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Park Jimin si versò l'acqua bollente nella tazza, facendo attenzione a non colpire direttamente la bustina del tè verde, così da non danneggiare le foglie con il liquido caldo.

La casa era pervasa da un silenzio tranquillo, in realtà l'intero quartiere era silenzioso da quando era stato interamente acquistato dalla White Tiger Holding, con il progetto di raderlo al suolo e edificare il Lotus, un centro commerciale enorme attorno al quale sarebbero emersi anche un albergo, due grattacieli e edifici riservati ad ambulatori e uffici di vario genere. Jimin guardò dalla finestra sopra il lavello, per poi riposizionare il bollitore elettrico sopra la sua piastra, il suo sguardo si perse tra i condomini e le villette della sua via, dagli infissi ormai tutti chiusi e l'aspetto trascurato, i giardini dall'erba incolta; l'uomo sospirò, per poi sorseggiare il suo tè.

Jimin era nato e cresciuto lì, nell'appartamento sopra il negozio che suo padre aveva aperto dal nulla, con sua madre come unico sostegno e collaboratore, l'Au Fil Du Temps era la sua casa e ciò che aveva di più caro dopo la morte dei suoi genitori.

In breve tempo suo padre era diventato il migliore restauratore di mobili antichi di tutta Busan, l'uomo sorrise al ricordo di lui che fin da piccolo gli insegnava come passare la carta vetrata sul legno senza danneggiarlo, prima di iniziare le opere di recupero.

Tra tutte le cose che ricordava di più era l'odore affascinante e avvolgente del legno e quello pungente di acqua ragia e mordente, i profumi che tutt'ora lo circondavano e, sperava, lo avrebbero circondato fino alla fine dei suoi giorni, tra quelle quattro mura.

Anche se in quel periodo era meno propenso a credere di arrivare alla fine della sua vita in veneranda età, erano ormai due mesi che, dopo aver rifiutato la proposta della White Tiger, si era ritrovato a fare il conto con le ritorsioni di loschi figuri, dapprima rompevano vetri e più di una volta avevano provato a scassinare il portone del negozio, ma era sempre riuscito a chiamare le forze dell'ordine prima che il peggio accadesse, ma due settimane prima si erano spinti oltre.

Stava tornando a casa e la strada era deserta, i lampioni illuminavano la strada ormai non più curata, Jimin aveva in mano la spesa e camminava tranquillo, finché non aveva sentito una macchina dietro di sé frenare bruscamente, non seppe come mai ma provò l'impellente istinto di correre, diede solo una rapida occhiata alle sue spalle prima di assecondare quell'istinto, sei uomini vestiti di nero e con il volto coperto da una mascherina scesero come un organismo perfettamente coordinato da un suv nero.

Scappò ma non fu utile, venne picchiato, la spesa che rotolava per strada, dopo essere stato malmenato una voce fredda gli disse di vendere o sarebbe stato molto peggio.

La cosa buffa è che quel tentativo di persuasione, che gli aveva lasciato il labbro inferiore gonfio e uno zigomo tumefatto, l'aveva reso ancora più saldo nel suo diniego, ormai con la convinzione che sicuramente sotto quella società ci fosse qualcosa di poco chiaro non avrebbe mai potuto accettare di vendere, suo padre non gliel'avrebbe mai perdonato.

Sospirò profondamente e lanciò uno sguardo all'orologio, distogliendo finalmente l'attenzione dalla triste vista del suo quartiere ormai semi abbandonato e dai suoi brutti pensieri, accorgendosi ormai che mancavano pochi minuti all'orario di apertura, ingollò l'ultimo sorso della bevanda calda, ustionandosi, per poi imprecare mentre poggiava la tazza nel lavello.

Scese le scale velocemente, ritrovandosi subito nel magazzino dei legni e dove era posizionato il tavolo da lavoro, sulla destra e a fianco ad esso la sega a nastro, la parete sopra e a fianco ad essi aveva appese seghe di varie lunghezze e grandezze, insieme a martelli e mazzuoli, disposti ordinatamente, nella parte opposta c'era il tornio, con gli attrezzi da tornitura e da intaglio a fianco in uno scaffale, posti ordinatamente, consumati dall'uso e dal tempo.

Jimin li sorpassò a passo spedito entrando in quello che era il labirinto del deposito del legno, cuore centrale del negozio, molte volte i mobili non erano recuperabili del tutto, perché troppo rovinati, quindi andavano smontati con pazienza per recuperare il recuperabile: viti, maniglie, serrature, impiallacciature, pezzi di legno di vario tipo che a causa della loro età erano unici e preziosi.

Come ogni mattina Jimin, inconsapevolmente, sfiorava delicatamente i legni con le dita, inspirava profondamente il loro profumi, conturbanti e accoglienti, nulla lo faceva sentire a casa come l'odore della sua bottega, prese i suoi guanti da lavoro e si diresse nell'armadietto dove teneva carte vetrate e mordenti.

Prese la carta vetrata da grana grande, per poi dirigersi verso la madia su cui stava lavorando, del '600, da restaurare, doveva togliere delicatamente gli strati di lacca ormai segnati da aloni e umidità per poi coprire il legno di mordente incolore e riportare le venature dorate del legno di noce in auge, per poi dagli un colpo di cera finale, doveva cambiare le cerniere delle ante e sbloccare la serratura ormai arrugginita.

Jimin passava la carta vetrata con movimenti delicati e circolari, le braccia muscolose scoperte dalla canottiera, i capelli neri erano abbastanza lunghi da fare un piccolo codino, di modo che la frangia non lo infastidisse durante il lavoro.

Il suono del legno lavorato era come una musica per l'uomo, le labbra carnose leggermente piegate in un sorriso sereno, il campanello attaccato alla porta di ingresso segnalò l'arrivo di un cliente, Jimin gli comunicò la sua collocazione e continuò a lavorare, sentì il passo deciso del cliente avvicinarsi sempre di più, quando sentì un colpo di tosse dietro le sue spalle si girò di scatto, con un ampio sorriso.

-Buongiorno, come posso aiutarla?- domandò per poi bloccarsi completamente quando vide l'uomo davanti a sé, indossava un completo di alta sartoria, i capelli biondi rasati ai lati ma lunghi sul capo e tirati sapientemente all'indietro, lo sguardo scuro ed enigmatico, le labbra piene e carnose, un piccolo neo al di sotto del labbro inferiore, il collo lungo e alto, spalle larghe, Jimin lo avrebbe definito imponente e affascinante.

-Ho sentito dire che lei è molto bravo a restaurare i mobili.- la voce profonda ed espressiva dell'uomo riempì il locale facendo deglutire Jimin, che si limitò ad annuire, sorridendo cordialmente.

-A quanto dicono si, i miei clienti sono sempre soddisfatti.- ammise leggermente imbarazzato, ma anche orgoglioso di poterlo dire.

-Questa è un ottima notizia.- commentò in un tono sibillino, per poi continuare, guardandosi attorno, studiando ogni cosa, come se la volesse registrare nella mente -Vede ho un mobile, una piccola cassettiera d'epoca in cedro, sa quanto è delicato e, vede, ha una macchia d'acqua e diverse rigature, potrebbe sistemarlo?- chiese piatto, allungandogli una foto del mobile e del danno, che Jimin osservò attentamente.

-Ho già sistemato cose di questo tipo, ci vorrà un po' di tempo, ma è fattibile.- ammise tranquillamente, cercando di tranquillizzare l'altro che annuì, rimanendo impassibile.

-Come ci organizziamo, lo porto qui, lo viene a prendere lei?- si informò guardando Jimin dritto negli occhi.

-Se non sa come trasportarlo qui, io ritiro anche i mobili, non c'è problema.- si propose, era solito andare lui stesso a recuperare i mobili da restaurare, spesso erano ingombranti e non era facile portarli per i clienti.

-Ottimo, allora la aspetto.- disse in uno strano tono, guardando Jimin intensamente, mise la mano nell'interno della giacca e ne estrasse un biglietto, che poi gli porse.

-Si certo, se per lei va bene, passerò domani mattina verso le dieci.- disse guardando l'indirizzo sul biglietto da visita, notando di dover fare una consegna di un tavolino finito a pochi isolati da quella via.

-Quando arriverà sarà tutto pronto.- gli assicurò il cliente, sorridendogli storto.

-Allora a domani, Signor...- diede di nuovo un'occhiata al foglietto rettangolare per ricordarsi il nome, ma il cliente lo precedette.

-Namjoon, Kim Namjoon. Non se lo scordi.-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 13, 2019 ⏰

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