Prologo

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*** Dai fatti (da me rivisitati – mi perdonino i puristi!) della mitologia nordica dell' "Edda Poetica" ai film della Marvel, ecco una nuova Thorki fresca fresca tutta per voi, in cui misteriose creature dalla pelle cangiante si aggirano per castelli diroccati su scogliere brumose, intossicando i sensi di desideri proibiti, in cui si stringono alleanze là dove un tempo c'erano guerre e separazioni, in cui gli artifici della politica possono obbligare a tenere segreti i sentimenti più profondi. In cui ruoli stabiliti si ribaltano e ad ogni azione scaturisce una conseguenza. In cui le maschere si fanno necessarie e dietro di esse ci sono soltanto due volti che vogliono riconoscersi e finalmente trovarsi. In cui niente, mai, è come appare!***

Colpevole, per l'ispirazione di questa storia, questa splendida immagine

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Colpevole, per l'ispirazione di questa storia, questa splendida immagine...!^^

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Si narra che in tempi remoti, i Nove Mondi conosciuti del Cosmo furono sconvolti da profondi cambiamenti. Turbati da guerre e conflitti che imperversavano senza sosta di decenni in decenni, i loro abitanti avevano trucidando generazioni, portando deserti laddove un tempo c'era stata vita, ardendo terre che erano state una volta rigogliose, sostituendo l'acqua con il fuoco e la cenere, costringendo molti tra i popoli sopravvissuti a dimenticare la speranza che tutto quello, un giorno, avrebbe avuto una fine.

Alfheimr, Hellheimr, Svartalfheimr, Vanaheim, Jötunheimr, tutti, i Mondi, dalla cima alle radici dell' Yggdrasil, il grande albero che governa l'Universo, rischiavano di precipitare nell'oblio. E Midgard, la Terra, il luogo più caro agli Dèi, correva anch'esso rapido verso la propria autodistruzione, perché gli Uomini, arroganti e intossicati dal delirio di potere, avevano deciso di sancire il proprio dominio, combattendosi gli uni con gli altri.

Nifheimr, il mondo del Ghiaccio e Muspelheimr, il mondo del Fuoco, le origini da cui tutto aveva preso ad esistere, restavano inermi a versare lacrime, scivolando anch'essi nel vuoto indistinto del caos.

Soltanto Asgard resisteva. E ad Asgard, dalle cui alture luminose e intoccabili si scorgeva il Cosmo intero, era stato consegnato il compito di salvare l'Yggdrasil dalla disfatta.

Odino, Re degli Dei era stato così obbligato a dover prendere delle decisioni difficili: abbassare l'invisibile cortina d' acciaio che proteggeva i confini del Regno e tentare dei compromessi con coloro che da sempre erano stati i più acerrimi 'nemici' di Asgard, stringere nuove alleanze, mettere a rischio, se la diplomazia non fosse stata sufficientemente efficace, la propria gente. Era tempo di giocare in difesa e d'astuzia la grande partita a scacchi generata dal Cosmo. Il tempo della forza bruta era terminato ormai. La guerra non era più una soluzione pensabile, ogni terra era stata conquistata, le risorse scarseggiavano, né nessuno dei Mondi era più in grado di spingersi oltre i limiti tracciati rimasti.

A tutti i costi e con grandi sacrifici era necessario giungere all'armistizio e alla pace.

Aveva iniziato da Jötunheimr, il Regno più ostile, insondabile, inabitabile per chiunque fosse stato così stolto da spingersi fin lì, tranne che per gli Jötun. Il Regno in cui foreste fitte e brulle sapevano come incutere angoscia anche nei guerrieri più valorosi, in cui le ombre stesse raggelavano, morendo, tra l'asprezza dei ghiacci e la loro algida e cupa bellezza. Jötunheimr, la perfetta controparte di Asgard, il luogo che preoccupava Uomini e Dèi, che più di ogni altro avrebbe dovuto essere tenuto sotto controllo, un equilibrio precario che sarebbe bastato talmente poco per farlo vacillare... uno sgarro, un semplice errore e la flebile alleanza con Laufy, il sovrano dei Ghiacci, sarebbe andata in frantumi.

Già una volta era accaduto, quando suo figlio Thor, ancora giovane e stolto, si era lanciato in un'impresa potenzialmente letale, rischiando una guerra con gli Jötun, se non fosse stato Odino stesso ad intervenire, scongiurandola e riportando i due Regni ad una momentanea e fragile pace.

Il Padre degli Déi sapeva che tutto sarebbe dovuto iniziare con Jötunheimr e con Jötunheimr terminare, sapeva che era necessario partire da lì. Il suo tempo stava ormai giungendo alla fine, suo figlio Loki non sarebbe riuscito, nonostante le sue eccellenti capacità di arguzia e diplomazia, a governare i Nove Mondi nel pieno caos. Né le arti magiche apprese da sua madre sarebbero bastate. Quanto a Thor, il suo primogenito, la sua più profonda e amara delusione, era rimasto solo un giovane arrogante e arrabbiato, accecato dalla brama di conquista, che cercava ancora ovunque la guerra e nuove terre su cui imprimere il marchio del Mjollnir, il martello con cui dominava i fulmini e le tempeste.

No, Odino sapeva bene che non avrebbe potuto lasciare ai suoi figli una tale, pesante eredità e che soltanto se Asgard e Jötunheimr avessero stretto una nuova alleanza, allora anche tutti gli altri Mondi avrebbero ritrovato la pace.


Giunse laggiù, in una notte gelida tra le notti infinite senza luna né stelle nel Regno dei Giganti di Ghiaccio, solo, in segreto e senza un esercito, disarmato, pronto a rischiare, pronto a morire, al fine di mostrarsi realmente nudo ed esposto e ottenere così la fiducia di Laufy.

Rimase a discutere a lungo con il Re degli Jötun, assecondò la sua rabbia e il suo antico rancore per le sconsiderate azioni di Thor, ricordò nel silenzio segreto della sua mente quando, lasciato lì su una roccia a morire, aveva preso per la prima volta tra le braccia il piccolo Loki, sottraendolo ad una fine certa, portandolo con sé, privandolo della sua forma originaria e del suo colore bluastro, trasformandolo in quel patto di sangue che aveva sancito, suo malgrado, con lui per divenire un asgardiano tra gli asgardiani, un principe dalle fattezze regali, condotto via per essere infine chiamato 'figlio'. Nulla di tutto questo sapeva Laufy, né che quel neonato era stato un'altra reliquia rubata dal suo regno da un dio lungimirante, una reliquia, un bambino che un domani sarebbe divenuto un uomo e un ponte essenziale sulla soglia di due mondi.

Infine il sovrano dei Ghiacci aveva accettato la sua offerta: un dono per un dono, senza sconti. Della gente di Asgard per degli Jötun. Ostaggi per ostaggi, per una nuova e rinnovata alleanza. E finché gli ostaggi fossero rimasti reciprocamente nei due Regni, allora sarebbe stato tempo di pace.

Molti asgardiani si offrirono volontariamente al sacrificio, lasciando le sponde della propria, amata terra e raggiunsero le rive inospitali di Jötunheimr per restarvi forse per sempre.

Più riluttanti furono gli Jötun, ma Odino fece predisporre per loro una dimora speciale, un castello a picco sul mare, esposto al freddo e ai venti più gelidi del Cosmo, così da ricordare loro qualcosa di simile a casa.

Era proibito chiamarli 'ostaggi' o peggio ancora 'prigionieri'. Loro erano semplicemente Le Creature, gli ospiti del Castello Blu e vivevano liberi e senza catene.

Venivano riforniti ogni giorno di ogni sorta di cibo, albergavano nella bellezza di un luogo incontaminato seppur reso volutamente aspro e apparentemente ostile, ma già su minuscoli frammenti di terreno si scioglieva la neve e in alcuni angoli aveva preso a crescere l'erba, assieme a qualche piccolo fiore.

Ogni notte, il Re degli Dei dal grande balcone d'oro del Palazzo Reale, guardava il Castello Blu, a volte da solo, a volte in compagnia dei suoi figli, sperando che un giorno gli Jötun avrebbero chiamato anche Asgard, 'casa', conducendo una vita pacifica, senza più rimpianti né nostalgia per il gelo e per i ghiacci della loro terra. E così assicurarsi una duratura pace.

Tuttavia, l'unica condizione che era stata posta loro era di non avvicinarsi troppo al suo popolo. Gli erano state precluse le strade del Regno, chiuse le porte del Palazzo Reale, rari se non nulli i contatti con gli asgardiani e, allo stesso modo, erano stati negati i rapporti con le Creature alla sua gente. Un consiglio, saggio e lungimirante che Loki, durante i loro infiniti congressi, gli aveva sussurrato all'orecchio con astuzia. Perché era vero, Asgard era uscita dall'isolamento e dalla protezione, ma non poteva permettersi di smettere di tracciare confini.

Se questa regola fosse stata infranta le conseguenze sarebbero state tragiche e il Padre degli Dei, implacabile. Se questa regola fosse stata infranta, un profondo dolore si sarebbe abbattuto su tutti loro e con esso una nuova, inevitabile separazione.

Infine, ancora, la guerra.

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TBC*

Limen - Sulla SogliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora