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Stavo contenendo la voglia di ridere nel vedere come Camila andava a fuoco per i commenti della mia amica. Dopo poco mi guardò con quegli occhi grandi e quello sguardo assassino. Sapevo molto bene che stava pensando che io fossi la ragazza di Lucy. In quel momento, Lucy ed io eravamo due lesbiche schifose e pervertite, nella testa di Camila.

"Con permesso..." Disse prima di ritirarsi.

Lucy ed io continuammo a preparare l'esposizione per un'ora e mezzo, finché Veronica non chiamò Lucy per invitarla nel suo appartamento, così da prestarle attenzione. Lucy mi salutò e uscì dalla caffetteria. Stavo per fare lo stesso, quando la voce di Camila mi trattenne.

"Che bella coppia che siete, davvero! Non dovete vergognarvi di infastidire gli altri stando insieme. Mi fate schifo."

Non ebbi il tempo di rispondere che Lucy entrò nuovamente nella caffetteria.

"Ah, Lauren! Vero vuole che tu le restituisca il disco dei The 1975, non te ne dimenticare. Non fare arrabbiare la mia ragazza, eh!" Mi avvertì.

"Di' alla tua ragazza," sottolineai, osservando Camila, ridendo sotto i baffi, "che prima devo ricordarmi dove l'ho messo." Finii di parlare guardando Lucy.

"Tu sei pazza, se le dico così, mi ucciderà, diglielo tu! Beh, ci vediamo!" Ridemmo, dopodiché se ne andò.

Tornai ad osservare l'espressione scomposta e imbarazzata di Camila.

"Il cappuccino era molto buono. A presto." Feci qualche passo verso la porta, prima di voltarmi a guardarla. "Ah, e non ho una ragazza." Le feci l'occhiolino e uscii.

Il padre di Camila tornò la settimana successiva e la ragazza tornò a sedersi al solito posto a fare i compiti. Tutto tornò alla normalità, ma qualche settimana dopo, Camila si avvicinò nuovamente al mio tavolo. Stavolta non solo si avvicinò, ma si alzò dalla sedia, camminò fino al mio tavolino e si sedette di fronte a me, senza chiedere niente.

"Perché non mi guardi più?" La domanda mi colse alla sprovvista. Parlava con un misto di fastidio, nervosismo e disperazione. In quel momento capii che quella pazza non avrebbe mai smesso di piacermi.

Per la prima volta, dovetti pensare un attimo prima di rispondere.

"Perché non fate più i croissants?"

"Cosa? Non rispondermi con un'altra domanda, che tra l'altro, non c'entra niente."

"Scusa, pensavo che fosse una gara di domande." Sorrisi.

"Voglio una risposta. Perché non mi guardi più?" Chiese nuovamente, timida.

"E va bene... Come un giorno avete smesso di fare croissants, io ho deciso di smettere di infastidirti."

"Quindi lo facevi per infastidirmi...?"

"Ti ho già spiegato perché lo facevo, poi tu mi hai detto che ti infastidivo."

"Ma prima non ti importava." Scrollai le spalle.

"Suppongo di aver perso interesse."

Rimase in silenzio a guardarmi. Non aveva più quello sguardo di disprezzo, adesso sembrava solo persa nei suoi pensieri. Alla fine si alzò per andarsene.

"Hey, anch'io voglio una risposta." Le dissi. Mi guardò confusa per qualche secondo.

"Ah... Non lo so, non mi interessano le decisioni che prende mio padre a lavoro."

Passarono altre due settimane, finché... No, stavolta non si avvicinò al mio tavolo, io non la guardai insistentemente e lei non mi insultò. Quel giorno non era sola. C'era la sua sorellina con lei, stavano parlando mentre io cercavo di concentrarmi sullo studio.

"Me le insegnerai?" Sentii la voce della piccola dietro di me.

"Sì..."

"Ciao bellissime, che ci fate qui?" Chiese il padre.

"Papà, io vengo sempre a studiare qui, nel caso ancora non te ne fossi accorto..." Disse Camila con un piccola risata. "E Sofi ha voluto accompagnarmi oggi."

"Non studierai molto allora." Rise il padre.

"Kaki, andiamo! Abbiamo delle cose da fare, ricordi?" Esclamò la piccola.

Le guardai incuriosita e vidi Camila osservarmi. Distolse rapidamente lo sguardo, arrossendo. Sorrisi. Notai che la piccola le somigliava molto, dopodiché tornai a concentrarmi sui miei appunti.

"Vieni, Sofi..."

Alzai lo sguardo e mi accorsi che, invece di sedersi al solito tavolo, Camila si diresse verso la cucina con la sorellina. Riapparse qualche minuto dopo senza la bambina e si sedette al solito posto, senza guardarmi.

Scossi la testa prima di continuare a bere il mio cappuccino.

"Buongiorno." Vidi la piccola Sofi accanto a me, che mi guardava con un sorriso. Indossava una divisa da cameriera, decisamente troppo grande, e aveva qualcosa avvolto tra le mani.

La Ragazza del Caffè - Traduzione ItalianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora