Gli occhi della determinazione

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(T/n) s pove

Stavo leggendo ancora il libro delle leggende urbane e creepypasta, il mio libro preferito e tutto ciò che restava di mia madre.
Stavo sfogliando le pagine ingiallite quando capitai sulle pagine che parlavano di Nathan, che non avevo ancora terminato di leggere. Iniziai a leggerle pazientemente e più lo conoscevo, più mi sembrava fatto per me. Alla fine della seconda pagina, iniziò anche a parlare di un altra persona collegata a lui, una ragazza, sua sorella. Da quello che capii lei era morta, ma Nathan la credeva ancora viva e teneva una sua collana in tasca per ricordarla. Era davvero una bella cosa, ma pensai di non parlarne con lui, per questioni di rispetto.
Chiusi il libro e misi un altro abito invernale, dato che fuori C era ancora la neve, poi mi raccolsi i capelli in due bon-bon, un Po come pucca.

Chiusi il libro e misi un altro abito invernale, dato che fuori C era ancora la neve, poi mi raccolsi i capelli in due bon-bon, un Po come pucca

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Scoccò la mezzanotte e attesi l arrivo di Nathan. Arrivò un Po in ritardo, ma appena lo vidi mi spaventai parecchio. Appena aprii la finestra, mi cadde addosso svenuto. Lo presi, ma caddi a terra anche io. Lo tirai su da terra delicatamente, per vedere il suo corpo pieno di lividi e ferite aperte. Li mi spaventai di brutto.
Misi Nathan sdraiato sul mio letto e andai a prendere bende, cerotti e disinfettante, cercando di non fare molto rumore. Appena presi tutto il necessario dallo sgabuzzino del bagno, corsi di nuovo in camera. Nathan era ancora privo di sensi così mi sedetti sul letto accanto a lui e iniziai a medicarlo. Le ferite non erano molto profonde, ma erano tante e mi venne da pensare che avesse fatto a botte o fosse stato aggredito. Quando terminai di medicarlo, misi la sua testa sul mio grembo e iniziai a pettinargli delicatamente i capelli con le dita. Era bellissimo quando dormiva... pareva quasi un bambino !
Notai che stava iniziando a tremare, quindi lo coprii con una coperta del mio letto finché non smise di tremare e si calmò. La luce delle stelle mi attraeva come spesso facevano, ma la loro luce sul viso di Nathan mi fece brillare gli occhi.

Nathan s pove

Svenni appena entrai nella camera di (T/n), e rivenii in una situazione quasi paradisiaca. Le mie ferite erano state medicate e avevo la testa sul suo grembo. Nel mentre, sentivo le sue delicate dita pettinarmi i capelli neri, era da molto che non mi sentivo così. "Oh, ti sei svegliato !" Mi disse la dolce voce di (T/n), non alzai lo sguardo, in quella situazione ero capace di svenire ancora. Mi alzai velocemente da li, con le ferite doloranti e abbassai leggermente lo sguardo. Lei mi guardò confusa poi mi chiese "Come ti sei procurato quei tagli ?", non volevo dirle la verità, quindi glie ne dissi solo metà "Mentre venivo in qua sono caduto in una siepe di rovi, ma sto bene tranquilla.", lei non ci credette e mi volse un occhiata dubbiosa, quindi le raccontai tutto "Ok ok, mentre venivo in qua, credo di aver incontrato dei tizi che lavorano per tuo padre, li ho combattuti ma ho incassato vari colpi, poi tuo padre mi ha buttato nella siepe di rovi, contenta ora ?". Calo il silenzio.
Lei mi guardò spaventata, poi mi saltò al collo dicendomi "Sono contenta che tu stia bene !". Ricambiai l abbraccio con gli occhi umidi di lacrime, quando si staccò da me, mi disse "Nathan, a me di mio padre non importa niente ! Ti ha ferito e si è giocato la sua ultima chance. Voglio fuggire con te Nathan ! Non voglio più vivere in gabbia ! Ti prego, aiutami a fuggire !", i suoi occhi erano diventati un cielo stellato e la determinazione si poteva leggere in essi. Non feci grandi discorsi epici, ma le dissi solo una parola "Si.". Poi lei mi prese la mano e Corremmo verso la finestra più vicina al piano di sotto, per poi trovarci nel giardino sul retro, ancora pieno di neve

 Poi lei mi prese la mano e Corremmo verso la finestra più vicina al piano di sotto, per poi trovarci nel giardino sul retro, ancora pieno di neve

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(T/n) mi tirò subito una palla di neve e partì la competizione. Ogni volta che ero con lei mi sentivo libero, umano, felice. Non ero spesso alla creepyhouse assieme a tutte le altre creepypasta, quindi stavo quasi sempre da solo, ma da quando (T/n) è entrata nella mia vita, riesco a sentirmi più vivo. Ma mentre ci tiravano palle di neve mi chiesi, quando sarà uscita da quì dove la porterò ? La mia baracca di legno in cui spesso stavo non era molto e non potevamo nemmeno prenderci una casa. Dove potevamo andare ?
Quando la stanchezza prese la meglio, ci sedemmo sotto un quercio e iniziammo a guardare in silenzio, i fiocchi di neve fresca che cadevano leggeri. Lei noto il mio silenzio e mi chiese "A cosa pensi Nathan ?", io mi strinsi nella mia giacca e dissi "Pensavo a dove portarti quando tutto questo finirà, c è un posto dove vivono le altre creepypasta, ma io non sto spesso lì-" ma lei attaccò e disse "C è una casa ai margini del bosco dove ci si può ancora stare ! Basta sistemarla un pochino e andrà benissimo per noi ! Che te ne pare ?"  "Grande idea !" Le risposi sorpreso. L unica cosa che mi dispiaceva, era che avevo paura ad esprimere le mie emozioni, la mia faccia non ci riusciva. Sorridere, piangere, ridere, erano emozioni che non esprimevo, l unica espressione che aveva la mia faccia, era una sorta di poker face, un espressione vuota.
"Ah gia, mi avevi parlato del capodanno in paese, che cos è ?" Mi chiese lei con voce innocente. Ripreso dai miei pensieri, le misi un braccio sulle spalle e le spiegai "Vedi, quando si arriva vicino al capodanno, in paese, iniziano a montare dei mercatini lungo le vie dove vendono un Po di tutto, poi iniziano a montare delle giostre per far divertire tutti finché l anno nuovo non arriva, e a mezza notte sell ultimo giorno dell anno, sparano in cielo fuochi d artificio e mettono musica ad alto volume.". Lei non capì molto di quello che le dissi, e le rispiegai tutto da capo. Appena capì, parve emozionatissima e iniziammo a pianificare la fuga. Sapevamo come, ma non quando fuggire. La accompagnai in camera sua e le dissi che avremmo ragionato meglio la notte dopo. Ma quella volta, lei mi prese il colletto della giacca e mi costrinse a guardarla negli occhi, poi mi fece un gran sorriso sincero e mi diede un bacio sulla guancia. Uscii dalla finestra e meno male che avevo ancora il panno in faccia, ero un Po arrossito. È ufficiale ormai, la amo.

Occhi notturni - Nathan the Nobody x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora