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La solitudine non sta nei luoghi quanto nelle persone; attraverso i suoi occhi un po' troppo vuoti, un po' troppo verdi, un po' troppo truccati di nero, un po' troppo, insomma, quel paese sembrava un deserto: poche anime in pena frettolose di tornare a casa, qualche signora, addobbata come un albero di natale, intenta a fare discorsi pieni di nulla. Che tristezza.

Annuire e sorridere è da sempre il miglior modo per far credere che si stia ascoltando, che l'argomento ci interessi. Proprio con questa tecnica, Alice aveva deciso di assecondare il monologo di Francesco, che, ormai, proseguiva da oltre una buona mezz'ora.

"Ah, eccoli, là giù, sotto al palco."

Francesco indica due figure nel bel mezzo della piazza completamente priva di illuminazione. Agita la mano per farsi vedere, e loro di rimando.

"Dai, andiamo." dice tutto sorridente, sperando di trovare anche solo una pallida imitazione di sorriso sul volto di lei.

Vana speranza.

"Ciao France'!"

"Oh, bella!"

"Che si dice?"

Pacche, strette di mano, cose da ragazzi.

"Lei è mia cugina, è qui per le vacanze."

"Piacere, Guido"

Prima impressione: due pezzi di cielo al posto degli occhi, divertente, alto, davvero un bel ragazzo.

"Loris."

Prima impressione: timido, forse troppo.

"Alice."

Occhi verdi, capelli mossi, tanta matita nera.

Strette di mano, sorrisi di circostanza, nessun piacere effettivo nel conoscere gente nuova, nessuno. Forse un briciolo di curiosità.

Il silenzio imbarazzante che segue alle strette di mano e che si riempie delle prime impressioni generali, viene spezzato da Francesco. "Beh, che si fa?"

"Mah, conta non c'è un'anima stasera in giro."

Silenzio imbarazzante.

Imbarazzante a tal punto da trovare interessanti le punte delle proprie scarpe.

"Potremmo...beh, potremmo sdraiarci sul palco e guardare le stelle."

Gli occhi puntati su Loris che, era evidente, aveva appena fatto appello a tutto il suo coraggio per tirar fuori quella proposta.

E come smontare una proposta così? Non si può.

Guido spezza l'ennesimo silenzio imbarazzante:

"Mah sì, almeno facciamo qualcosa."

Saliti sul palco si siedono. Guido accanto ad Alice, forse per caso, ma, a giudicare dai loro teneri sorrisi scambiati senza guardarsi, non lo so, non ci giurerei.

Sdraiati sul palco in silenzio a guardare le stelle come nelle più celebri scene cinematografiche di un qualsiasi film adolescenziale, il silenzio smette di essere così imbarazzante.

"Loris?"

"Eh?"

"Oggi è San Lorenzo."

"E quindi?"

"E quindi auguri, deficiè."

"Grazie, stronzo."

"Esprimiamo un desiderio?"

"Ma ancora non se ne vedono di stelle cadenti."

"Cretino, guarda che il cielo ti ascolta lo stesso, se ti prendi la briga di scambiarci quattro chiacchiere."

Si concentrano tutti, il silenzio diventa un invisibile foglio bianco da riempire di parole pensate, una lettera da spedire al cielo.

Alice chiude gli occhi, e quando li riapre è pronta: "fammi innamorare." Lo pensa a squarciagola mentre guarda le stelle. Un sorriso. Si volta piano verso Guido, e scopre che lui la sta già guardando e sorride.

"Sarà una bella estate, non credi?"

"Credo proprio che sì, sì lo sarà davvero."

A cento chilometri da qui, settecento metri più vicini al cielo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora