Ok, è ufficiale: l'estate è finita. Andata. Caput. È giunto, dunque, il momento di fare alcune considerazioni riguardo alle letture estive: tra vari orrori "di selezione", commedie divertenti e gialli intriganti, ho avuto spazio anche per una piacevole novità.
Sto parlando di Circe, di Madeline Miller.
Nella remota e deserta isola di Eea, vive l'esiliata Circe, la pharmakiscapace di addomesticare i leoni, di trasformare gli uomini in maiali e "abile nel filare incantesimi e lana, nel tessere sortilegi e vesti". Ma Circe è anche una donna, con tutte le virtù e le fragilità, il timore e l'orgoglio che ciascuna donna possiede.
Circe, scritto da Madeline Miller e pubblicato nel 2018 (e giunto in Italia da pochi mesi), è un re-telling, o rielaborazione, della storia della famosa maga che tutti noi - almeno spero - conosciamo per aver trasformato gli uomini di Odisseo in maiali; il libro narra di tutti gli eventi più importanti della sua vita, che si intreccia a doppio filo con quella di tanti altri protagonisti di grandi miti, partendo dalla ninfa Scilla, passando per Dedalo e il Minotauro, fino all'eroe di Itaca e alla di lui sposa Penelope.
Circe nasce dall'unione del titano del Sole Elios - l'auriga del cocchio solare prima di Apollo - e della naiade, ovvero ninfa oceanina, Perseide; alla sua nascita, il padre prevede per lei un matrimonio con un principe umano, ma questo non soddisfa la madre che, disgustata dall'aspetto della bimba, dalla sua voce flebile e dalla poco rilevante profezia, l'abbandona a se stessa, dimostrandole da quel momento in poi solo disprezzo e umiliazioni. I due si dedicano così poco alla nascitura che non le danno nemmeno un nome, che invece sarà scelto da una zia: Circe, sparviera.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
L'infanzia della dea - da intendere non tanto con la sua crescita fisica, che dura poche ore, ma a quella psicologica - non è rosea, in quanto viene continuamente derisa dai fratelli Perse e Pasifae e dalla madre, ben poco considerata dal padre, tradita dal fratello Eeta e dalla sua ambizione: crescendo nel palazzo di Elios, Circe scopre di non sentirsi come le altre divinità, di essere fuori posto. È l'unica che prova pietà per la condizione di Prometeo, l'unica a non apprezzare i banchetti divini, a non sapere dei segreti del padre ed è l'ultima dei fratelli a capire quali siano i suoi poteri e la loro pericolosità.
Scopriamo così quanto sia ingenua, legata scioccamente a un padre che la detesta e di cui ha sempre voluto un'approvazione che non sarebbe mai arrivata. E quando per gelosia trasforma Scilla in un orrendo mostro a sei teste ("la sua vera natura"), scopriamo essere anche una dea umana, non tanto perché vittima di emozioni - che guidano anche gli déi, nonostante non vogliano ammetterlo - ma perché cede all'umano errore di ammettere di aver sbagliato. La manifestazione della sua potenza sarà poi una scusa per esiliarla sull'isola di Eea, dove finalmente si sentirà libera e dove diventerà la terribile maga, la dea dalla voce umana.
Circe è stata una lettura molto interessante.
In primo luogo, sono stata colpita e attirata dalla copertina, anzi dalle copertine dato che quella originale differisce da quella italiana: entrambe, infatti, hanno dettagli in oro, che sembrano richiamare proprio elementi dell' Antica Grecia, quasi come se fossero state create da orafi cretesi o micenei.