivere, vorrei solo trovare la pace per tutte le parti che mi compongono, ma non c'è pace senza guerra, e io sono stanco di combatterla, di viverla senza un perché. Tu ed io siamo così diversi, ma creati con lo stesso ammasso di astri, siamo simili, non vediamo i colori nel modo umano, di tutti, per noi sono diversi e siamo sempre tu ed io, rosso e blu, nero e bianco, così distanti e vicini. Con le lacrime graffianti, ti chiedo di amarmi un'ultima volta, di abbracciarmi e chiudermi nelle tue ali, fammi sentire per un'ultima volta un arcangelo, fammi sentire ancora una volta qualcuno con uno scopo, fammi sentire buono, che da solo non ci riesco, fammi credere che tu sia qui veramente Michele! non un dannato sogno, fammi sentire meno solo, fammi tornare solo un'ultima volta il portatore di luce, Lucifero.»
Si fermò con le lacrime sul viso, con Michele che aveva capito come lui, questo gli prese il viso fra le mani, gli accarezzò piano le guance leggermente ruvide per la barba con i pollici, chiuse gli occhi e gli diede un bacio, fra le lacrime di entrambi anche Lucifero chiuse gli occhi
«ti amo anch'io Lucifero, non lo smetterò mai di fare... Anche se... Non sono qui, con te, a stringerti... A mentirti e dirti che andrà tutto bene, sei la stella del mattino, rimarrai per sempre tale, ma una stella non può amare, ne essere amata, è un crudele gioco di sofferenza, dove tu ed io siamo le pedine, mi dispiace fratellino adorato, perdonami figlio dell'Aurora.»
Sussurrò Michele, fra i singhiozzi, si diedero un ultimo sguardo, il più puro che entrambi potevano dare e allo stesso tempo il più umano, prima di svanire in tante piccole stelle che Lucifero guardò, non si chiese nemmeno cos'era, seppe solo che pianse e urlò affinché il cielo sentisse il suo dolore, il suo cuore spezzato.

Lucifero osservò il cielo, vide l'Aurora boreale, la vide riempire di colori, vide tutto, vide l'alba e poi deglutí, guardò quel posto dopo essersi alzato, sapeva che sarebbe stata l'ultima volta dentro di , prese un profondo respiro e si tolse le ultime lacrime.

«ti perdono, Michele. »
Sussurrò quel segreto il diavolo e poi se ne andò.

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