Thanatos

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Stavo lisciando le piume delle mie ali quando arrivò una chiamata. Funzionava così, quando c'era bisogno di me io lo sapevo. Non so spiegare bene come, cose da immortali.
Mi alzai dal letto sbuffando. Spiegai le mie ali nere come la pece per stiracchiarmi, poi mi alzai in volo. Uscito dagli inferi mi lasciai guidare dal vento. Adoravo sentire la forza dell'aria sulla mia pelle, il velluto nero delle mie vesti muoversi come avesse preso vita, i miei capelli, anch'essi neri, sferzarmi il viso. La luce della luna illuminava la foresta da cui mi stavo allontanando di una bellissima luce fredda. Sembrava che Artemide fosse particolarmente felice quella notte. Mi trovai a passare sopra ad un fiume, le sue acque sembravano argentate. Le Naiadi che abitavano quel corso d'acqua si nascosero alla mia vista. Vedevo la mia ombra percorrere il terreno sottostante a me e ovunque essa si posasse tutto moriva.
Ad un certo punto sentii di essere arrivato. Planai e atterrai davanti ad un locale mortale. Dall'interno provenivano una musica assordante e luci psichedeliche.
Che divertimento ci trovano i mortali nell'assordarsi e accecarsi allo stesso tempo?
Non li capirò mai.
Entrai. La trovai. Era al bancone che serviva una donna. Mi guardò e mi sorrise. Era una ragazza, avrà avuto massimo vent'anni. Bionda, non particolarmente alta. Ma bella. Dii immortales se era bella.
Non riuscivo a capire quale fosse il colore dei suoi occhi con quelle luci ma di sicuro erano chiari. Mi avvicinai.

-Ciao, vuoi qualcosa? Un mojito?

Annuii nonostante non sapessi cosa fosse quello che mi aveva proposto.
Mi portó un bicchiere di vetro pieno di un liquido verde chiaro e molto, molto giaccio.
Lo brevetti in fretta e nonostante non mi fosse piaciuto gliene chiesi un altro.

-Sei da solo? Non ti ho mai visto qui.

-Si sono solo, non ho amici e non sono di qui.

-Non hai amici? Non ti credo. Non mi sembri il tipo di persona senza amici.

-Diciamo che svolgo un lavoro che non si può apprezzare, ma qualcuno lo deve pur fare...

-Fammi indovinare sei uno di quelli incaricati di licenziare i dipendenti?

Sorrisi

-In un certo senso...

-E le persone ti evitano per questo? Ma non ha senso. Mica è colpa tua...

Guardai il mio drink.

-Secondo me non hai amici solo perché hai sempre solo conosciuto le persone sbagliate.

-Dici?

Mi sorrise. E mannaggia al mio rivale Eros. Sta volta mi aveva proprio fregato.

Scoprii che si chiamava Beatrice e rimanemmo tutta la sera a parlare, fino a quando il suo turno finì e mi proposi di accompagnarla a casa.

-Visto?

-Cosa?

-Alla fine non è vero che non hai amici. Una ce l'hai.

Rimasi senza parole. Mi bloccai all'istante. Per la priva volta in millenni, avevo un'amica. Sorrisi così tanto che le guance mi fecero male.

Una lacrima dorata scese lenta dalla mia guancia, brillando leggermente al buio.
Pensai all'unica altra persona nella mia vita che mi aveva mai mostrato un sorriso. Estia, la dea del focolare. Lei predicava l'amore tra amici e famiglia con una tale gioia. Pensai a cosa aveva detto lei, tanti anni fa.

-La sincerità, la sincerità è la chiave di ogni rapporto. Non c'è un amicizia vera senza sincerità.

-Bea...

-Dimmi.

-Io non ti ho ancora detto il mio nome.

-È vero... Eravamo così presi a parlare che non ci ho pensato...

-Il mio nome... È Thanatos.

-Davvero molto strano... 

Davvero non aveva capito chi fossi?

-N-Non ti ricorda nulla questo nome?

-Qualcosa si ma non saprei dirti cosa... Cerchiamolo su Google!- mi disse sorridente.

Prese il suo telefonino e fece quelle cose che fanno gli umani.

Iniziò a leggere:
-Tanato, nome sdrucciolo: Tànato o Thánatos, dal greco θάνατος, "Morte", è, nella mitologia greca, la personificazione della morte. È figlio della Notte, o di Astrea, per partenogenesi o da Erebo, nonché fratello gemello di Ipno, il dio del sonno Υπνος, il Sonno.
È citato anche come "Colui che governa la morte" e "Legione Suprema". Nonostante l'importante funzione nella mitologia greca, è raramente rappresentato come persona.

Guardò ancora un po' lo schermo.

-Ti chiami come il dio greco della morte? Ma cosa avevano in testa i tuoi?

Sospirai.

-Posso?-le chiesi indicando l'aggeggio tra le sue mani.

Me lo passò. Aggiunsi statua alla ricerca e aprii le immagini. Glielo restituii.

Guardò le immagini e poi alzò gli occhi. Ecco. Ora aveva capito. Lo vidi nei suoi occhi e nella sua faccia sgomenta.

-No non è possibile.

Si allontanò da me.

-Bea...

-Tu...

-Bea lo hai detto tu che non aveva senso allontanarsi da me per il mio lavoro...

-SI! MA TU NON LICENZI PERSONE TU LE UCCIDI!

-Beh... NO. Non proprio... Prima o poi tutti devono morire. Io non sgelgo le persone. È complicato da spiegare ma io so solo che l'ora di quella persona è arrivata. In quale modo arrivi io non lo posso sapere. So solo che deve succedere e che io devo prendere l'anima per portarla da Ade. Ma... A volte... Non ce la faccio. Ho anch'io una coscienza Bea. Ti è mai capitato di sentirti cadere nel sonno e di svegliarti all'improvviso? O di sentire un brivido freddissimo lungo la schiena? Quello sono io. Quando decido, andando contro le regole, che non posso portarti via. E così succede con molti. Spesso non me la sento di portare via la vita a qualcuno. Ma non posso farlo sempre.

Mi guardò, molto meno spaventata di prima.

-Bea io non so perché oggi ho interagito con te. Vedi questa è una delle cose che non posso assolutamente fare. Ma tu... Sei stata così gentile con me... Per la prima volta in millenni ho sorriso. Probabilmente dopo oggi non mi vorrai vedere mai più, e lo capisco, se vorrai l'immortalità io te la darò...

Mi guardò negli occhi. Ora finalmente capii che erano verdi, molto chiari. Non feci nemmeno in tempo ad accorgermene che me la ritrovai stretta intorno al mio petto. Ci misi un po' a realizzare che mi stava abbracciando. Piansi. Piansi lacrime dorate che brillavano al buio e che illuminavano quel momento improbabile rendendolo ancora più magico.

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