Capitolo 1

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Ciao,
mi chiamo Harry e ho 18 anni.
Se vi state chiedendo perché sono seduto su di una panchina,
in un parco vuoto e abbandonato,
alle 2 di mattina...
beh,
vi rispondo che la mia idea era quella di restare da solo per un po.
Sono uscito da casa alle 23,
più o meno,
perchè ho litigato con mia sorella Gemma.
I nostri genitori c'hanno abbandonati e adesso noi due viviamo a Londra,
mentre nostra "MADRE" vive a Holmes Chapel in Cheshire col suo nuovo marito.
Ma ritorniamo a noi,
vi starete chiedendo il perché ho litigato con lei,
giusto?
Beh,
perché lei crede di capirmi,
di sapere cosa mi passa per la testa.
Non sa nulla invece.
Non sa delle tante notti passate insonnie su questa panchina,
delle milioni di lacrime versate sul cuscino del mio letto,
dei tagli sui polsi,
delle innumerevoli sigarette fumate,
delle parole mai dette,
di questo pensiero fisso,
di questo dolore nel petto...
Lei non può capirmi.
Ho gli occhi verdi,
che un tempo brillavano,
ma che oggi,
invece,
sono rossi,
spenti,
vuoti...
Ho degli stupidi capelli ricci e castani.
Stupide fossette ai lati della bocca,
che una volta adoravo...
Sono alto,
muscoloso,
e un tempo mostravo orgoglioso il mio corpo,
mentre oggi invece,
mi nascondo.
Chi non mi conosce può pensare che sto bene,
che io sia un ragazzo popolare sia a scuola che fuori...
ma ciò è falso...
o meglio,
era vero circa 2 anni fa.
Non sto bene.
Ho la guerra negli occhi,
il casino nella testa,
il cuore a pezzi e un dolore immenso al petto.
E tutto questo perché il mio migliore amico Ed è morto...
Qui...
tra le mie braccia,
su questa panchina,
in questo parco,
a quest'ora...
Su questa panchina c'abbiamo passato la vita...
e lui anche la morte.
Qui ho conosciuto Ed a 5 anni,
qui abbiamo bevuto la prima birra a 10 anni,
qui abbiamo fumato la prima sigaretta a 16 anni,
qui abbiamo litigato la prima volta,
ma soprattutto,
qui abbiamo fatto pace.
Questo era il nostro rifugio,
ed ora,
solo il mio.
Non ho mai avuto veri amici,
avevo solo lui.
Mi nutrivo della sua presenza,
dei suoi occhi azzurri che mi penetravano fino ad arrivare alla mia anima e leggerla,
del suo sorriso che mi rassicurava e trasmetteva forza,
dei suoi abbracci che mi aggiustavano e mi reggevano quando cadevo,
della sua voce che come una melodia mi entrava nelle orecchie fino ad arrivare al cervello e risultare la melodia più bella del mondo.
Era l'unico che mi conosceva veramente,
l'unico che mi capiva,
l'unico a conoscenza del mio segreto e l'unico che non mi ha mai giudicato.
Poi tutto è finito.
Qui...
dove tutto è cominciato.
Lui è morto,
scomparso per sempre,
lontano da me.
Io sono morto con lui quel fatidico giorno,
una parte di me è volata via con lui.
Tutto accadde qui,
quel maledetto 2 Giugno di ben 2 anni fa.
Oggi avrebbe dovuto compiere 19 anni.
Avremmo dovuto festeggiare insieme,
saremmo dovuti andare al college insieme,
avremmo dovuto prendere una casa per noi,
ma soprattutto,
avremmo dovuto vivere,
insieme.
Domani,
anzi,
tra poco meno di 5 ore,
inizierò il primo anno al college.
Sto piangendo lacrime amare che scorrono e rigano le guance.
Dovrei andare via da questo posto,
lontano da questi ricordi,
lontano da questa città.
Ma non posso.
Devo tornare a casa,
fingere di star bene,
devo iniziare il college e fingere sorrisi...
io non posso fingere più...
sto morendo lentamente e questo dolore mi pervade giorno dopo giorno.

Aveva la guerra negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora