Primo

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La notte era calata profonda e avvolgeva come un manto scuro i sogni di Asgard

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La notte era calata profonda e avvolgeva come un manto scuro i sogni di Asgard. Tutto era invischiato nell'ombra, se non fosse stato per la luna che, in un cielo privo di nubi, tracciava sentieri d'argento nel buio. In lontananza, il ponte del Bifrost, l'unica luce che scintillava nelle sue molteplici sfumature, fluiva quieto avanti e indietro, congiungendo le soglie di più mondi. Anche il Palazzo Reale dormiva. Le ultime candele erano state spente, così come quelle nelle case degli asgardiani, scivolati nella densità dei loro sonni.

Il silenzio permeava ogni cosa e veniva interrotto, di tanto in tanto, unicamente dal richiamo di qualche animale di passaggio o dal fruscio impercettibile della vegetazione. Le onde del mare si rifrangevano contro la parete della roccia su cui troneggiava, anch'essa addormentata, la dimora degli Jötun, mentre le stelle puntellavano d'oro la cupola scura del cielo.

Un'ombra strisciò fuori, furtiva, dai giardini che circondavano il Castello Blu e si mosse lentamente, come a voler fare il minor rumore possibile. S'insinuò tra gli alberi che, sotto la luce della luna, avevano intessuto forme strane e intrecci improbabili, quasi sinistri. Sgattaiolò via tra le grandi foglie di una pianta millenaria, strusciando inevitabilmente le vesti contro di essa, fino a sgusciare su un sentiero che conduceva lontano di lì, come chi conosce il cammino da percorrere, anche a ritroso in modo perfetto.

Il mare continuava a scontrarsi contro la roccia, schiantandosi sulla pietra in una fragorosa esplosione di schiuma bianca. Le stelle, in quella precisa angolatura del Regno, sembravano vibrare nervose, impazienti, mai fisse, simili a lacrime che colavano lente dal cielo. Si sollevò una leggera folata di vento e i passi nell'oscurità del sentiero sembrarono aumentare di poco la velocità.

Ad essi si associò un respiro più rapido e movimenti tali da rendere quella fretta una vera e propria urgenza.

L'ombra, palesandosi nelle sue fattezze maschili, sgusciò infine fuori in un piccolo spiazzo tra i giardini, al centro del quale vi era un pozzo di marmo bianco, reso argenteo dalla luce lunare e lì si arrestò un istante, al fine di riprendere fiato. Non aveva corso, ma era visibile il suo stato di ansia nel sollevarsi e riabbassarsi rapido delle spalle. Si avvicinò al pozzo e poggiò le mani sul parapetto, chinando la testa per guardarne le profondità oscure.

D'un tratto, una nuova folata e un fruscio leggero percorsero dolcemente il sentiero dietro di lui, scuotendone la terra di una vibrazione appena percettibile.

L'uomo non sembrò accorgersene e rimase immobile a fissare l'acqua del pozzo sotto di sé. Sospirò e si portò una mano alla fronte, aspergendone il sudore, benché l'aria fosse ancora piuttosto fredda in quella parte del Regno.

Scosse la testa e prese a guardare in avanti, in un punto indistinto del vuoto. Il Palazzo Reale non distava molto da dove si trovava, avrebbe dovuto inoltrarsi in un altro sentiero di fitta vegetazione e sarebbe sbucato direttamente ai piedi del Bifrost.

Presto sarebbe sorta l'alba e anche di quella notte non sarebbe rimasto che il ricordo. Così come per tutte le notti precedenti e per tutte quelle a venire. Questo, l'uomo, lo sapeva bene, dal momento in cui aveva preso la decisione di spingersi fin laggiù, alla famelica ricerca di qualcosa che aveva irretito la sua mente e i suoi sensi a tal punto, tanto da disattendere gli ordini dello stesso Re. Gli ordini di suo... padre.

Limen - Sulla SogliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora