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☾ 𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎 - 𝐌𝐎𝐍𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎 ☽

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☾ 𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎 - 𝐌𝐎𝐍𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎 

C'è il mare. O almeno, penso sia questo. Penso che ci sia almeno l'idea del mare. Di certo potrebbe parere insolito, ma è un'idea; è un barlume, una luce. C'è il mare, è una delle poche cose di cui sono sicura.

E il mare è l'utero dei primordi: torneremo tutti nel mare un giorno, e se dovrà divorarci sarà perché siamo stati figli cattivi, ingrati e violenti. Se sarà, è perché Lei è madre, Lei sa. Lei custodisce. 
C'è il mare, sì: s'avverte con le onde, altrimenti il suo sarebbe il più soffocante dei silenzi. Ci sono anche le stelle, certo – almeno l'idea di quelle. Loro non ci sono sempre, sono più lontane del mare. E c'è l'eclissi di Luna: quel satellite splendente, immenso, così freddo ma che riesce a penetrare nei cuori più oscuri. Stanotte qualcuno però ruba un po' della sua luce, se la tiene geloso per sé, vorrebbe farci impazzire tutti. E sotto questa notte di eclissi, con il fragore delle dolci onde contro la sabbia, il mio utero bagna di sangue le mie mutande: il bassoventre viene avvolto da un calore che risale fino alla pancia e si muta in dolore. E come una piccola genesi, un'onda si permea all'interno del tessuto delle mie mutande, sa di ferro, è caldo, è fastidioso. È sangue.
E poi penso che tornerò, un giorno, nel mare. Penso che questo mio utero sia solo il lascito di un utero più grande, che ha più sofferto, che genera ancora la sua auto sofferenza. Afferro tra le dita i lembi di carne dolenti, li stringo come stringo i denti; alzo lo sguardo alla luna e ringrazio l'utero primordiale di avermi concesso di poter guardare per così tante volte quel corpo celeste immortale. Non ricordo più da quanto non mi parlo: magari avrei bisogno di una terapia, forse dovrei solo ascoltarmi di più.

Forse non ho mai ascoltato il mare. Un giorno ci tornerò nel mare – sì. E quel giorno saprò nuotare di nuovo: in questa vita ho scordato come si fa.

☾ Psycho 

Piccolo momentino angolo confessione uau bast. 
Questo nella mia testa - e nel mio cuore - sarebbe dovuto essere il prologo di una - se non della - delle storie più intime che avrei mai scritto. Spoiler: non la scriverò mai LOL, non penso di avere la forza psicologica per parlare con me stessa e capirmi davvero. Attraverso questa storia, avrei voluto riprendere le atmosfere di Pavese: ovvero l'attaccamento alle proprie radici, alla terra, alla fatica. Questa storia che avevo in mente in realtà non aveva una trama, non era definita: sapevo solo che ci sarebbe stato il mare, la campagna, la vita, la mia intimità più profonda, i segreti che mi nascondevo, le mie fragilità - insomma, un calderone di un sacco di cose. Ma questa storia non ci sarà mai: ci sarà solo questo prologo-monologo, in cui c'è uno dei ragionamenti più intimi mai fatti e scritti, sento davvero ciò che ho scritto. Dato che è per me impossibile parlare di ogni cosa che provo, questa è davvero una confessione per me, e a tratti mi è difficile anche pensare di pubblicarla, ma voglio farlo, voglio che sappiate che anch'io stranamente ho un'anima anche se non sembra LOL. Ecco, questo semplicemente. Adesso mi allontano imbarazzata inciampando nei miei piedi, perché è un po' difficile per me, ecco tutto.

Con tutto il cuore,
Astra xx.

I Sogni, i Fiori e i VeleniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora