Orfeo era un cantore, marito della ninfa Euridice. Essi erano molto innamorati, così tanto innamorati che Orfeo, alla scoperta della morte della moglie, si disperò e scese nell'Ade per riportarla nel regno dei vivi.
Aristeo era un apicoltore ma il suo sciame di api si era estinto all'improvviso. Recatosi presso il vecchio del mare Proteo , riesce a scoprire la causa di questa moria: in passato aveva importunato la ninfa Euridice e questa, per sfuggire alle sue attenzioni, era stata morsa da un serpente. Il cantore Orfeo, promesso sposo della ninfa, disperato per l’accaduto, era sceso negli Inferi. Ade e Persefone commossi dall'amore dei due sventurati amanti acconsentono a restituire Euridice ad Orfeo,ma alla condizione che egli non si volti mai a guardarla prima di giungere alla luce. In fondo una condizione simile non era stata posta a Persefone stessa quando sua madre Demetra era venuta a riprendersela? Orfeo si incammina, Euridice lo segue,la luce è vicina, già comincia ad intravedersi qualche spiraglio che cerca di dissolvere le tenebre, ancora un passo e all'improvviso Orfeo si volta indietro, forse per accertarsi che lei lo segua, forse per il dubbio che lei in realtà sia un'ombra, forse perché preso dal desiderio di baciarla e questa volta la perde per sempre. Un ultimo bacio, una carezza, la mano che si allunga per toccarla in un estremo gesto d'addio ma sfiora solo un'ombra. Oppresso dal dolore vuole ritornare negli Inferi, ma l'inesorabile Caronte implacabile lo ricaccia indietro.
Si raccontano di sette giorni e sette notti passati a piangere sulle rive del fiume Acheronte, nutrendosi di lacrime e rimpianti, finché si ritira in Tracia.
Qui conduce una vita selvaggia, ricevendo solo le visite dei giovinetti e degli abitanti del bosco. Orfeo li istruiva alla vita orfica, cantando loro dei misteri che aveva visto nel suo viaggio nell'aldilà e li educava all'astinenza dalla carne. Alla richiesta delle donne di condurre una vita meno selvaggia e del rispetto della legge del secondo imeneo, Orfeo oppose un secco rifiuto, preferendo i giovanetti alle donne. Per placare l'ira di Dioniso, l'unica divinità che aveva dimenticato di cantare durante la sua discesa nel Tartaro, Orfeo istituisce i Riti Orfici. Durante una celebrazione in onore di Dioniso, le Baccanti, al rifiuto di Orfeo di concedersi loro, prese da furore orgiastico, dilaniano il suo corpo, disperdendone le membra.
La sua testa e la sua lira furono gettate nell'Ebro,mentre i flutti la trasportavano via, dalla sua bocca un'eco ripeteva continuamente il nome della sua amata, Euridice.
La Tracia in seguito al delitto delle Baccanti rimasto impunito, fu colpita da una terribile pestilenza. La popolazione nel tentativo di fermare questo flagello consultano un oracolo. La pestilenza cesserà di mietere vittime solo quando sarà ritrovata la testa di Orfeo e gli saranno resi gli onori funebri.
Nei pressi del fiume Meleto, un pescatore trova la testa di Orfeo, che verrà posta in un santuario in suo onore presso la grotta di Antissa. In quel luogo la testa di Orfeo cominciò a profetizzare. Apollo timoroso del fatto che la gente trascurava il suo culto e i suoi oracoli di Delfi, si reca ad Antissa dove gli intima di non interferire più con il suo culto, Orfeo ubbidendo a suo padre tace per sempre. Si racconta che gli usignoli che cantavano vicino alla sua tomba, cantassero un canto ancora più melodioso. Apollo per onorare Orfeo, pose la sua immagine nel cielo, immagine che divenne la costellazione della Lira.