Un nuovo eroe.

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Gli uomini, non sono tutti uguali alla nascita.
Questa è la frase preferita di un mio grande amico.
Il primo caso si verificò nella città Qing Qing, una città cinese dove nacque un bambino luminescente, lui fu il primo del nuovo genere umano.
Da quel momento la società cambiò, sempre più persone sviluppavano poteri paranormali, chiamati quirk, capaci di grandi cose.
Questi cosiddetti "superuomini" attualmente sono l'80% della popolazione mondiale, ciò ci distingue dal restante 20% dandoci grandi possibilità.
Ogni potere o conoscenza però, nelle mani degli umani diventa uno strumento di morte.
Non siamo capaci a gestirlo, il potere crea desiderio e viene usato come scorciatoia, così nacquero i nuovi criminali.
Criminali che sfruttavano i loro poteri in modi atroci, la polizia non poteva niente contro di loro, così toccò ai cittadini, quelli più forti e con quirk più adatti, combattere i criminali.
Il mio pensiero però, si è spesso spostato su quel restante 20%, e su come una persona su cinque sia destinata a una vita mediocre con meno possibilità e scelte rispetto agli altri.
Ho sempre trovato tutto ciò ingiusto, ma come ogni bambino, non mi preoccupavo troppo dei problemi che non mi riguardano.
Io mi chiamo Mattia, sono di origini italiane ma sono nato in un piccolo paesino giapponese.
Quello dei miei genitori è stato un matrimonio di interesse, non c'era amore tra di loro, semplicemente le loro famiglie volevano unire i loro quirk, creando... me.
Mia madre possiede il quirk chiamato "magnetismo" che permette di controllare tutte le forme di metallo piegandole alla propria volontà.
Mio padre invece, possiede il quirk "metal body" capace di ricoprire alcune parti del proprio corpo di un acciaio finissimo, inoltre è capace di digerirlo rinforzandosi.
Questi due poteri si sono combinati nel mio DNA, rendendomi, fin da piccolo, un prodigio e un'arma molto pericolosa.
Come tutti i miei coetanei, il mio sogno è sempre stato quello di diventare un eroe, non il migliore, ma uno che semplicemente facesse del bene.
Mio padre lo era, era un uomo fantastico, purtroppo quando ero molto piccolo lui sparì nel bel mezzo di una missione.
Non ci fu nessuno a salvarlo, nonostante lui avesse salvato molte persone, nessuno ricambiò il favore.
Ho pochi ricordi di lui, ma sicuramente c'è una cosa che ho ereditato, la voglia di aiutare il prossimo.

Tutto iniziò una calda giornata di scuola, frequentavo la terza media allora.
Il professore ci aveva consegnato il test attitudinale, ma ciò fu completamente inutile dato che la risposta della quasi totalità della classe era la medesima.
Mi trovavo in una classe tranquilla, a contrario di quella subito successiva, che era sempre chiassosa e ricca di bulli, però non avevo mai stretto molte amicizie.
Ero sempre stato un ragazzo solitario e introverso, riuscivo a nascondermi nella mediocrità, prendevo buoni voti ma cercavo di non attirare attenzioni.
Quel giorno fui uno dei primi ad uscire, avvantaggiato dalla posizione del banco, situato in prima fila vicino alla porta d'ingresso.
Scesi le scale e mi fermai davanti ad un piccolo acquario.
Mi rasserenava guardare i pesci, erano silenziosi, prevedibili e innocui, il contrario degli esseri umani.
Proprio mentre li stavo osservando qualcosa mi cadde in testa, finendo poi in acqua.
Lo fissai, era un piccolo quadernino, la copertina sembrava carbonizzata e si riusciva a leggere solo qualche parola come "appunti" e "futuro".
Non feci in tempo a studiarlo ulteriormente che un ragazzino corse da me.
Era un ragazzo abbastanza basso, con i capelli scuri e disordinati, sembrava sul punto di piangere o aver appena smesso di farlo.
-Il mio q...quaderno- balbettò -Grazie, lo hai salvato dal diventare cibo per i pesci.
Io glielo porsi cercando di sorridere, pratica per me non molto frequente.
Il ragazzino corse via, sembrava avere qualcosa di importante da fare, o forse era solo ansioso di scappare da quella giornata.
Tornai a casa, la via principale sembrava essere molto affollata così scelsi una strada secondaria.
-Bentornato Mattia- mi accolse mia madre sorridente.
Era una donna poco più bassa di me, con i capelli neri come miei ma più lunghi.
-Il pranzo è pronto, apparecchia- mi disse con il suo solito sguardo severo.
-Perché devo farlo io ogni volta?- alzai gli occhi al cielo.
-Io ho già cucinato, devi fare qualcosa anche tu e poi ti fa bene fare pratica con i tuoi poteri.
-Mamma, muovere un paio di forchette e coltelli non mi aiuterà a salvare le persone.
Usai il magnetismo per sollevare le posate e riporle sul tavolo.
Sollevarle era facile, ma spostarle dettagliatamente e farle atterrare con precisione era più complesso.
La bottiglia d'acciaio contenente l'acqua era più pesante e mi costò molta più fatica.
-Ma seriamente abbiamo bisogno di un bottiglia metallica? Quelle di plastica solo così comode, questa sembra esserci al solo scopo di torturarmi.
-Mattia, stai zitto. Quella bottiglia non inquina come quelle di plastica e ti fa bene un po' di movimento.
Dopo pranzo mi misi a fare i compiti e lessi qualche fumetto, era proprio grazie ai fumetti se molte persone si erano avvicinate al mestiere del supereroe.
Poco dopo accesi la tv, il notiziario parlava di un incidente avvenuto quel giorno, un mostro aveva rapito un ragazzino ma era stato poi sconfitto da All Might.
-Pfft, non è il mio supereroe preferito- sbuffai -È troppo perfettino e sorridente. È egocentrico, anche quel nome... troppo pieno di sé.
La tv si spostò sull'immagine su un ragazzino disperato che si lanciava contro il mostro.
-Ehi, ma è il ragazzo di sta mattina! Cosa vuol fare? Ci tiene così tanto a morire? Vabbè menomale che lo hanno salvato.
A cena venne a trovarci mio zio.
Mio zio, Shota Aizawa, è un uomo alto, con capelli neri che gli arrivano fino alle spalle e alcuni di questi costituiscono una frangetta che gli ricopre parte della faccia, ha anche una barba corta e dei baffetti.
È un insegnate della U.A., la scuola di supereroi più prestigiosa in Giappone e ha un potentissimo quirk capace di cancellare momentaneamente i quirk altrui.
Il suo quirk è completamente differente dal mio perché noi due non condividiamo lo stesso DNA, infatti lui in realtà era un orfano, che è stato adottato dai miei nonni paterni che lo hanno cresciuto come un figlio.
È sempre stato un uomo poco espressivo, ma so che ci tiene a me, dopo che i miei nonni sono morti di vecchiaia e mio padre è sparito, è diventato la mia unica figura paterna.
-Allora Mattia- disse rompendo l'imbarazzante silenzio della cena -Sei ancora sicuro di voler frequentare la U.A.? Quest'anno il test sarà molto difficile.
-Già- risposi mangiando la mia coscia di pollo -Ho sentito dire che gli eroi professionisti e gli insegnanti possono raccomandare degli allievi promettenti, così saltano il test d'ingresso.
-Se hai paura di fallire o cerchi già ora la via più facile, cambia mestiere. Io non ti raccomanderò, dovrai arrivare lì solo con le tue forze.
-Lo immaginavo- continuai a mangiare -Non che volessi il tuo aiuto.
Mio zio mi è sempre stato accanto, ma ogni volta ha usato vie traverse per aiutarmi, cercando di non rendermi la vita troppo facile.
Non potevo biasimarlo, quella era la mia strada e dovevo percorrerla da solo.

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