11 Dicembre 2012
Caro Diario,
i dottori mi hanno chiesto di scrivere tutto ciò che mi passa per la testa. La ritengo una cosa stupida. Insomma, perché dovrei perdere del tempo a scrivere con carta e penna solo per degli stupidi pensieri? Ed invece sto scrivendo proprio su questo taccuino tipico infermieristico, che sa da medicine. Ormai sento odore di medicine ovunque. Questo mi rende parecchio frustrata.
Ti scrivo, e metto in chiaro che non ho nessun filtro quando parlo. Molti mi ritengono una scaricatrice di porto, e mi piaceva pure questa cosa. Ma adesso, sono un'altra persona. Cavoli, ora sono etichettata come 'la suicida'. Sapessero anche che cosa ho passato per pensare che uccidermi fosse la soluzione migliore per tutto e per tutti. Sinceramente? Le persone che mi stanno intorno non significano niente. Sono così arrabbiata con i miei genitori, con mia sorella, con i compagni di scuola, con i dottori... con me stessa. Si, perché se proprio dovevo farla finita potevo almeno assicurarmi che nessuno fosse presente. Ed invece arrivano esattamente nel momento in cui speri realmente che tutte le tue pene vadano a farsi un giro all'inferno.
Sinceramente? Ho sempre visto la mia vita in modo molto negativo, come se mi trovassi in uno di quei film in bianco e nero degli anni '70. Non che la cosa mi dispiacesse. Ho sempre amato quei film. Le attrici con qualche chiletto in più che venivano invidiate da tutte le donne, ed amate alla follia da tutti gli uomini. Forse in quei tempi era diverso. Non doveva essere per niente brutto ritrovarsi circondati di donne perfette, niente in confronto a quelle modelle super magre ed in forma. Fanculo loro e il loro fisico scheletrico. Non so nemmeno se sono autorizzata a scrivere le parolacce su questo libriccino. Oh, aspetta... dove ero arrivata? Oh, si, ricordo.
Non ti sto scrivendo per sfogarmi di quanto le modelle siano perfette, ed io, povera ragazza non lo sono. Non ho ancora quella parte del mio cervello che rifiuta ciò che sono. Anche se in parte gli altri lo fanno continuamente. Dunque, sono finita da uno psicologo, per incontri settimanali circa undici giorni fa. Perché ho tentato il suicidio. Vorrei poter dire che è stato un incidente, ma non è stato così. Beh, almeno in parte. I miei non sanno ciò che è realmente successo, e sinceramente non lo scrivo qui. Voi dottori siete tutti degli spioni, tanto lo sappiamo tutti che questo diario verrà letto, esaminato e sarà una prova che dimostrerà ciò che voi chiamate 'malattia'. Va bene, soffro di bipolarismo. Non c'è bisogno di farne uno stato su Facebook ogni tal volta che mi vedete camminare per strada con un'aria da morta vivente. Sono morta dentro, ma non capisco perché sono ancora qui. Oh si, questa dovrebbe essere la parte in cui vi ringrazio per il fatto di essere ancora in vita? Scordatevi quella parte, perché non scriverò mai tali sciocchezze. Volevo andarmene, abbandonare la Terra e magari sarei stata meglio in veste di angelo custode per qualche ragazza nella mia stessa situazione, magari sarei stata al suo fianco e le avrei sussurrato parole del tipo: -Per favore, non ascoltarli, sei così bella-, e mi sarebbe piaciuto farlo, perché nessuno mai l'ha fatto con me. Sto scrivendo queste righe perché certo, me l'hanno ordinato ma forse mi potrebbe fare molto bene scrivere ciò che penso, perché nessuno me l'ha mai chiesto. Forse è per questo che ho pensieri suicidi l'ottanta percento del giorno, insomma, se tutto fosse andato diversamente avrei potuto evitare di stare qui in una camera d'ospedale a scrivere su uno stupido libriccino che sa (come ho detto prima) di medicine.
Odio così tanto la mia permanenza qui che preferirei fare tutt'altro. Magari fare i compiti, oppure correre per i boschi cantando a squarciagola la canzone che va di moda in questo periodo. Ma sinceramente non so neppure quale sia la canzone che va di moda adesso, perché vivo in uno stato di 'trance', non ho la minima idea di ciò che accade fuori. I dottori vogliono accertarsi che tutto vada bene prima di lasciarmi andare a casa. Che strazio.
Detesto ammetterlo ma qui le infermiere sono parecchio antipatiche, oops, ho appena dimenticato che questo lo leggerà tutto l'ospedale. In fondo è come sentirsi costantemente sotto un riflettore, forse è esattamente così. Nessuno vuole lasciarmi andare troppo o avvicinarsi troppo per le conseguenze che potrebbero esserci. Conseguenze. Suona così buffa questa parola ora che l'ho pronunciata, perché cavolo, sono solo un'adolescente. Non posso certamente dire di essere una Santa, ma non sono nemmeno una persona senza sentimenti. E l'ultima volta che mi hanno detto i dottori: -Che vuoi saperne tu dell'amore dei tuoi cari, sciocca ragazzina!- , non seppi rispondere. Perché, realmente neppure sapere di essere importante per qualcuno, qualcuno lo è stato per me. Ma non ha importanza il suo nome, altrimenti controllereste perfino la sua scheda medica per accertarvi se non avessi contagiata con qualche sciocco pensiero suicida.
Non sono la ragazza che fa queste stupidaggini. Oh, già che state leggendo questo libriccino, potreste portarmi delle patatine fritte e qualche hamburger del Mc Donald's la prossima volta per pranzo? Lo apprezzerei tanto, soprattutto perché qui il cibo fa davvero schifo.
Senza cattivi pensieri,
Chloe.
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Bullying: quando l'incubo ha un nome
Teen FictionChloe è una ragazza fuori dal comune. Non si può certo dire che è perfetta, ma nonostante questo non si scoraggia affatto davanti alle difficoltà e ne fa un punto di forza. Una storia di vita che spesso s'intreccia alla morte, una storia dolce amara...