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放っておいて!
Leave me alone!

Ogni giorno si fa sempre più pesante e stressante del precedente: tra insegnati che cercano di convincermi ad aprirmi con i miei disgustosi compagni, questi che insistono ad avere delle inutili conversazioni con me e genitori che desiderano avere una figlia più socievole, continuando a lamentarsi di ciò davanti a me nei pochi momenti in cui non sono chiusa in camera mia, la mia stancante esistenza non potrebbe andare meglio.

Anche oggi sono stata costretta a lasciare il comfort della mia amata camera da letto per dirigermi in un edificio che rappresenta l'inferno terreno: la scuola.
In questo luogo sono presenti molteplici tipologie di creature, comunemente chiamate studenti, che hanno caratteristiche molto differenti da specie a specie, ma hanno in comune una peculiarità: il mio ribrezzo nei loro confronti.

I primi della lista sono le ragazze e i ragazzi popolari: camminano tra i corridoi della scuola come se ne fossero i padroni e il loro passatempo preferito è parlare male di chiunque non rientri nella loro categoria, perciò anche di me. Non è raro che quel branco di decerebrati inizi a chiamarmi con nomignoli disgustosi e di pessimo gusto, ma non ci faccio caso: vivo perfettamente anche senza ascoltare la loro opinione. "I re e le regine" della scuola non sono mai arrivati ad usare le mani con me e, conoscendo le perfidie che sono in grado di compiere, sono molto stupita di ciò.

Successivamente ci sono i cocchi dei professori che posso descrivere usando solo un termine: falsi. In presenza degli insegnati continuano a stressarmi chiedendomi se ho bisogno di aiuto con degli esercizi o con lo studio. Se fossero così intelligenti e perspicaci come si atteggiano davanti ai docenti, avrebbero già capito che io non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Soprattutto perché ho ripetuto ciò parecchie, anzi troppe, volte. Ma queste rogne devono fare bella figura con la classe mostrandosi disponibili e gentili, quando in realtà sono dei completi imbecilli pronti a ricattare chiunque abbia usufruito della loro "conoscenza".

La terza categoria che più detesto sono i "giullari" della classe. Sono semplicemente rumorosi. Troppo. Ogni volta che aprono bocca, so già che non ne uscirà niente di utile o intelligente: sono stupidate che dovrebbero far ridere. Peccato che io non le trovi per nulla divertenti, anzi le trovo seccanti e mi fanno venire un mal di testa allucinante.

Oramai trovo fastidioso anche solo sentire qualcuno respirare accanto a me. Ogni forma di vita per me è seccante. Non fanno eccezione neanche i miei genitori, molto probabilmente loro sono proprio i più scoccianti: non sembrano essere in grado di capire che io non ho bisogno di nessuno.

Già da piccola ho iniziato a manifestare comportamenti molto diversi rispetto a quelli che avevano gli altri bambini: mentre le bambine giocavano tutte assieme con le bambole e i bambini rincorrevano un pallone, io stavo seduta in un angolino a pensare tutta sola. E' capitato che qualche mio compagno di asilo nido mi abbia rivolto la parole e invitato a partecipare a delle attività ricreative, ma la piccola me gli ha sempre ignorati. Stessa cosa con le maestre, le quali hanno fatto presente la cosa ai miei genitori, chiedendogli di prendere provvedimenti. Azione che loro non hanno compiuto: i miei non avevano alcuna intenzione di consultare un medico specializzato perché "è solo una bambina".

Più tardi, durante il periodo delle scuole medie, ho iniziato ad isolarmi ancora di più e, al posto di ignorare semplicemente le richieste dei miei vecchi compagni, mi sono ritrovata costretta a gridare. Le insegnanti hanno notato questo mio comportamento distaccato e freddo nei confronti delle altre persone, in contrapposizione all'aria gioiosa ed energica che chiunque respira appena messo piede all'interno dell'aula. Anche questi docenti hanno chiesto di farmi fare una visita da uno psicologo, ma la scusa dei miei genitori è stata semplicemente: "si tratta di una fase adolescenziale, non c'è bisogno di preoccuparci".

Ora, sono proprio loro che si lamentano del mio modo di fare: vorrebbero che io socializzassi con i miei compagni di scuola, che io uscissi con loro il pomeriggio e che mi trovassi anche un fidanzatino. Tutte cose a cui io non sono minimamente interessata.

Per tutta la durata delle lezioni mi siedo lontano da tutti gli altri studenti, in fondo all'aula e, nascondendo gli auricolari bluetooth con i miei capelli, ascolto un po' di musica. Essa mi aiuta a "scappare" dal mondo in cui mi ritrovo e fuggire in una realtà in cui io sono la padrona. È una sensazione bellissima e, senza accorgermene, finisce anche l'ultima lezione di scuola di questa settimana.

Mentre sono in procinto di uscire dall'aula per dirigermi alla fermata del bus, l'insegnante che fino a pochi secondi fa stava spiegando mi ferma. Dopo essermi girata verso la sua direzione, ella appoggia la sua mano destra sulla mia spalla sinistra, guardandomi negli occhi con aria preoccupata. 

«Yoru...» inizia la docente usando un tono compassionevole che mi fa salire i nervi. «Non fa bene alla tua salute mentale stare tutto questo tempo da sola.» Prima che io possa risponderle, continua battendomi sul tempo: «So cosa vuoi dirmi. Non hai bisogno di nessuno. E questo lo capisco: stai diventando indipendente e ciò va bene, quello che invece non va affatto bene è-» «Mi scusi professoressa, rischio di perdere il bus.» Con queste parole fredde e con sguardo serio, mi giro verso l'uscita, liberandomi anche dalla presa della docente, per poi incamminarmi fuori dall'edificio.

Ovviamente il bus è partito senza di me e io mi ritrovo costretta ad aspettare un'ora per l'arrivo del prossimo. Decido di andare in un bar lì vicino e, senza ordinare nulla, prendo il mio portatile dello zaino appoggiato a terra e, sistemandomi gli auricolari nelle orecchie, mi dedico al mio secondo passatempo preferito dopo ascoltare la musica: guardare anime.

Purtroppo percepisco una figura sedersi davanti a me e io, senza alzare lo sguardo dallo schermo e senza lasciare il tempo alla persona per parlare, gli/le intimo di allontanarsi immediatamente. Sento quell'individuo mettersi a ridere, non troppo rumorosamente da farsi sentire dagli altri clienti, ma abbastanza da farmi innervosire. 

Pochi secondi dopo alzo lo sguardo per poi incatenarmi ad un paio di occhi dai colori incantevoli: il destro è colorato di un magico celeste, mentre quello sinistro di un bellissimo viola-ametista. Inizio a perdermi nei suoi occhi, riuscendo comunque a scorgere altri dettagli della figura di fronte a me. Il ragazzo possiede degli zigomi molto accentuati e una carnagione stranamente lattea. Queste sue particolarità sono quelle che mi saltano subito all'occhio e che mi fanno sentire sempre più attratta da quello strano individuo, il quale non sembra essere turbato dal mio fissare, sembra invece molto appagato dalle mie attenzioni nei suoi confronti. L'ultimo aspetto che riesco a notare sono le sue labbra incurvate all'insù in un leggero ghigno compiaciuto.

Dopo essermi ripresa, batto una volta le ciglia per idratarmi gli occhi, che fino ad allora sono rimasti spalancati, e nel momento in cui li riapro, il ragazzo misterioso sembra essere scomparso.

ᴀʟᴏɴᴇ, ɴᴏᴡDove le storie prendono vita. Scoprilo ora