なぜあなたは私を生き生きとさせる - «Il tuo sorriso»

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[なぜあなたは私を生き生きとさせる]
Los versos del capitán
Pablo Neruda

«Riditela della notte,del giorno, della luna, riditela delle strade contorte dell'isola, riditela di questo rozzo ragazzo che ti ama, ma quando apro gli occhi e quando li richiudo, quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi, negami il ...

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«Riditela della notte,del giorno, della luna, riditela delle strade contorte dell'isola, riditela di questo rozzo ragazzo che ti ama, ma quando apro gli occhi e quando li richiudo, quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi, negami il pane, l'aria, la luce, la primavera, ma il tuo sorriso mai, perché io ne morrei».

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Inverno e tempesta.
Seo Changbin percepisce l'inverno al di fuori della finestra d'ospedale e la tempesta nel petto perché Felix non riesce a smettere di guardarlo.

Si perdono gli uni negli occhi degli altri come se fosse l'unica cosa necessaria che li mantenga in forze, qualcosa di talmente nodale da togliere ad entrambi la voglia di fare altro.

Sono come due calamite i loro sguardi, così intensi e disarmanti da togliere il respiro e far esplodere i cuori nella gabbia toracica.

Lee Yongbok sorride appena perché la frangia di Changbin è così lunga da coprirgli gli occhi rabbugliati e nascondere un leggero velo di tristezza nello sguardo.

“Ehi”.

Il minore si siede sul bordo del letto, poggia il contenitore con delle medicine sul carrello in metallo e lo allontana leggermente.
Accarezza la fronte di Changbin con le nocche della mano e poi abbozza un piccolo riso timido.

“Che ne dici se accorciassimo i tuoi capelli? Voglio guardarti per bene negli occhi”.

Perché Felix vuole ammirarlo a fondo, in ogni sua sfumatura dell'iride, in ogni capillare della sclera, nelle sue espressioni delicate, nelle sue sopracciglia corrugate, nel volto crucciato, sorridente, stanco.
Vorrebbe togliere inoltre quella fottuta mascherina per l'ossigeno plastificata, di un verdognolo trasparente che cela il resto del volto del maggiore.
Vuole guardargli le labbra, ridisegnare le linee del naso, la forma affilata del mento, l'incavo sotto gli zigomi, il rossore delle gote dopo un complimento e quello della punta del naso bordeaux dopo i baci.

E respira a fondo, gli afferra le guance e vorrebbe unire le proprie labbra con le sue e lo guarda, come se volesse accarezzarlo con gli occhi, con le ciglia lentamente gli ridisegna la forma del viso, delle labbra nascoste.

Gli si avvicina ancora, per sentirlo più vicino, più a fondo, più concreto.
Accarezza la sua pelle, le sue labbra si poggiano sulla fronte, sulle guance, sulla plastica della mascherina all'altezza delle labbra.

È come se fossimo divisi da una parete di vetro infrangibile, come se fossi inavvicinabile e tremendamente fragile.
Probabilmente lo sei, Changbin ma ti bacio comunque, su qualcosa che ti lascia respirare, che ti anima ancora e mi da la speranza di poter godere di te qualche tempo in più.

“Yongbok...”.

Changbin non piange ma ha la voce rotta, sa di ferire Felix e distruggerlo con lentezza, pezzo dopo pezzo, struggendogli l'anima ed assorbendogli i sorrisi.

Changbin vuole piangere ma non riesce a mostrarsi fragile di fronte all'altro (nonostante altre volte si sia lasciato andare) perché sa che tutto è su un filo pronto a spezzarsi.
Changbin non può rompere gli equilibri, non può permettersi di far soffrire Felix perché non dovrebbero nemmeno essere ciò che sono eppure quest'ultimo lo ama così tanto da togliergli il respiro.

“Adesso mi siedo vicino a te e tagliamo quest'ammasso spettinato”.

Taglia via anche i problemi, con i capelli portami via anche il cervello, i pensieri, la malinconia, la consapevolezza.
Lasciami la mente nuda, colma di te, di speranza.
Donami attimi, baci, sorrisi sinceri, il fioco ricordo della felicità, della libertà di toccarti senza poter avere paura o ripercussioni.

Tagliami via la malattia, il dolore interno, cerca di scollarmi di dosso tutta questa situazione che mi divora.
Scaccia via quello che da dentro mi mangia le cellule come un cancro, che mi lascia settimane per aprire gli occhi e non anni per amarti, per baciarti, per litigare.

Non abbiamo tempo, Felix.
Siamo rinchiusi sul fondo di una clessidra e la sabbia ci sta sotterrando vivi.
Siamo a metà, abbiamo poco tempo e troppi progetti da realizzare, troppi viaggi, infinita di momenti da vivere in una manciata di ore.

“Sei così bello, Changbin”.

Yongbok gli libera un po' la fronte e finalmente riesce a guardare chiaramente i suoi occhi e nota quanto siano belli nelle loro sfumature castane e ramate, intervallate da una patina nera ed un velo di natura melanconica steso su di essi.

“Stavo pensando ad una cosa”.

“A cosa?”.

Changbin boccheggia perché le mani del più piccolo lo toccano come una carezza fatta d'organza, un soffio sull'epidermide e mille brividi mescolati alla ruvidezza delle sue falangi.
Changbin boccheggia perché si perde negli occhi di Felix che lo scrutano come tempo fa avrebbero guardato con adorazione una viuzza di qualche piccolo paesino d'arte.

Si sente divorato, Yongbok gli mangia le pareti della gola facendogli deglutire dolci parole corrosive, gli permetra, gli schizza nelle arterie del cuore, nelle vene sottili dei polsi, si insinua nella giugulare e blocca i sensi, i pensieri, le parole, i movimenti.

“Potrei portarti fuori” — si interrompe per un attimo valutando l'espressione stranita dell'altro e respira piano, le mani arpionate alle spalle, occhi dentro occhi, immersi l'uno nella sfumatura della sofferenza dell'altro — “Intendo... Ad un vero appuntamento”.

Lee Felix distoglie lo sguardo ed intanto le palpebre tremano appena dal nervosismo.
Ha le guance rosse e le labbra inumidite dalla lingua rosea, gonfie di parole stanche di dormire all'interno della bocca.

È bello, Seo Changbin vacilla per un istante trovandolo mozzafiato e nella sua mente pensa che Yongbok, Felix, il suo ultimo e grande amore sia più bello di un tramonto sulla Torre Eiffel, di un'alba sul Grand Canyon immersi nella solitudine, più spossante di una notte di stelle vista dalle spiagge morbide e pacifiche della Polinesia, febbricitante come il loro primo bacio, come due mani che si cercano, si trovano a mezz'aria e si incatenano in una morsa d'amore e zucchero, tra le falangi umide si incrosta il miele indurito, sotto le unghie rimasugli di pelle marchiata dai baci, di affetto condensato tra le creste dei polpastrelli e le piegature delle nocche.

“Pensi che mi lasceranno uscire?”.

Seo Changbin è incerto nelle sue parole, così come lo è la sua postura e il suo respiro pesante celato dietro una mascherina per l'ossigeno.
Ha le spalle rigide e le sopracciglia aggrottate in un'espressione di stupore mescolato alla sofferenza del vivere in un costante 'forse' asfissiante.

“Possiamo provarci! In fondo ti porterei ovunque tu voglia affinché possa vederti sorridere davvero”.

Possiamo provarci in tante piccole cose: un appuntamento, un bacio, una confessione, in un noi.

Perché solamente tu riuscivi a farmi sperare in un futuro, nonostante esso non ci fosse.

- I'm speechless, sono in ritardissimo ma spero in futuro di riuscire a portare più frequentemente dei capitoli di questa storia.
Perdonate il ritardo ma il periodo che sto vivendo mi toglie anche l'aria dai polmoni.

Spero vi sia piaciuto, alla prossima! -

TOSKA - changlixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora