Una lieve brezza soffiava, recando con sé il distinto profumo di sole e salsedine che caratterizzava la costa e scompigliandomi i lunghi capelli corvini.
Respirai a pieni polmoni quell'aria così familiare e, dopo essere uscita dall'hospitality, affrettai il passo verso il box del Cavallino Rampante.
Intorno a me si aggiravano decine di meccanici e giornalisti, in attesa dell'arrivo dei piloti e dei rispettivi entourage.Senza che ne avessi intenzione, mi nacque sul viso un sorriso quasi stupido; avevo desiderato fin da bambina di potermi trovare in quel luogo e finalmente, vent'anni dopo, il mio sogno si era realizzato. I miei sforzi, le notti trascorse a studiare, ogni mio singolo sacrificio... Ne era valsa la pena. E poter dire ciò mi rendeva estremamente orgogliosa.
-Fate largo! Chop chop!
Mi voltai giusto in tempo per vedere un gruppetto di ingegneri che avanzava tra i giornalisti scortando un pilota che tuttavia non riuscii a identificare.
C'erano indubbiamente troppe persone e Montecarlo non era il luogo più spazioso a cui potessi pensare.Mentre tentavo di riprendere il mio cammino percepii indistintamente qualcosa che urtava la mia schiena e in pochi istanti mi ritrovai l'asfalto a pochi millimetri dal naso.
Sentii le guance avvampare per la vergogna e mi rialzai in fretta, pregando che nessuno avesse assistito alla mia dimostrazione di eleganza.-Va tutto bene?- una voce calda mi raggiunse, travolgendo, come un'onda impetuosa, ogni mia sicurezza. Aveva un accento melodioso, locale, e mi sembrava stranamente familiare.
-Perché il cielo non ascolta mai le mie preghiere? - mugugnai, mentre mi voltavo verso l'estraneo con l'intenzione di ironizzare sulla mia goffaggine.
Ed in quel momento i miei occhi si persero in un paio di pozze del colore dell'oceano senza fondo e il fiato mi si fermò in gola.
Nonostante lavorassi in Ferrari ormai da qualche anno, non avevo mai immaginato che un giorno avrei incontrato un pilota; ero abituata a rimanere dietro le quinte e a dirigere un settore quasi secondario.Evidentemente il mio interlocutore aveva un ottimo udito, perché si lasciò sfuggire una lieve risata.
-Charles. - mi porse la mano.
-Isabel- risposi, non appena riacquistai l'abilità di parola.- è un piacere incontrarti.
-Vedo che siamo diretti allo stesso luogo. - proferì, accennando al badge che portavo al collo - Dunque permettimi di accompagnarti. Non vorrei mai che venissi nuovamente spintonata.
-Grazie.
Pregai che non fosse evidente il rossore che mi si era diffuso sulle guance e lo seguii.
Dopo pochi secondi di silenzio, in cui ci dedicammo a farci largo tra la folla, aggiunse - Non mi sembra di averti mai vista dalle nostre parti. Sai, non vorrei sembrare 'quel' tipo di persona, ma di solito si vedono sempre le stesse facce.
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Connection// Charles Leclerc
Fanfiction"Ti prego, guardami negli occhi." Con infinita dolcezza mi sollevò il viso fino a quando i nostri sguardi si incrociarono. "Charles, quante volte ancora dovremo trovarci in questa situazione? Non possiamo continuare in questo modo" "Isabel, nella mi...