La ballata della disperazione

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Ed egli danzando scappava, intonando un canto di disperazione.
Fuggeva cercando la salvezza, gemeva dinanzi la paura della falce eterna
Finalmente stanco, senza alcuna forza rimanente cedette con le ginocchia sul pavimento inginocchiandosi dinnanzi la sua sorte, dinnanzi la lama che in quell'istante rispecchiava il Suo volto, quel volto che chiunque non eterno desidererebbe mai vedere pur sapendo che vano è quel desiderio.
Era stanco, sanguinante e in preda al panico, il suo corpo aveva accettato il prossimo destino ma la sua mente no, dinnanzi a quel saio grezzo e soffice al contempo lo stolto provava a dimenarsi non riuscendo tuttavia a muovere alcun muscolo e avvicinandosi sempre più alla sua fine.
Non ci volle molto, anzi fù uno schioccar di dita; la lama dolcemente calò sul capo di quel che uomo più non era, e, adagiatasi l'anima su quella, lo spettro non curante di ciò che aveva appena fatto si allontanò seguendo la sua solita desolata via.

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