Come un pulcino a primavera

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Anna era seduta sulla terrazza, incurante del fatto che, poco distante, Vronskij la stesse fissando con ardore e desiderio. Tuttavia temeva e desiderava al più presto un incontro con lui, era necessario perché sapesse.

Giunse le mani e le posò sulle gambe, respirando profondamente nel vano tentativo di calmarsi. In quel momento più che mai era oppressa da quel vago e mutevole senso di colpa che le occupava la mente e i pensieri. Quando esso si definiva, prendeva la forma del caro Serëza, il suo piccolo corpo di bambino e il suo sguardo tanto conisciuto e a lei tanto caro. È solo per lui che riesco a non cedere del tutto, pensò. Era fermamente convinta che l'amore per suo figlio stesse al di sopra di qualsiasi altra cosa.

Eppure, appena ebbe formulato questo pensiero, avvertì un calorino al collo, e il rossore la prese tutta. Una fastidiosa sensazione, che non sapeva definire altrimenti, si propagò nell'area che aveva compiuto il peccato. E Anna, accarezzatosi il ventre, parve comprendere solo allora ciò che le stava accadendo. Tutti i sotterfugi e gli inganni erano stati vani: la gravidanza avrebbe rivelato, se non all'intera società almeno a lei stessa e al marito, unici consapevoli della freddezza dei loro rapporti privati, che qualcosa si era spezzato e non era più possibile ripararlo.

Non temeva il marito: conosceva il suo modo di fare, il suo parlare burocratico, e riteneva che all'ombra di ciò ci fosse la sua incapacità non di intendere ciò che ormai tutti sospettavano, ma di accettarlo. Accettarlo avrebbe significato renderlo reale, più reale di quanto fosse anche nei pensieri delle più maliziose menti di Pietroburgo. Nonostante il disgusto che ora il marito le provocava, Anna sentiva di non potergli mancare così tanto di rispetto dal turbarlo con la verità e, per natura incapace di mentire, costretta già a farlo troppo, con lui preferiva semplicemente tacere.

E Vronskij?, si chiedeva. Che ruolo ha lui in tutto questo, quale la sua importanza?

Ripensando all'amante fu colta da un'improvvisa tristezza. Si stupì lei stessa di questa sensazione, che non aveva mai attribuito ad un'immagine, concreta o immaginaria che fosse, del bel Vronskij. Tuttavia, per la seconda volta in pochi minuti fu come se la verità le fosse caduta addosso: era lui ad aver provocato in lei tanta confusione, lui ad aver mutato la sua natura sincera e anche un po' noncurante in una losca figura doppiogiochista e tormentata. Si domandava come potesse provare queste sensazioni insieme alla passione forte che l'accendeva forte al solo pensiero di Vronskij, e non sapeva trovare risposta.

Si sentiva stordita, e di nuovo considerava la gravidanza come la prova concreta e tangibile del cambiamento immenso che la sua vita aveva preso. Paradossalmente, era stato più semplice all'inizio, quando vi era immersa senza troppa consapevolezza - era un gioco, per lei. Ora, invece, sapeva di essere stata messa di fronte all'evidenza, e considerava conseguenza naturale il dover scegliere tra due strade, opposte ma ugualmente difficili e dolorose: rimanere con il marito che ora le era così poco gradito, e rinunciare alla passione della sua relazione con Vronskij, oppure fuggire con l'amante, portando disonore al suo nome e infelicità al povero innocente Serëza. Non capiva, Anna, che ciò che lei identificava con l'amore incondizionato per il figlio era in realtà il rimorso e il pentimento dettatole dalla coscienza.

Anna si sentiva come un pulcino a primavera, che allo stesso tempo prova gioia e stordimento per la sua nuova vita. Premette le mani sulla pancia, chiudendo gli occhi e desiderando ardentemente di trovare presto una soluzione.

NOTE

Come un pulcino a primavera, © 2014 Ludovica Stampone, All rights reserved.

L'opera s'intende liberamente tratta da "Anna Karenina", Lev Tolstoj; non intende in alcun modo sostituirsi ad essa né riportare in forma integrale suoi avvenimenti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 20, 2016 ⏰

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