"Lisbona"

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Raquel pov:

Sono indolenzita e non so dove mi trovo quando spalanco gli occhi.
Una stanzetta minuscola, delle sbarre e un odore acre mi accolgono e allora capisco, io sarò la nuova Rio.
"Alzati" dice la voce di una donna.
Appoggio le gambe sul pavimento e la guardo... Alicia.
È diversa da come la ricordavo io, è incinta.
" Ci rivediamo Raquel"
" È un piacere" dico io fissandola negli occhi.
Entra nella piccola cella e mi strattona fuori:
" Con te non sarò gentile quanto lo sono stata con Rio. Lui mi piaceva... Tu, per niente".
Neanche io provo tutta questa simpatia per quella donna ma la capisco... abbiamo in comune tante cose, Alberto è la prima che mi salta in mente.
Alicia mi spintona a terra quando delle scariche elettriche colpiscono violentemente il mio corpo:
" Se non vuoi finire arrostita, dimmi dove si trova il professore" urla, sbattendo le mani su un tavolo in acciaio.

Professore pov:

Vago in questo bosco da ore, non so dove andare e non so cosa fare.
I flashback continuano a ricorrersi nel mio cervello.

UN ANNO E MEZZO PRIMA.

Sento la sua voce, una voce così dolce:
" Scusi ha una batteria... Una batteria per il cellulare? "
Il mio cuore accelera, ho le palpitazioni... non ho mai amato una donna quanto amo lei.
" Beh, se è urgente può usare il mio" dico guardandola.
Finalmente il suo sguardo si posa su di me... è bellissima.
Un sorriso si fa largo sulle sue labbra e i nostri sguardi si incrociano, tutte le parole che non ci siamo mai detti traspaiono.
"Sergio" sussurra lei mentre si avvicina.
Siamo a pochissimi centimetri di distanza e lei mi sfiora leggermente la guancia con la mano destra e il suo viso si incolla al mio.
Naso contro naso, occhi negli occhi perché quello sguardo non abbiamo il coraggio di interremperlo:
"Ti prego, baciami" mormora Raquel.
E io la bacio.
Le nostre labbra sono i pezzi di un puzzle e corrispondono perfettamente.
Quello che inizia come un bacio dolce e carico di amore si trasforma in desiderio puro, un desiderio represso per un anno intero.
La mia lingua entra nella sua bocca e si intreccia alla sua in una danza impeccabile, il suo corpo combacia perfettamente con il mio.
Dalle sue labbra esce un gemito sommesso quando scendo a baciarle il collo, le sue mani si aggrappano disperatamente ai miei capelli... poi mi ricordo che siamo in pubblico e mi fermo:
" Sergio" ma questa volta lo dice in tono di supplica mentre apre gli occhi.
Quando si rende conto che il barista ci sta osservando arrosisce e si allontana leggermente da me.
"Andiamo" le dico scendendo dallo sgabello e porgendole la mano.
Camminiamo in silenzio per le vie dell'isola, con le dita incrociate, incapaci di staccarci completamente :
" Quando dicevo che sto con te era vero, sto con te completamente... Sai ho anche pensato ad un nome in codice" sussura Raquel, forse imbarazzata.
" Un nome in codice?" chiedo, non capendo cosa volesse dire.
" Si, in caso di un nuova rapina, di una nuova missione della tua banda di Dalì. Non ti lascerò solo anche se tutto dovesse andare male, guiderò con te le operazioni. Tu sei il mio Professore e io la tua Lisbona" dice, guardandomi dritto negli occhi.
Queste parole mi spaventano, non voglio metterla in pericolo, non voglio convivere con la paura che ho di perderla.
" Come mai hai scelto proprio Lisbona?" domando, sperando di non dover mai iniziare un'altra missione.
" È la città in cui è nata Paula, mia figlia... Ai quei tempi era tutto diverso".
La abbraccio quando noto una sola lacrima fuoriuscire dai suoi splendidi occhi.
" Porta qui la tua famiglia, voglio essere il padre di Paula, voglio amare te e lei come avrei dovuto fare un anno fa" le sussurro ad un orecchio.
Lei tace, ma mi stringe a sé ancora di più e io ora ho la certezza di aver trovato la mia Lisbona.

Raquel pov.

Sono passate ore, giorni forse... Ho perso la cognizione del tempo qua dentro.
Ogni tanto Angel mi accompagna in bagno, va contro le regole ma forse a lui non importano molto.
Alicia continua a torturarmi con le scosse, aumentando sempre il voltaggio  ma io non ho mai detto niente, preferisco che prendano la mia vita piuttosto che quella dell'uomo che mi ha salvata.
Una notte Angel entra nella mia cella:
" Perché Raquel?" chiede e io capisco bene quanto dolore gli ho provocato.
"Perché i cattivi non siamo noi" sussurro.
"Loro" sbotta lui.
"Anche io faccio parte di loro, ascoltami. Ci sono delle ragioni per cui agiamo così, lo Stato e il sistema sociale non sono quelli che sembrano. Quanti morti hanno fatto Angel? Quante cose ingiuste? Noi siamo contro lo spargimento di sangue, voi ammazzate senza preoccuparvene delle conseguenze" urlo.
Angel tace, fissa il pavimento lurido della mia cella.
" Preparati, domani sera uscirai da qua... Ho un piano".
Esce così e io rimango senza parole, ammutolita e distrutta.

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