2 - 15 Giugno

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11 Giugno 2010

Al sei del mattino seguente, stranamente lucida anche se con poche ore di sonno addosso, ero già vestita con la mia divisa: gonna e giacca blu scuro, foulard sui toni del blu e rosso, chignon perfettamente tirato e lucido, e tacchi bassi rigorosamente neri.

Dovevo solamente finire di truccarmi, indossare il cappello, prendere la mia valigia e partire.

Percorro in punta di piedi il corridoio cercando di non fare rumore, entro in camera di Ambra, le do un bacio sulla fronte e poi tocca ai miei genitori. Non esco mai di casa senza salutare.

Indaffarata tra una commissione e un'altra, però, mi ritorna in mente il misterioso Jhon.
Prendo istintivamente il telefono e lo cerco su Facebook: digito il nome realizzando subito che è l'unica cosa che in realtà conosco di lui...
-Cazzo, non sarà facile trovarlo e ora non ho tempo di guardare ogni singolo profilo -

Delusa, e decisa a non fare tardi, entro in auto e guido verso l'aeroporto di New York.
Una viaggio di molte ore mi attende.

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Alle 13:00 del 15 Giugno, dopo quattro giorni fuori città, 2 scali e 1 ora e 45 minuti di macchina, sono finalmente di rientro a casa.
Saluto tutti  a gran voce e mi dirigo verso il divano per riposare un po' , sono talmente stanca da non riuscire a vedere con nitidezza i muri delle stanze intorno a me.
Un rumore di passi improvviso mi spaventa: è mio padre, che con un salto improvviso mi abbraccia da dietro stringendo forte le sue braccia intorno al mio esile corpo.
<<Presa!>> Urla.

<<Oddio papà! Mi hai spaventata! >> barcollo tenendomi alle sue braccia.

<<Sono così brutto?>> scherza, per poi darmi un grosso bacio sulla guancia <<dove credi di andare, senza darmi un bacio? Vieni qui piccola! >>
<<Oh papà! Non hai idea di quanto io sia stanca in questo momento! Vorrei solo stendermi qualche minuto, e togliermi questi vestiti di dosso>> dico sincera con il poco fiato che mi rimane.
<<Ok, sei perdonata! Sai dirmi dov'è tua madre?>> Chiede guardandosi intorno.
《No. Sono appena rientrata. Ma quando l'ho sentita era giù in giardino...》Si allontana saltellando, mentre io mi trascino verso il morbido divano in velluto verde smeraldo.

Tolgo le scarpe con l'aiuto delle dita dei piedi, le lancio via, e mi lascio cadere.
Finalmente chiudo gli occhi, completamente rilassata.
Ora mi sento bene.
A casa.

Dopo qualche minito, sembrato ore, un altro forte rumore di vibrazione mi spaventa.
Esce un suono indecifrabile dalla mia gola mentre con fatica mi tiro su dal divano.
Mi stropiccio gli occhi e mi guardo intorno per capire cosa sia stato, una luce accecante accesa sul tavolino di fronte a me non lascia dubbi.
<< Maledetto cellulare ! Mi spaventa sempre..>> Dico con voce quasi rauca.

Ma ho un tonfo al cuore quando sul display vedo il suo nome : John Parker.
John Parker ti ha inviato una richiesta di amicizia.
<<Oh mio Dio!>> Esclamo senza controllarmi.

Fisso lo schermo qualche secondo con il battito accelerato prima di accettare e apro immediatamente il suo profilo.
Il cuore mi esce dal petto alla sola vista del suo volto nella foto: è bello come il sole!

Intenta nello stolkerare il suo profilo, quasi non mi accorgo del messaggio ricevuto su Messenger che leggo poi alla velocità della luce, completamente paonazza in volto.

~ Ciao India, come stanno i tuoi pesci rossi? Ahahahah! Sai... non ho resistito e ti ho cercato su Facebook. Ma ho aspettato qualche giorno prima di scriverti. Avevo paura che potesse darti fastidio. Spero di non disturbare. Che fai bellezza? ~

Ciao, A Mai Più! ●IN CORSO●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora