Felix

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Quando tornava a casa, Felix si sentiva come se la sua vita fosse diversa.
Era sempre solo, sua madre lavorava fino a tardi, ma era libero.
"Si, è vero, ma non hanno trattato bene il suo personaggio nell'ultima stagione." Disse, al telefono. "Si, hai ragione. Non gli hanno dato il finale che meritava." Rispose Henry, il suo migliore amico.
L'aveva conosciuto un paio di anni prima, al comic-on. Era fortunato lui, abitava lì, non aveva dovuto pregare i genitori per andarci.
Con lui, Felix si sentiva al sicuro e felice, ed era totalmente un'altra persona, anche se l'aveva incontrato solo una volta e abitavano a chilometri di distanza l'uno dall'altro.
"Chissà cosa è successo, devono aver cambiato sceneggiatore." Erano al telefono da qualche ora ormai, e avevano finito l'ultima stagione della loro serie preferita. Quest'ultimo episodio non aveva soddisfatto nessuno dei due, anche se, da un certo punto di vista, erano sollevati al pensiero che finalmente fosse finita tutta e non avrebbero più dovuto aspettare anni per un altro episodio. "Ora cosa farai?" Chiese Henry a Felix. "Devo ancora finire i compiti, poi credo che ascolterò della musica." Rispose lui, spegnendo il computer. "Oh certo, anche io dovrei finire i compiti ora." Poi a Henry venne in mente una cosa. "A proposito di scuola, quel ragazzo che avevi conosciuto? Ci sono novità?" Felix rimase in silenzio per qualche istante, tanto che Henry pensò che avesse chiuso la chiamata. "Tom è storia passata." Affermò, con un sospiro. "Oh no, sembrava il ragazzo perfetto per te," Esclamò, sconvolto. "Cos'è successo?" Se in quel momento Henry fosse stato in camera con Felix, l'avrebbe visto con gli occhi lucidi, ma non era lì. Questo aiutava un po' in realtà. Felix poteva parlargli di qualsiasi cosa anche perchè loro due si vedevano in viso raramente, e sempre attraverso uno schermo. "Lui non era come sembrava..." Riuscì ad ammettere, a bassa voce. Ci fu un secondo di silenzio. "Vuoi parlarmene?" Henry era un buon amico, sempre preoccupato per lui, ma Felix non riusciva ad aggiungere nient'altro. Non ad alta voce. Non al telefono.
Per distrarlo, Henry ricominciò a parlare di compiti, cercando di riportare la sua attenzione sulla scuola.
Si salutarono qualche minuto dopo, quando Felix ricordò al suo migliore amico di un tema di cui gli aveva parlato. Henry non l'aveva ancora iniziato.
Felix allora finì i compiti, e, dopo cena, tornò in camera e si preparò per dormire. Fu in quel momento che notò il messaggio di Thomas, che gli chiedeva come stesse. Sorrise istintivamente, felice di quella piccola attenzione da parte di un compagno. Prese un respiro profondo, poi rispose. "Sto meglio, grazie, tu come stai?" E, mentre aspettava la risposta, si addormentò.

A scuola, Felix raggiunse subito gli altri ragazzi, che si girano sorridenti quando fu lui a salutare per primo.
Era di buonumore. Per la prima volta era uscito di casa consapevole che, una volta sceso dal pullman, avrebbe trovato William e gli altri membri del gruppo, non Michael le sue spinte.
Essendo in anticipo di una decina di minuti, gli altri erano riusciti a sedersi sul muretto vicino all'entrata. Avevano tenuto un posto anche per Felix.
William e Jeremy erano seduti vicini. Sembrava che avessero risolto quello che era successo il giorno prima, qualsiasi cosa fosse.
Arrivò anche Thomas. Era pallido, ma sfoggiava lo stesso sorriso impacciato che Felix gli aveva visto nei giorni precedenti. William si alzò per farlo sedere, preoccupato, ma quando gli chiese cos'avesse, Thomas alzò le spalle. "Non vi preoccupate, ho solo preso freddo, mi passerà." Questo non servì a tranquillizzare gli altri.
Lo lasciarono comunque in pace, chiacchierando di altre cose, fino a quando non arrivò Clarissa, e iniziò a parlare senza sosta, non notando minimamente che gli altri erano preoccupati per lo stato del compagno.
Felix la osservò come faceva con tutti. Nonostante sembrasse fastidiosa, non lo era affatto. Era spensierata, le piaceva dire tutto quello che le veniva in mente senza pensarci due volte, e forse questo era utile per diminuire il disagio e unire gli altri ancora di più. Felix non lo poteva sapere con certezza, ma lo sperava.
Poco dopo la campanella suonò. Tutti, tranne Thomas, si alzarono e si salutarono. Felix rimase con lui qualche istante. Si sentiva sempre agitato ad entrare insieme a tutti quanti, preferiva aspettare che un po' di ragazzi entrassero, e stare con Thomas invece che da solo era anche meglio. "Sei sicuro di voler entrare? Non sarebbe meglio tornare a casa?" Thomas sospirò. "Mia madre non c'è, non ci voglio tornare a casa." Rispose l'altro ragazzo, abbassando la testa e osservando i ciottoli sul pavimento. Facendolo, piegò le spalle, e si rimise dritto di scatto, come se gli facesse male la schiena. "Stai bene?" Gli chiese Felix, preoccupato, appoggiandogli una mano sulla spalla. Con gli occhi chiusi Thomas annuì. "Sto bene. Devo aver dormito male questa notte." Non era convincente, ma Felix non riuscì a ribattere.
Quando Thomas si alzò e gli fece cenno di entrare con lui, Felix lo seguì.
Entrare a scuola con qualcuno che parla con te, che ti considera e che ti ascolta è tutta un'altra esperienza, e contribuì a far star meglio Thomas e a far tranquillizzare Felix.
Non c'era quasi più nessuno nei corridoi, gli ultimi ragazzi stavano entrando in classe, mancavano solo loro due probabilmente.
"Dov'è mio fratello? Non sei sempre attaccato a lui ultimamente?" Michael comparve vicino ai due, ma Felix lo ignorò volutamente, sperando che se ne andasse. "È già in classe." Rispose Thomas, guardandolo male. "Non sto parlando con te." Ribattè Michael, ridacchiando e parandosi davanti ai due. Felix fece un passo indietro, Thomas rimase fermo, guardandolo con un sopracciglio alzato. "Vuoi una foto, fallito?" Gli diede una spinta, che Thomas non tardò a restituire. "Ma che problemi hai?" Chiese a Michael, poco prima di essere sbattuto sul pavimento. "Che problemi hai tu! Papà non ti ha insegnato che non si fissano le persone?" Poi se ne andò, ridendo di gusto.
Felix, che aveva osservato la scena e non era riuscito a dividerli, si abbassò per dare una mano a Thomas per rialzarsi, ma il ragazzo fece una smorfia di dolore quando provò a muovere un braccio per raggiungere la mano del compagno. "Aspetta, ti aiuto." Felix si ricordò della sua schiena, e si inginocchiò per provare a farlo mettere seduto, ma Thomas per poco non svenne dal dolore. C'era del sangue sotto di lui, Thomas era ferito. "Okay, resta qui, vado a chiamare qualcuno!" Gli disse Felix, sulla soglia del panico. A fatica, Thomas annuì e, lasciandolo sdraiato sul pavimento, Felix corse a cercare un professore o qualcuno che potesse aiutare il compagno.

Felix rischiò di perdersi almeno tre volte, e maledisse altrettante volte Michael, quei corridoi e se stesso. Era completamente in balia del panico quando raggiunse la prima classe.
Non fece caso al fatto che stesse parlando davanti a una ventina di ragazzi, che doveva sembrare preoccupante e che stava lasciando uscire più aria dai polmoni del normale. Si rivolse al professore, spiegandogli la situazione al meglio possibile, e lo portò da Thomas, che aveva quasi perso i sensi.
Riuscirono a portarlo in infermieria. Felix si spaventò quando vide la maglietta del suo compagno quasi completamente rossa dietro, ma resistette fino a quando Thomas non fu sdraiato, poi chiamò l'ambulanza mentre il professore chiamava sua madre e l'infermiera aiutava il suo compagno. "Stai tranquillo ragazzo, saranno qui presto." Disse il professore, a Thomas, qualche minuto dopo. "È una brutta ferita quella. Come te la sei fatta?" Thomas era rimasto senza maglietta davanti agli altri tre e la stava stringendo mentre l'infermiera cercava di medicarlo. Non rispose. "Resta con lui, avviso io i miei colleghi." Disse il professore a Felix, che ancora non si era calmato del tutto.

Il professore gli aveva detto di dire ai paramedici che lui era il fratello di Thomas, per questo Felix era riuscito ad andare in ospedale con lui.
In ambulanza, Thomas non era riuscito a resistere e aveva perso i sensi, ma il paramedico che era con i due ragazzi aveva rassicurato Felix. Lui le era grato.
La madre di Thomas era arrivata in ospedale poco dopo di loro, e mentre una dottoressa spiegava la situazione alla donna, Felix le osservava dalla sala d'aspetto. Si chiese per l'ennesima volta come il compagno si fosse procurato quella ferita, ma per un po' non ottenne risposta.
Potè andare dal compagno un paio di ore dopo, quando la madre di Thomas uscì e gli disse di entrare. Lo ringraziò anche. Per qualche motivo sembrava più una persona in balia dei sensi di colpa che una madre preoccupata per la salute del figlio, ma Felix non chiese nulla.
"Non farlo mai più." Thomas, che era seduto sul lettino dell'ospedale, rise piano. "Va bene mamma," Felix sospirò e andò a sedersi vicino a lui. "Anche se non fossi stato ferito, affrontare Michael in quel modo è stato stupido." Felix era tentato di chiedergli come si fosse fatto quella ferita, ma si trattenne un'altra volta. "Come ti senti?" Era strano avere una conversazione del genere. Lui che non si esponeva mai se non con Henry o con se stesso quando doveva motivarsi. "Sono stato meglio, ma non importa." Rimasero in silenzio, entrambi non abituati a sostenere conversazioni di quel tipo. Qualche minuto dopo i telefoni di entrambi i ragazzi vibrarono per delle notifiche. Era Emily che chiedeva sul gruppo dove fossero finiti. Senza parlare e senza saperlo condivisero un'emozione in quel momento. I loro compagni stavano cercando loro due, non li avevano dimenticati, non erano andati avanti come se niente fosse.
Guardandosi un secondo, con la coda dell'occhio, Thomas e Felix videro lo stesso sorriso come in uno specchio.

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