1•Sì,sono io•

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Era una mattina come tante, quelle mattine che hai l'impressione che tutto il mondo sia contro di te. Quel giorno non lo sembrava ma lo era.
Mi alzai dal mio letto svigoiatamente con la delicatezza di un ippopotamo e quando strisciai fuori dal letto, tirai con me le lenzuola. Le rimisi al loro posto, ma a casaccio e poi ritorna a me. Camminavo a passo morto e la testa mi pendeva al lato destro. Andai in bagno per fare le mie cose e poi mi recai in soggiorno, dove mia madre stava preparando la colazione. Era tanto chiamarla colazione, era un semplice caffè per risvegliarmi dato che sembravo uno zombie. Oggi avevo i test d'ingresso e ne avevo proprio bisogno di risvegliarmi. Presi il mio caffè ed aspettai che si freddasse per berlo; una volta bevuto il caffè corsi direttamente in bagno perché stavo già tardando.
Una volta arrivata in bagno mi lavai subito e poi mi vestii con la prima cosa che trovai nell'armadio. Avrei dovuto mettere la mia uniforme ma dato che non la trovavo ed era tardi presi una gonna viola simile a quella dell'uniforme -che poi non si notava nemmeno che erano diverse- e una camicia bianca con il colletto blu, un cardigan blu misto all'azzurro scuro e le mie adorate Adidas Superstar bianche.
Dopo essermi vestita, legai i miei capelli neri in una coda alta fatta un po' a caso.
Afferrai la mia cartella e iniziai a correre verso la scuola.
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Arrivai a scuola e mi precipitai in classe facendo un baccano assurdo.
Mi misi seduta e aggiustai le mie cose sul banco.
«Anneyonghaseyo Min JungHee!» udii il mio nome da una voce squillante, mi girai verso la direzione da cui proveniva e vidi un esemplare di Jeongmin che mi salutava con il suo sorriso stampato in faccia e la sua mano che sventolava.
La salutai a mia volta con uno sguardo imbarazzato e poi mi rigirai verso il fronte.
«Buongiorno alunni, iniziamo l'appello.» annunciò il coordinatore della classe mentre si metteva comodo e prendeva i fogli del registro.
«Kim Junghyun!… » così iniziò a chiamare i nomi degli alunni.
«Huen-Hyooning Ka—» stava per annunciare l'ultimo nome presente nel l'appello quando un ragazzo alto e magro varcò la porta d'entrata della nostra classe affiatato mentre si reggeva su una gamba.
«Ah, mihanae per il ritardo. Comunque -inalò- sono presente» si scusò quel ragazzo cercando un posto in cui sederti.
«Quindi sei tu Kai—» venne interrotto nuovamente.
«Sì, sono io, Huening Kai.» affermò sedendosi nel banco posteriore al mio.

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