VALERIO
Ero assieme a Davide e Flavio, nel mio appartamento. Li avevo invitati per passare una serata tranquilla con degli amici, senza pensieri.
In realtà avrei dovuto passare la serata con Pierfrancesco, però mi aveva dato buca all'ultimo minuto; aveva detto di essere in studio con Filippo [in teoria dovrebbe essere pk, ma non sono sicuro si chiami così :c], quindi decisi di fare qualcosa di diverso con altre persone.
-Vale, passa- disse Davide, alludendo alla stagnola che avevo in mano. Scuotei il capo, risvegliandomi, poi annuii, passandogli ciò che mi aveva chiesto.
Flavio aveva portato un po' di keta, ed io come potevo rifiutare? Prima di quella sera, la ketamina, l'avevo presa poche volte; ma la ricordavo figa in generale.
Osservai il mio amico pelato fumare dalla stagnola, stringendomi nella mia coperta.
Era uno dei pochi movimenti che riuscivo a fare, ero strafatto.
Persino pensare mi risultava difficile. E l'unico pensiero che avevo in testa, era Pierfrancesco.
-Davidì, ma ndo sta Pier? È tardi, magari ce stanno problemi in studio-
Mi complimentai con me stesso per essere riuscito a parlare quasi decentemente.
-Non so, prova a chiamarlo- mi propose.
Presi tra le mani il mio telefono, aprendo i contatti. Il suo numero era tra i più frequenti; premei su "chiama" e portai il telefono all'orecchio. Mi sentivo la gola secca, ma sentivo allo stesso momento troppa saliva.
Segreteria telefonica. Non voleva rispondere.
Sbuffai.
Inizialmente pensai che un ragazzo non poteva rovinarmi una serata carina, ma pochi secondi dopo, pensai che "un ragazzo" era la persona che amavo.
-Non risponde Davide- sussurrai, poggiando il telefono nel bracciolo del divano.
-Provo io- disse Flavio, accartocciando il foglio di stagnola.
Attesi alcuni secondi, ma anche lui arrivò alla stessa conclusione.
-Niente- disse solo.
Mi passò di tutto per la testa.
Magari vuole registrare in pace, senza altro per la testa. Quando scrive, o registra, non vuole distrazioni.
Oppure era con qualcun altro. Con qualcuno che non voleva dirmi.
Il mio umore si abbassò notevolmente a questa ipotesi.
-Oh Flaviè- disse Davide.
Nonostante non parlasse a me, cercai comunque di seguire il discorso, almeno non avrei pensato a Pierfrancesco.
L'interessato alzò il capo dallo schermo del suo telefono, guardando Davide. Quest'ultimo, girò lo schermo del suo iPhone, per mostrargli qualcosa, che non riuscii a vedere.
-Merda- mormorò lui.
Ricordo che in quel momento mi passarono mille ipotesi per la testa.
[...]
Mi iniziai a preoccupare per il mio fidanzato.
Era quasi mezzanotte, ma di lui nessuna traccia.
-Provo a richiamarlo- dissi, ricevendo il consenso di Davide.
Flavio si era addormentato poco prima, con la testa poggiata sulla spalla del pelato.
Come immaginavo, nessuna risposta.
Gli effetti della ketamina si stavano facendo sentire più del normale; non stavo più capendo la situazione, facevo fatica a connettere.
-Prova a chiamare Felisja allora, magari lei risponde- mormorò Davide, per non svegliare Flavio.
Il mio cuore a sentire quel nome perse un battito.
-Perchè dovrei chiamare lei?-
Io ci provai a fare finta di nulla.
Lui pareva aver appena visto un fantasma, aveva un'espressione nervosa.
-No, nulla-
Provò a cavarsela così, ma volevo sapere. Anche se già me lo immaginavo.
-Dimmi Davidì, che sta succedendo?-
Mi sorreggei il capo col braccio; lo sentivo pesante.
Lui in risposta prese il suo telefono, mostrandomi una storia.@fishball_sg ha aggiunto una storia per gli amici stretti
Non mi sentivo più aria nei polmoni; era una sensazione bruttissima, quella dell'essere tradito, un'altra volta.
-Ah-
Seppi dire solo quello. Dalla mia bocca non uscì altro.
Alzai lo sguardo agli occhi socchiusi di Davide; erano tristi anche i suoi.
-Mi dispiace davvero, Vale. Non te lo meriti tutto questo. Per quanto voglia bene a Pier, questo giro è stato un coglione-
Concordavo con le sue parole. Pierfrancesco era un coglione.
-Grazie Davide, se vuoi dormi pure qua, se togli i cuscini dietro di te il divano diventa più grande. Scusami, ma io vado a dormire, non mi sento più la testa-
Lui annuì, quindi mi alzai a fatica e mi diressi in camera, barcollando.
Pierfrancesco probabilmente era con Felisja in quel momento, stavano scopando, o avranno appena finito di farlo.
Non sentivo nemmeno la rabbia, ero troppo stanco e fatto per sentire qualsiasi cosa. Solo la tristezza si faceva viva, si era insidiata sottopelle, non riuscivo a levarmela.
Mi lavai i denti e poi mi misi a letto; non appena posai la testa nel cuscino e chiusi gli occhi, caddi in un sonno profondo. Era bello dormire così.
[...]
Fu una sua chiamata a svegliarmi.
Mi stropicciai gli occhi e sbadigliai, poi presi in mano il telefono; prima di rispondere, guardai l'ora. Erano le tre di pomeriggio.
Risposi, ma non dissi nulla; mi aveva chiamato lui, voleva dire che aveva lui qualcosa da dire.
-Vale?-
La sua voce sembrava preoccupata.
-Mh?-
-Sei vivo allora-
-Già -
Ero piuttosto scosso.
-È che non hai risposto alle mie chiamate stamattina, mi ero preoccupato-
-Mi sono appena svegliato, e per l'esattezza l'hai fatto tu-
Volevo risultare acido.
-A quest'ora ti svegli?-
Ridacchiò leggermente.
Faceva finta di niente. E così avrei fatto anche io.
-Sì-
Non ci trovavo nulla di divertente.
-Posso passare da te?-
-Come vuoi-
-Aprimi, sono qua fuori-
Nonostante tutto, sorrisi.
Lo amavo, era quello che mi fotteva.